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Vogue - ph Annie Leibovitz
Vogue - Volodymyr Zelensky Olena Zelenska - ph Annie Leibovitz https://www.vogue.it/news/article/olena-zelenska-ucraina-intervista-esclusiva


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La guerra in Ucraina viene da lontano, dalle prime vicende postcrollo e poi dalla situazione determinatasi fra il 2013 e il 2014.

L’Ucraina è una realtà complessa, sostanzialmente divisa in due “nazioni”: una russofila e russofona ad Est e una che mira a unirsi all’Occidente e agli USA, a Ovest, che guarda alla Polonia, piuttosto.

Questa guerra sta mietendo morti e sta ferendo in maniera irreversibile due Paesi e la stessa Europa. A ciò si aggiunge che il fattore “era social” sta catapultando in uno scenario assurdo ogni evento, senza risparmiare niente e nessuno. Nemmeno, ovviamente il buonsenso.

Ed è così che ci capita di andare in edicola e trovarsi il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la First lady Olena Zelenska in posa elegante per il servizio di copertina della famosa rivista Vogue. Qualcuno ha gridato allo scandalo, altri che è “la foto” dei nostri tempi.

Certo è che ciò ha suscitato reazioni controverse sul web e forti polemiche per questa scelta che agli occhi di molti è parsa completamente imbarazzante e fuori ogni contesto.

Vogue ha pubblicato una foto di Zelenska sulla copertina digitale, definendola il “volto del coraggio”, e ritraendo la First Lady ucraina seduta all’interno dell’ufficio presidenziale vestita con pantaloni neri e top bianco.

In altri scatti pubblicati sull’account della rivista, si vede ancora la First lady fra le macerie del Paese e in compagnia dei soldati di Kiev. Mentre la gente muore, mentre il dolore e la fame avanza, mentre la vita di tante famiglie viene spezzata colpendo centinaia e centinaia di bambini, qualcuno (per soldi?) crede che il modo migliore per combattere il nemico sia posare su una rivista di fama mondiale sempre definita di élite e patinata già dalle sue pagine interne.

Chiedersi se sia opportuno che il Presidente di un Paese in guerra debba con la sua consorte manifestarsi in “bella mostra” mi pare meriti una risposta, a prescindere, di per sé assolutamente negativa.

Zelensky fino ad oggi ha “magheggiato” con la comunicazione; dall’alto della sua esperienza da attore, si è giovato come un ispirato “Presidente” stile Hollywood dell’attenzione del grande pubblico, attraendo a sé favori e simpatie.

È stato fino a questo momento sinceramente efficiente nella sua comunicazione e chiaramente incisivo nel suo modello di uomo al fronte.

Guardiamo in faccia alla verità: ciò che è avvenuto in Ucraina, ovvero che un comico sia diventato Presidente la dice lunga di per sé. E ricordiamoci anche che la società che amministrava l’artista Zelensky è la stessa che cura i suoi affari politici. Una parodia dell’orrore che si declina in un quadro inquietante.

Dovevamo chiedercelo prima: può quest’uomo abituato a strappare risate governare un Paese che già veniva da anni di conflitti interiori?

Chi lo ha appoggiato e perché oggi il Zelensky che posa su Vogue fa più ridere di lacrime del comico da sit-com?

Questo signore che abbraccia una donna elegante e sicura di sé ha in mano il destino dell’Europa. Non solo lui chiaramente, ma il grosso potrebbe determinarlo. Negli anni passati questo sarebbe stato inimmaginabile.

Al di là della propaganda governativa di questo o quel Paese, nessuno si sarebbe mai sognato di vedere in posa Reagan, Gorbaciov o Gheddafi mentre la loro patria è sotto attacco. Lo diciamo per il buon Presidente così come per il cattivo tiranno.

È anche vero che un fotografo dovrebbe raccontare esattamente quello che succede all’interno di quel Paese, cercando soprattutto di descrivere dettagliatamente chi subisce il dolore, come in questo caso in Ucraina.

Rispetto alle tante foto, viste negli anni passati, dove c’erano fotografi ‘arruolati’ dagli eserciti in prima linea, ora si sta documentando in maniera importante le conseguenze causate dall’invasore ed anche la mancanza del rispetto al diritto di documentare il bombardamento sulle scuole ed ospedali, perché, come in ogni guerra, la maggior parte delle vittime è civile. In questa ancora non abbiamo visto immagini dal fronte.

