Intervista a Emanuele Campasano, autore del volumetto ‘Im-Possible’, che narra della sua avventurosa ricerca dell’incontro con il suo ‘Sacro Graal’ personale, ovvero Vasco Rossi. Realmente avvenuto
È l’inizio del 2016 quando Emanuele “Manu in Action” Campasano, un ragazzone dal sorriso facile che appena conoscevo, sapendo attività di giornalista per ExPartibus mi regala una copia della sua prima – per ora unica, ma ancora per poco – opera dal titolo ‘im-possible, il racconto di un sognatore che ce l’ha fatta’.
Si tratta di un volumetto di una cinquantina di pagine che lui mi presenta come il racconto del suo viaggio alla ricerca spasmodica di un incontro a tu per tu con il suo idolo di sempre, il Vasco nazionale. Lo accetto volentieri e lo ringrazio.
Devo confessare che non lo lessi subito, ma lo posi sulla pila di libri alla quale ho assegnato la dicitura “da leggere con calma” perché sommerso da decine di volumi cui dovevo dare precedenza, ossia la pila con dicitura “da leggere ieri”.
Confesso anche che, passata una settimana, nutrivo sempre più esili speranze di dedicarmi al famoso volumetto, benché lo tenessi sempre da conto in un angolo della memoria: c’è sempre un buon motivo per leggere un libro, bello o brutto che sia. Se poi te ne viene fatto gentile omaggio, diventa un obbligo morale.
Ricordo anche il momento preciso in cui mi venne non solo la voglia, ma l’urgenza di recuperare ‘im-possible’, che a quel punto necessitava di una spedizione speleologica, per potergli finalmente dedicare la giusta attenzione.
Fu quasi un anno e mezzo dopo, all’indomani del concerto evento del rocker che ha segnato il 2017 per importanza e clamore mediatico, l’ormai celeberrimo ‘Modena Park’ che ha fatto registrare, si legge, un nuovo record mondiale come concerto con il più alto numero di spettatori paganti.
Mettici il clamore, mettici la suggestione di un live show come raramente se ne vedono in Italia, l’ultima emozione per un concerto memorabile trasmesso in diretta tv l’avevo provata solo con Celentano e il suo live all’Arena di Verona, ben 5 anni prima; mettici insomma, la suggestione del momento ed eccomi finalmente alle prese con le gesta del giovanotto mio conoscente.
E qui la sorpresa.
Complice la scrittura semplice e onesta, non del tutto matura ma sicuramente piacevole e promettente, il libricino comincia a coinvolgermi pagina dopo pagina. E riesco perfino ad immedesimarmi nelle vicissitudini – che l’autore asserisce e sul finale dimostra – essere reali. Dico perfino perché di Vasco posso definirmi un estimatore superficiale, non certo un fan e seguace come lo scrittore novello.
D’altra parte non abbiamo bisogno di farci assumere come mozzi su una baleniera di metà Ottocento per sentirci coinvolti dalla lettura di ‘Moby Dick’. Ciò vuol dire, poste le debite proporzioni tra Campasano e Melville, che l’autore è riuscito nella principale e più difficile delle imprese che uno scrittore, piccolo o grande che sia, deve compiere: tenere gli occhi del lettore calamitati sulle pagine dall’inizio alla fine. Per questo aspetto, da lettore, mi congratulo con l’autore.
Ma chi è l’autore?
Emanuele Campasano, spigliato trentunenne che in quarta di copertina viene definito dinamico ed esuberante, vive a Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli, ha esperienze come speaker presso emittenti radio importanti, presentatore di eventi musicali; è iscritto alla Facoltà di Economia a “La Sapienza” di Roma.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, in esclusiva per ExPartibus, proprio sul suo ‘im-possible’, libro pubblicato nel 2016 con Edizioni Graf, per il quale ha ottenuto la prefazione di Claudio Golinelli, alias “il Gallo”, storico bassista di Vasco Rossi, a dimostrazione della grande tenacia che, come scopriremo nel corso della chiacchierata, lo ha premiato.
Come nasce l’idea di fare della tua avventura un racconto da stampare in un libro?
Beh, in realtà se avessi iniziato a scrivere questo racconto con la consapevolezza di farne un libro, molto probabilmente la paura avrebbe preso il sopravvento e non avrei mai iniziato; o comunque non mi sarei mai messo così a nudo, come invece ho fatto. Credo che se avessi avuto la consapevolezza di pubblicarlo, inevitabilmente, l’avrei snaturato.
