Nuovo attacco dopo l’assalto e l’arresto di 30 dipendenti locali dell’Ambasciata avvenuto nei mesi scorsi a Sana’a
Ancora una volta la milizia Houthi ha attaccato i dipendenti dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Sana’a, chiusa da sette anni.
La milizia ha sequestrato Abd al-Rahman Saif al-Sharabi, assistente capo dell’addetto stampa dell’Ambasciata, secondo quanto annunciato oggi, martedì 22 febbraio, dal corrispondente dell’agenzia cinese “Xinhua” in Yemen.
Dalla metà di ottobre dello scorso anno, la milizia filo iraniana ha avviato una campagna di arresti contro i dipendenti dell’Ambasciata nella capitale che è stata anche accompagnata dall’assalto degli Houthi alla sede diplomatica e alla sostituzione delle guardie addette alla sicurezza con membri armati del gruppo.
Le milizie hanno anche saccheggiato grandi gli uffici dell’Ambasciata rubando i suoi suppellettili e strumenti elettronici. Solo gli sforzi internazionali hanno successivamente portato al rilascio dei dipendenti. Nonostante questo la violazione si ripete di nuovo.
Mesi fa i funzionari statunitensi hanno annunciato che gli sforzi del loro inviato speciale, Tim Lenderking, avevano portato al rilascio di 30 dipendenti yemeniti dell’Ambasciata USA a Sana’a.
L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, che opera nel Paese dal 1959, ha definito, all’epoca, l’assalto all’edificio da parte degli Houthi come “un affronto all’intera Comunità internazionale” e ha condannato anche la detenzione di dipendenti yemeniti.
È interessante notare che l’Ambasciata statunitense è stata chiusa nel 2015, dopo che gli Houthi hanno occupato la capitale yemenita, ma alcuni dipendenti locali hanno continuato a lavorare da casa o come guardie di sicurezza per gli uffici prima che le milizie li arrestassero in precedenza e li liberassero qualche tempo dopo.
Autore Redazione Arabia Felix
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