Dichiarazione dell’Ass. Buonanno
Riceviamo e pubblichiamo.
Un cancello lungo e grigio che, fra poco più di una settimana, potrebbe chiudere per sempre. Un clima di attesa, di speranza, di rivendicazione, di sospensione.
Si presenta così oggi la fabbrica di Whirlpool a Napoli, nel deserto della zona est fra gli unici presidi di produzione rimasti.
Ma, purtroppo, mancano pochi giorni allo scadere del termine ultimo previsto per la chiusura dei cancelli dello stabilimento e gli animi sono quanto mai agitati.
Afferma l’Assessore al Lavoro del Comune di Napoli Monica Buonano:
Non vogliamo credere che il 31 ottobre si consumi davvero la chiusura dello stabilimento di Whirlpool di via Argine a Napoli. La fabbrica è presidio di legalità e di valori legati ad un raro senso di comunità.
Whirlpool Napoli non è solo uno stabilimento, ma anche un reale strumento di mantenimento del livello di coesione sociale che in questo momento nessuno può permettersi di lasciare inutilizzato.
Una lotta che troverà ancora un altro momento di confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico, previsto in modalità videoconferenza per il prossimo giovedì 22 ottobre, cui prenderà parte anche l’Assessore Buonanno, da sempre in prima linea in questa battaglia.
Continua la Buonanno:
Siamo a meno di 48 ore dall’incontro al MiSE decisivo per le sorti della vertenza e dell’azienda: sono quarantotto ore di attesa per oltre quattrocento famiglie, che diventano milleduecento con l’indotto, che aspettano da diciassette mesi il rispetto di un accordo siglato ai massimi livelli istituzionali.
Ebbene, questi sono numeri che per qualcuno restano nella linearità della matematica ma che per i lavoratori di Whirlpool Napoli significano la lacerante attesa di una risposta.
E non sono i soli: resta con il fiato sospeso l’intera Città di Napoli, che si stringe attorno ai suoi lavoratori, lanciando un appello a Governo, Sindacati e Azienda: non chiudete.
Quella di Whirlpool è una vertenza lunga e difficile che ha visto la Città di Napoli sempre al fianco dei lavoratori, nella consapevolezza di dover salvaguardare non solo la tenuta dell’occupazione e il reddito delle 400 famiglie dirette e delle oltre 1000 famiglie dell’indotto, ma i diritti diffusi che derivano dall’avere un lavoro che possa essere definito dignitoso.
In altre parole, in questa società di profitto, i diritti non possono essere un privilegio né tantomeno essere piegati a logiche di mercato.
Conclude l’Assessore:
Come comunità di decisori a diversi livelli non consentiamo a sistemi paralleli di entrare a piede teso lì dove ora c’è una comunità di lavoratori che stanno dimostrando a tutti come davvero si fanno le lotte operaie.
Abbiamo il preciso compito di dare sempre meno posto nelle nostre riflessioni a parole come esclusione, disuguaglianza, indifferenza e lasciare che almeno in periodi come quello che stiamo vivendo non si percorrano inerti sentieri di liberismo economico, confidando nella forza cieca del mercato.