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Yemen: 3 mila donne nelle prigioni Houthi

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Appello USA per porre fine alle pratiche scorrette e rispettare i diritti dei detenuti

Un centro internazionale per i diritti umani ha rivelato che 3.000 donne detenute nella prigione centrale della capitale yemenita, Sana’a, sotto il controllo della milizia Houthi, sono state oggetto di gravi violazioni e viene impedito loro di ricevere visite e comunicazioni con le loro famiglie, parenti e avvocati.

Giovedì 12 maggio, in una nota, l’American Center for Justice, ACJ, ha dichiarato di aver ricevuto un appello dall’interno del Dipartimento centrale della capitale in merito al rifiuto delle visite e di consentire comunicazioni con le famiglie, parenti e avvocati da parte degli Houthi ai danni delle detenute.

Ha sottolineato che ai carcerati è vietato incontrarsi con le organizzazioni e gli organismi che visitano il carcere, per vedere le condizioni di tutti in generale e delle prigioniere in particolare, e ricevono anche minacce di punizione o addirittura di reclusione.

Come si legge nella lettera appello, i detenuti sono soggetti alle pene più severe e non legalmente giustificate e oggetto di maltrattamenti simili alla schiavitù e diffamazione, in quanto le loro famiglie ricevono notizie errate su di loro per spingerle ad abbandonare le figlie e a smettere di sostenerle o addirittura di visitarle, e questo è già successo a diverse famiglie mentre le madri sono state private dei loro figli.

Umm al-Karar, la direttrice degli Houthi della sezione delle detenute donne, da quando ha assunto questa posizione, ha adottato una serie di misure arbitrarie contro di loro, incluso quello di impedire di usare il telefono per comunicare con parenti o legali, tranne una volta alla settimana per soli cinque minuti.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.