Il servizio patinato sull’edizione di Kiev della rivista ha la firma di Annie Leibovitz: la grande ritrattista americana. Quella che ha seguito i tour dei Rolling Stones, quella che ha immortalato John Lennon nudo in posa fetale aggrappato a Yoko Ono vestita di nero.

Nelle immagini lei appare con i capelli biondi vaporosi. Poi in un sotterraneo: dietro di lei un uomo armato fa la guardia e dappertutto ci sono i sacchi che si usano per le barricate. Poi è con il marito, il premier. Abbracciati all’interno della loro dimora.

Infine, lo scatto, la cattura in piedi in cappotto blu, davanti a mezzi militari accartocciati, circondata da soldatesse in mimetica. Ne valeva la pena, ne sentivano l’esigenza?

Voglio fare un breve excursus nel passato, andando a “fotografare” il dolore. Da sempre l’uomo raffigura la sofferenza e il dolore. Già Aristotele evidenziava l’effetto catartico sugli spettatori delle tragedie, che attraverso la rappresentazione di vicende dolorose e spaventose ad imitazione della realtà potevano destinare agli spettatori una forma di purificazione o di liberazione (Katharòs) dalla sofferenza in quanto “male comune”.

In altri termini, Aristotele celebrava la rappresentazione della tragedia come un atto intriso di proprietà terapeutiche, in quanto, duplicando fatti gravi, cruenti o luttuosi, della vita, li “elevava” ad un sentimento di pietà e di orrore insieme, ponendo in qualche modo rimedio alle afflizioni quotidiane.

La nascita di Internet e la contestuale nonché collegata espansione dell’utilizzo dei social network poi, ha irrimediabilmente esteso al mondo digitale tutte i comportamenti, i sentimenti, le emozioni umane che eravamo avvezzi a provare in privato, nella cosiddetta vita offline.

Conclusione inevitabile è quella di produrre una sorta di “intorpidimento” delle menti e delle coscienze rispetto al dolore riprodotto. Un dolore che talvolta diventa gossip, quando sono gli stessi interpreti a farsi primattori di uno show nel quale si contendono il ruolo di protagonisti principali a colpi di interviste, di immagini, di pseudo-scoop. È forse questo il caso.

Alla fine, ciò che stiamo osservando ora è la spettacolarizzazione della guerra, che può farci perdere una certa sensibilità su ciò che sta accadendo in Ucraina. Un eccesso di immagini sparse nel tempo può desensibilizzare l’opinione pubblica, che può finire per abituarsi ad esse.

Se a questo si aggiunge un fuori protocollo di un servizio fotografico “patinato” non ci resta che decretare la fine del buonsenso e l’arricchimento di un gesto simil-cafonal da notte defli Oscar, che nulla ha a che vedere con il dolore e il lutto.

Sovviene Eduardo, con quelle parole che in ‘Napoli Milionaria’ raccontarono meglio di tutte, a mio avviso, cos’era stata la guerra e cosa era il suo post:

E nun abbasta ‘a tragedia ca sta scialanno pe’ tutt’ ‘o munno, nun abbasta ‘o llutto ca purtammo nfaccia tutte quante…

Non basta la tragedia che sta imperversando per tutto il mondo e non basta il lutto che portiamo in faccia ancora tutti quanti. Forse, Zelensky dovrebbe fare meno tivvù e leggere un poco di più di sana letteratura.

Eduardo gli lancia addosso uno strale drammatico ma immenso: come si può pensare ad altro se c’è la tua gente che soffre e muore?

Perché A guerra nun è fernuta come dice Gennaro/Eduardo mentre, stravolto, guarda tutto, in contrasto con chi invece credesse davvero fosse finita, poiché seppur terminata praticamente, si porta dietro degli strascichi enormi di carestia e fame addirittura più gravi rispetto a quando era in atto.

Quelle sue parole sono una fotografia sulla vita reale: non c’è pace se non c’è amore nell’uomo per i suoi simili. Egli è lupo di se stesso e, a volte, iena ridens per riviste alla moda.

Foto https://www.vogue.it/news/article/olena-zelenska-ucraina-intervista-esclusiva

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.