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Yemen: pressioni su Houthi per abolire condanne a morte 4 giornalisti

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giornalisti yemeniti condannati a morte


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Nell’aprile 2020 un tribunale gestito dalla milizia ha condannato a morte i giornalisti Tawfiq Al-Mansoori, Akram Al-Walidi, Abdul-Khaleq Omran e Harith Hamid con l’accusa di aver collaborato con la Coalizione araba

L’Osservatorio euromediterraneo dei diritti umani ha chiesto un’azione urgente e di esercitare pressioni sulla milizia Houthi per abolire le condanne a morte, comminata ai giornalisti rapiti e detenuti da più di sette anni per rispettare la libertà del lavoro giornalistico.

Ha ricordato che nell’aprile 2020 un tribunale gestito dalla milizia Houthi ha emesso una condanna a morte contro i giornalisti Tawfiq Al-Mansoori, Akram Al-Walidy, Abdul-Khaleq Omran e Harith Hamid con l’accusa di aver collaborato con la Coalizione per sostenere la legittimità nello Yemen, dopo essere stati sottoposti a vari tipi di torture fisiche e psicologiche, in un processo privo delle condizioni minime di giustizia.

In un comunicato stampa, l’Osservatorio ha invitato la milizia Houthi a rilasciare incondizionatamente i quattro giornalisti e i detenuti politici nelle sue carceri e a ritrattare tutte le sentenze giudiziarie ingiuste emesse dai tribunali della capitale, Sana’a, in particolare le condanne a morte contro giornalisti e oppositori politici.

L’Osservatorio euromediterraneo dei diritti umani ha esortato l’inviato delle Nazioni Unite in Yemen, Hans Grundberg, a fare pressione sulla milizia Houthi affinché abolisca le condanne a morte contro i quattro giornalisti e tutti gli attivisti dell’opposizione e a prestare particolare attenzione alla questione nei suoi periodici incontri con il gruppo a Sana’a.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.