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Yemen: 1,2 milioni di dollari da azienda per disastro Safer



Le Nazioni Unite hanno già ricevuto impegni per 63 milioni di dollari da diversi governi

Le più grandi società del settore privato dello Yemen si sono impegnate a donare per sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite per svuotare la petroliera galleggiante “Safer” al largo del porto di Ras Issa, sulle coste occidentali dello Yemen, la cui fuoriuscita di petrolio minaccia di causare un impatto ambientale globale catastrofe, a causa del continuo rifiuto della milizia Houthi di mantenerla.

Hayel Saeed Anam & Partners Group, la più grande azienda del settore privato dello Yemen, ha annunciato la donazione di 1,2 milioni di dollari a sostegno degli sforzi delle Nazioni Unite per evitare un disastro umano, economico e ambientale nel Mar Rosso, in quella che è la prima donazione effettuata da un’istituzione del settore privato.

In un comunicato stampa il gruppo ha dichiarato che il suo contributo sarà diretto a completare gli 80 milioni di dollari promessi dalle Nazioni Unite per finanziare un’operazione di emergenza per svuotare il carico di combustibile e trasportarlo in sicurezza su un’altra imbarcazione.

Safer, una delle più grandi navi da carico e da sbarco galleggianti al mondo, è ormeggiata al largo delle coste yemenite sul Mar Rosso con un carico di oltre un milione di barili di greggio dal 2015, ma, di recente, le sue condizioni sono drammaticamente peggiorate.

Secondo la dichiarazione, prima della donazione del gruppo Hayel Saeed Anam & Co., l’ONU aveva ricevuto impegni per 63 milioni di dollari da diversi governi, rendendo l’importo ancora necessario inferiore a 16 milioni di dollari per garantire che la missione vada avanti.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.

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