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Yemen: Houthi negano scarcerazione a giornalisti

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I ribelli sciiti si rifiutano di inserire i cronisti in carcere nello scambio di prigionieri di guerra

Il Sindacato dei giornalisti yemeniti ha chiesto la fine della guerra contro la stampa e di non trattare i giornalisti come nemici, accusando il gruppo ribelle Houthi di aver commesso violazioni nei loro confronti.

In un comunicato, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, che cade il 3 maggio di ogni anno, il Sindacato ha rimarcato che circa 1.400 giornalisti yemeniti sono stati oggetto di violazioni dall’inizio della guerra in Yemen che la milizia Houthi ha avviato dopo il suo colpo di stato contro la legittima autorità alla fine del 2014. Sono 39 i cronisti uccisi, oltre centinaia gli arresti, i rapimenti e i procedimenti giudiziari, nonché la chiusura e la sospensione di quasi 150 organi di stampa.

La dichiarazione afferma che 10 giornalisti sono ancora detenuti dal gruppo Houthi a Sana’a, inclusi quattro giornalisti che rischiano condanne a morte ingiuste: Abd al-Khaliq Omran, Akram al-Walidi, Harith Hamid e Tawfiq al-Mansouri. C’è anche un giornalista che è stato rapito da Al-Qaeda ad Hadramout dal 2015, in circostanze misteriose.

La dichiarazione chiede il rilascio di tutti i rapiti, soprattutto alla luce dello scoppio dell’epidemia da Coronavirus in Yemen. Il Sindacato accusa il gruppo Houthi di non voler rilasciare i giornalisti o scambiarli con i prigionieri di guerra e invita tutte le organizzazioni interessate alla libertà di espressione, tra cui l’Unione dei giornalisti arabi e la Federazione internazionale dei giornalisti, a continuare i loro sforzi per premere per il rilascio di tutti i giornalisti yemeniti.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.