La denuncia dei familiari di un cronista rinchiuso nelle carceri dei ribelli filo iraniani a Sana’a
C’è un capo dei ribelli Houthi dello Yemen, che lavora nel carcere centrale di Sana’a, che è accusato di torturare i giornalisti presenti nel centro di detenzione.
Si tratta di Abdel Qader al-Murtada, dirigente della formazione ribelle filo iraniana, accusato di aver picchiato e torturato in particolare quattro giornalisti sul cui capo pende una condanna a morte. Le violenze sono avvenute alla presenza del fratello del capo Houthi, Abu Shihab al-Murtada e del suo vice, Abu Hussein.
A denunciarlo con un manifesto pubblico sono le famiglie dei quattro giornalisti yemeniti. I cronisti, rapiti dalla milizia Houthi quasi sette anni fa, sono vittime delle violenze di questo leader di spicco della milizia all’interno della prigione del campo di sicurezza centrale a Sana’a.
Secondo quanto si legge nella denuncia, il funzionario dell’archivio dei prigionieri dell’autorità della milizia Houthi sostenuta dall’Iran, Abdul Qadir Al-Murtada, ha aggredito il giornalista Tawfiq Al-Mansouri. Lo ha poi colpito alla testa fino a fratturargli il cranio.
Nel comunicato, le famiglie dei giornalisti hanno aggiunto:
Secondo nostre fonti confermate dall’interno della suddetta prigione, Tawfiq e due dei suoi colleghi giornalisti, Abdul Khaleq Omran e Harith Hamid, sono stati trasferiti in celle di isolamento al piano terra della prigione, a inizio agosto 2022.
Ognuno di loro è stato rinchiuso in una cella di isolamento e sono stati continuamente torturati alla presenza del capo del Comitato dei prigionieri Houthi, Abdul Qadir al-Murtada, suo fratello Abu Shihab al-Murtada e il suo vice, Abu Hussein.
Le famiglie dei rapiti hanno confermato che le sevizie sono continuate per 45 giorni, senza che nemmeno gli altri detenuti che erano con loro nelle celle comuni chiamate “recinto” potessero conoscere la loro sorte.
Dopo 45 giorni il giornalista Tawfiq e i suoi colleghi sono stati trasferiti nella cella collettiva e su di lui sono state viste tracce di violenze. Ha avuto un colpo alla testa e i fili dell’operazione subita erano ancora sul suo volto.
Le famiglie dei giornalisti rapiti hanno chiesto all’inviato delle Nazioni Unite e alle organizzazioni dell’ONU di intervenire, fermando le pratiche repressive e brutali contro Al-Mansouri e i suoi colleghi giornalisti, salvare le loro vite e trasferendoli d’urgenza in ospedale per ricevere le cure necessarie, fornendo loro l’assistenza sanitaria e consentendo di ricevere visite.
Autore Redazione Arabia Felix
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