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Yemen: ONG, le mine il più grande killer di bambini

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La maggior parte dei governatorati dello Yemen sta assistendo a incidenti di mine e proiettili dai resti della guerra

Save the Children ha affermato che le mine antiuomo e gli ordigni inesplosi sono stati i più grandi assassini di minori in Yemen da quando è stata dichiarata la tregua delle Nazioni Unite lo scorso aprile.

Una nuova analisi dell’Agenzia per i diritti dei bambini mostra che le mine antiuomo e gli ordigni inesplosi sono stati responsabili di oltre il 75% di tutti i feriti causati dalla guerra tra i bambini, uccidendo e ferendo più di 42 bambini tra aprile e la fine di giugno.

Dall’inizio dell’armistizio, il numero di vittime legate al conflitto armato è diminuito in modo significativo, con 103 civili uccisi nel conflitto durante il periodo di tre mesi. Nei tre mesi precedenti l’armistizio furono uccisi 352 civili.

Secondo l’organizzazione, gli incidenti relativi a mine e ordigni inesplosi sono continuati a un livello simile, con una media stimata di un incidente al giorno, uccidendo 49 civili, inclusi almeno 8 bambini.

Ha riferito, inoltre, che nei tre mesi precedenti l’armistizio, 56 civili sono periti a causa di mine e ordigni inesplosi e che i resti esplosivi della guerra continuano a rappresentare una minaccia ereditata dai combattimenti e rappresentano un pericolo costante per i civili in tutto il Paese, anche dopo la cessazione delle ostilità.

La maggior parte dei governatorati dello Yemen, infatti, sta assistendo ad incidenti di mine e proiettili dai resti della guerra.

In una dichiarazione, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha descritto lo Yemen come il Paese più inquinato al mondo, a causa degli ordigni inesplosi rimasti dalla guerra.

Il governo legittimo accusa gli Houthi di aver piantato più di due milioni di mine in varie regioni del Paese e i rapporti sui diritti umani indicano che le mine hanno ucciso e ferito più di 20.000 civili.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.