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Venezuela, paradiso tropicale forse dimenticato

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Venezuela


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Venezuela. Arrivo all’aeroporto Maiquetia di Caracas, risolte le formalità doganali e la verifica al test Covid, si apre un Paese di bellezza tropicale, che espone la forza della natura con deserti e la prorompente Cordigliera andina, che qui inizia estendendosi verso il sud dell’America Latina.

La catena montuosa traccia una armoniosa linea di dislivelli sali-scendi con cime a picco sino a 5000 metri sul livello del mare che al sole dei giorni dell’estate tropicale, si tuffano nell’azzurro del cielo.

Usciti da Caracas, procedendo per 350 km in direzione sud-ovest, si compie un tragitto collinare che cede il passo ad una pianura contornata da monti di altura moderata che spezzano la monotonia del paesaggio pianeggiante, dove si alternano coltivazioni, aree incolte di natura selvaggia, boschi di palme e possenti bellissimi alberi che lanciano al cielo rami rigogliosi, lasciando cadere verso il basso grandi gruppi di piccolissime foglie di verde meno intenso, come lacrime che vanno alla terra.

Qua e là, nel territorio che si estende a vista d’occhio, piccoli agglomerati di case contadine dalle quali i sorrisi delle persone paiono la devozione alla bellezza del creato, nonostante traspaia un’evidente carenza di agi disponibili per coloro che vivono al di sopra della povertà.

Dopo 5 ore di viaggio, arrivo ad Araure – Acarigua, due cittadine adiacenti che si toccano unendosi come una sola senza confine. Procedendo al suono della musica latino-americana che annulla ogni tristezza e dipinge serenità, il profumo del cibo cotto si mescola al gas di scarico prodotto da vetusti veicoli che in consistente numerosità circolano nel Paese.

Raggiunto il centro città, piazza Simón Bolívar appare in tutta la propria dignitosa bellezza, dedicata all’uomo che ha amato il Venezuela, il proprio Paese, e che ha vissuto per la libertà e il bene dell’Umanità nell’unione estesa ai vicini Paesi del sud America di Bolivia, Colombia, Equador e Perù.

Non esiste città, piccola o grande, dove non sia dedicata una piazza all’uomo che ha dedicato la propria vita per l’indipendenza dal colonialismo nel nome dei valori fondamentali dell’esistenza umana.

Un uomo sensibile ai valori dell’Illuminismo che hanno caratterizzato il periodo del suo soggiorno in Europa. Un uomo che ha rimosso la discriminazione razziale abolendo la schiavitù.

Il centro città è un cuore pulsante di vita che si diffonde tra i colori delle merci appese nei negozi che si affacciano sulle strade principali, i mercatini di frutta e verdura e i piccoli locali di ristorazione, molti quelli di ispirazione italiana.

Altre strade secondarie si diffondono come arterie in un corpo di piccole case, prevalentemente essenziali, che una a fianco dell’altra sono distribuite lungo strettissime vie percorribili solo camminando. Sono i Barriòs, i quartieri popolari meno abbienti delle città, agglomerati di povertà distinti dalle Urbanizaciones, centri per persone con maggior disponibilità socioeconomica.

Con molta discrezione, mi avvicino ad una di esse. È facile il dialogo, le persone sono cortesi, aperte. In un clima di cordialità e amicizia, dopo alcuni giorni, una famiglia mi invita nella sua casa. Mi accoglie una famiglia di 4 persone nella casa di 3 stanze costruite dal capo famiglia in uno spazio così ridotto da lasciare il minimo, forse meno, per abitarvi.

Il soggiorno è colorato di rosso vivo, un divanetto, una poltroncina, un angolo cottura. Un’abitazione vissuta con grande dignità per ordine e pulizia. Nel cortiletto coperto condividiamo la cena, essenziale, con un piatto di fritto venezuelano a base di carne, che consumiamo accompagnato da un bicchiere di Sangria.

A notte inoltrata molte persone siedono sui marciapiedi parlando, come usanza di un tempo passato nei borghi italiani.

Decido di mettermi in viaggio verso la Cordigliera andina, nella città di Mèrida. Una fiorente città turistica ai piedi di alte cime tra i 4.500 e i 5.000 metri di altitudine. Serve il rifornimento di carburante. Molte stazioni di distribuzione sono chiuse. Le poche aperte hanno code fino a 1,5 km. Mi accodo a quella più breve, di poco, e dopo 5 ore è possibile il pieno di carburante. In Venezuela il prezzo per litro della benzina è per noi italiani un miraggio: 0,50 Dollari US per litro.

Raggiungo così la città ai piedi delle Ande, il serbatoio è poco al di sopra della riserva. Cerco una stazione di servizio, ma tra le molte in città, pochissime sono aperte e per accedervi è necessario rispettare una schedulazione che dipende dall’ultimo numero della targa automobilistica.

Mèrida è una città con strade di difficoltosa percorrenza per i camion che portano la benzina, cosi, per contenere il consumo, in cinque giorni della settimana si riforniscono i veicoli con targa finale 1 e 2, poi quelli 3 e 4, poi 5 e 6, poi 7 e 8, infine 9 e 0 ad esaurire i dieci numeri del finale di targa. Mi accodo così nel giorno previsto per il finale della targa del mio autoveicolo e dopo 10 ore ecco il pieno del serbatoio.

La modalità di accesso all’erogazione del carburante è chiara. Ciò che rimane in forte dubbio è la ragione di una situazione del genere nel Paese che possiede la più alta riserva di petrolio al Mondo.

Tuttavia, la bellezza del paesaggio, l’incanto della tradizione, l’accogliente cordialità dei Venezuelani sono così forti da cancellare il disagio provato nelle inspiegabili ore di attesa.

Il viaggio prosegue…

Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.