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Web e social media, a rischio i bambini

Bambini


Le tecnologie della comunicazione mettono a dura prova lo sviluppo degli adolescenti

La tecnologia ha decisamente cambiato il costume, inteso come modo di pensare, approccio alle situazioni acquisito per educazione quale rimando della tradizione che forgia la personalità morale del singolo e della collettività e dei principi a fondamento della condotta.
Computer, smartphone, tablet semplificano l’accesso a servizi di ogni genere ovunque ci si trovi, fatto innegabilmente positivo.

Qualche riserva sulle relazioni sociali agevolate dalla disponibilità di contatti, individuali o di gruppo, tra soggetti mai visti prima. Per non parlare dei giochi online ai quali si partecipa in gruppi di giocatori prevalentemente sconosciuti.

Tutto questo è realizzabile senza muovere un passo, restando tra le mura domestiche… e si compie così il mutamento dal reale al virtuale.

Encomiabili i vantaggi tecnologici, ma molti i rischi che entrano nelle nostre case con una semplice connessione alla prima e unica rete mondiale di computer ad accesso pubblico, restando comodamente seduti sul divano.

Con la crescita d’uso del web e dei social media, si apre uno scenario dove l’indiscriminata libertà di pubblicazione e accesso ad ogni genere di informazione o relazione sociale richiede un limite imposto dall’etica, affinché il grande valore della libertà d’informazione e scambio non sia compromesso da azioni devianti dalla normale esistenza umana.

È sempre maggiore l’esigenza di processi educativi che consolidino quanto l’uso della tecnologia non divenga l’abuso per coloro che ne usufruiscono.

Una significativo allerta proviene dalla crescente quantità di tempo quotidiano dedicato a web e social, che rileva aspetti in grado di generare conseguenze tali da mutare il comportamento delle generazioni future.

Siamo tutti esposti ad una patologia da dipendenza cibernetica, ne prediamo atto quando dimentichiamo il cellulare per andare a giocare a tennis, alla partita di calcetto con gli amici e persino al cinema, dove dovremmo lasciarlo spento e, invece, rimane acceso per scambiare messaggi oppure per parlare, e neanche a voce molto bassa, durate la proiezione.

Inconsapevolmente tossici cibernetici…

Forse qualche intervento per normalizzare la condizione di equilibrio tra esistenza virtuale e reale, tra gli indiscutibili vantaggi della tecnologia avanzata e una vita che non sia decurtata della grande bellezza di tempo libero all’aria aperta, soli o in compagnia, di giochi da cortile oppure leggendo un libro, odore di carta, che è un buon modo per restare un po’ soli con sé stessi immersi nel silenzio, sarebbe buona cosa.

E i bambini?

Le future generazioni alle quali noi affideremo il seguito dell’umanità, come li lasciamo crescere?

Siamo certi che vada tutto bene quando li vediamo tranquillamente seduti mentre armeggiano il loro cellulare, il tablet o al computer alla loro scrivania?

Vivek H.Murthy, responsabile della salute pubblica allo United States Public Health Service Commissioned Corps, ente al servizio del Surgeon General USA, in un’intervista del New York Times asserisce che ci sono sufficienti indicatori a conferma del rischio di danni alla salute mentale e al benessere di bambini e adolescenti.

Si trovano in una fase critica dello sviluppo del cervello e l’uso frequente dei social media può essere associato a cambiamenti della zona che gestisce le emozioni, l’amigdala, nonché della corteccia frontale che controlla gli impulsi e la moderazione del comportamento sociale.

Gli indicatori emergono in relazione ad una ricerca secondo la quale il 95% degli adolescenti conferma l’utilizzo di almeno una piattaforma social media e più di un terzo di utilizzarli quasi costantemente.

Allarmante che quasi il 40% di ragazzini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni faccia uso dei social, anche se l’età minima richiesta per la maggior parte dei siti è di 13 anni.

Il rischio di esposizione a messaggi subliminali che deviino la percezione della realtà non è da escludersi, con l’aggravante che ad esserne oggetto sono dei minori.

Ne consegue un ineluttabile bisogno di controllo a priori, da parte delle aziende tecnologiche e dei genitori, per agire, con urgenza, a prevenzione dei potenziali pericoli.

Sarebbe auspicabile un controllo etico universale applicato in tutto il mondo e perlomeno rispettato dalla maggioranza dei Paesi, per la verifica di siti, video, messaggi, a contenuto non eticamente riconosciuto. Il tutto assoggettato alle Leggi normative condivise tra una comunità mondiale, scritte per il bene delle future generazioni, ma non solo…

Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.

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