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Visita S.A.R. Principe Emanuele Filiberto di Savoia a Reggio Calabria

Emanuele Filiberto di Savoia


L’erede dell’ultima stirpe monarchica in Italia rinsalda il legame con la splendida cittadina calabrese

Vi siete mai chiesti da dove derivi il nome attribuito a una via, un aeroporto, un museo o una scuola?

Ebbene i nomi associati non sono casuali ma sono il frutto di un’attenta analisi del territorio, della sua storia e dei personaggi legati al luogo o alla struttura.

Spesso non ci facciamo caso, ma questo vincolo tra luogo e nome racchiude un legame così profondo da essere sempre stato oggetto di interesse anche dalla parte delle Case Reali dove, ancora oggi, gli eredi al trono, con il loro impeccabile e costante impegno, non mancano di interessarsi a luoghi simbolo del territorio su cui la clessidra scorre inesorabile, granello dopo granello.

Questa tradizione si è rinnovata nella giornata di domenica 24 novembre, in occasione del centenario dalla sua istituzione, presso la scuola primaria Principe di Piemonte di Reggio Calabria, intitolata nel 1924 all’erede al trono che, nel maggio 1946, diventerà l’ultimo re d’Italia con il nome di Umberto II.

L’Istituto si è fregiato dell’illustre visita dell’erede principale di Casa Savoia, Sua Altezza Reale Gran Maestro Principe Emanuele Filiberto, spettatore d’onore del coinvolgente spettacolo che ha visto protagonisti gli stessi studenti, in scena nel prestigioso Teatro comunale ‘Francesco Cilea’.

Un weekend ricco di eventi per il Principe del Piemonte, che, con la sua presenza, ha contribuito a rinsaldare l’antico legame con la città di Reggio.

Come afferma il Principe stesso in occasione della cena di gala istituita in suo Onore:

È sempre per me un gran piacere tornare nella nostra splendida terra.
Quanto amo Reggio Calabria!

Il motivo di tanta attenzione da parte della Reale Casa non deve stupire, poiché è proprio sul suolo reggino, che Vittorio Emanuele III, fu appellato per la prima volta ‘Sire’.

Ma partiamo dall’inizio.

Era il 29 luglio 1900, il giorno in cui Re Umberto I si spense prematuramente in seguito all’attentato da parte di un anarchico. Insieme alla vita, il sovrano lascerà la corona che, per successione dinastica, spetterà al figlio Vittorio Emanuele, il quale, in quel giorno, si trovava insieme alla consorte Elena del Montenegro in crociera nel mar Egeo, diretto verso la Calabria.

All’alba dell’ultimo secolo dello scorso millennio, non esistevano comunicazioni satellitari tantomeno a bordo di imbarcazioni, né televisioni per seguire i notiziari; le radio, inoltre, grandi ed ingombranti strumenti ideati del genio di Guglielmo Marconi, non potevano essere presenti nelle lussuose imbarcazioni private. Nessuna comunicazione poteva giungere in mare aperto.

Il panfilo del re venne allertato con segnalazioni ottiche e con bandierine dalla stazione di osservazione navale di Capo Spartivento, di procedere in direzione di Reggio, dove verrà prontamente raggiunto da un mezzo navale della capitaneria, il cui Comandante si rivolgerà al principe, appunto, con il titolo di ‘sire’.

Così scortato, il panfilo arriverà allo ‘sbarcadero’ di Porto Salvo di Reggio, conosciuto come cippo, dove era atteso dalla popolazione reggina. Si celebrò, quindi, una breve e mesta cerimonia, a cui seguì la partenza in treno del neo Re, Vittorio Emanuele, verso Monza, dove si trovava la salma del padre Umberto.

Vittorio Emanuele III ritornerà a Reggio nel 1907 per l’inaugurazione dei giardini Umberto I, oggi Villa Comunale, nei quali possiamo ancora ammirare il busto in bronzo del monarca Umberto Primo.

Anche il Principe del Piemonte Umberto II approderà a Reggio nel 1932, eppure la data più ricordata è il 1936, anno in cui arrivò insieme alla consorte Marie José del Belgio per l’inaugurazione del Trilite con la statua della dea Minerva, divinità che, secondo il mito, era simbolo di giustizia, saggezza e temperanza, e in occasione della cerimonia della posa della prima pietra per la costruzione del Museo, il medesimo che ospita i Bronzi di Riace.

Questa ricostruzione degli eventi, ben riportata dallo storico Cap. Alberto Cafarelli, non solo descrive la concessione automatica del titolo monarchico, ma sottolinea come, in Calabria, il Re, ignaro della morte del padre, venne a conoscenza del suo nuovo ruolo di monarca.

Questo evento, più di altri ha contribuito ad instaurare un legame con la città, che oltrepassa le barriere istituzionali.

Il monumento che si erge sul lungomare con il magnifico scenario che fa da sfondo, infatti, è il medesimo che Vittorio Emanuele III volle rivedere prima di proseguire il suo esilio, che lo porterà per sempre lontano dall’Italia. Forse fu anche l’ultimo sguardo al Paese che non aveva saputo difendere, gettandolo in pasto da ideologie antisemite.

Al di là di ogni personale congettura, non si può negare che i Savoia rappresentino una parte importante della storia d’Italia, a cui si affiancano anche ordini equestri istituiti per la difesa della nazione, di cui il Principe riveste il ruolo di Gran Maestro.

Presenti e partecipi in ogni ricorrenza oggi, le Dame e i Cavalieri appartenenti a questi Reali Ordini, rivestono ruoli umanitari al servizio dei bisognosi.

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".

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