L’ho scritto sostanzialmente per due motivi. Uno, molto semplice e molto egoista: ho messo nero su bianco per non dimenticare. Sai, com’è… ho una memoria da 50 Kilobyte.
Confessa ridendo. Poi riprende:
L’altro è perché desideravo raccontare la mia storia al mio idolo. Volevo che Vasco capisse almeno vagamente quanto era stato, ed è, importante nella mia vita. Una lettera “d’amore”, insomma.
Quindi, dicevo, scrissi questo racconto, ne stampai tre o quattro copie e le infilai nel mio cassetto. Punto. Mi piaceva l’idea di poterlo leggere un giorno a mio figlio e che quella storia gli fosse da monito e nel frattempo aspettavo, speranzoso, il giorno in cui avrei potuto regalarne una copia a Vasco. Tutto lì.
Finché una mia amica volle a tutti i costi, leggerlo. Da lì iniziò tutto. Lei inviò il manoscritto ad un editore che stava procacciando nuovi autori. E da quel momento si concretizzò l’idea di pubblicarlo. Io provai un senso di imbarazzo e di entusiasmo. Strano da spiegare. Da lì la scelta del titolo ‘Impossible’, con “im” sbarrato, che tra l’altro è uno dei miei tatuaggi.
Uno dei momenti più intensi del racconto è la trasformazione del bodyguard da burbero “buttafuori” ad “angelo” che ha condotto te e il tuo compagno d’avventura al cospetto del Blasco. È un po’ una metafora di quanto sia importante non fermarsi alle apparenze e anche di come la vita possa mutare di verso da un momento all’altro, nel tuo caso dallo scoramento alla realizzazione del sogno tanto agognato. Quali sono le tue considerazioni al riguardo?
Esatto! Hai colto nel segno! Tendiamo tutti a giudicare dalle apparenze. Diversi studi hanno dimostrato anche che l’idea che ti fai di una persona nei primi sette secondi, molto difficilmente la cambierai. Guarda, non ho una laurea in psicologia, ma parlo per esperienza personale: credo che questa teoria vada presa con le pinze. Ho molti amici, i quali, ‘a pelle’ mi stavano sui coglioni! Ora li amo!
Tornando alla metafora del “burbero buttafuori-angelo” penso una cosa: non esistono raggiri, raccomandazioni o denaro che tenga. L’educazione accompagnata da un pizzico di simpatia, premiano sempre. L’esempio del bodyguard dice tutto. Io non sapevo manco chi fosse. Poteva essere tranquillamente un passante.
Se avessi reagito alla sua scontrosità e l’avessi mandato a quel paese, oggi non saremmo qui a parlarne. Non trovi?
Un po’ tutto il racconto può e dovrebbe essere interpretato come un invito dell’autore a perseverare oltre la ragionevolezza, oltre l’apparente impossibilità del conseguimento.
Chi leggesse la tua storia come l’aneddoto che un fan racconta agli altri vedrebbe solo una faccia della medaglia. Il tuo racconto fa trasparire una percezione ‘epica’ della successione degli eventi, nonostante la maggior parte delle persone liquiderebbero il tutto come un’impresa un po’ – passami i termine – da “fanatici”. Cosa ti ha lasciato quella esperienza?
Certamente, l’intento è proprio questo! Ti ripeto, l’idea di scriverlo nacque perché mi ripromettevo che un giorno almeno mio figlio, leggendomi, potesse trovare la forza per raggiungere il suo obiettivo con la ‘O’ maiuscola.
Oggi che è un libro, spero, indipendentemente da quale sia il sogno di ognuno dei lettori, che non si fermi ai primi ostacoli.
Fanatico? Certo! “Fanatico”, “pazzo” e aggettivi simili sono quelli che vengono attribuiti da persone che non hanno sogni, a chi invece un sogno ce l’hanno. Chi non ha sogni, farebbe di tutto per distruggere i tuoi. Non hanno altro da fare.
Ti racconto questo aneddoto: alla prima presentazione a Verona, con la mia prima casa editrice, il mio ex editore mi disse:
“Il tuo non è un romanzo. Forse manco un racconto. Io lo definirei un ‘Manuale d’istruzioni per tutti i sognatori'”.
Ah, e ci tengo a precisare che a quest’ultimo, cioè a chi decise di investire sul mio racconto, Vasco non piaceva per niente.
Come è stato accolto il libro all’interno della vasta platea dei fan di Vasco e come lo interpretano quelli che fan di Vasco non sono? Sei riuscito a raccogliere le sensazioni degli uni e degli altri? Ci sono differenze oltre al banale dato dell’essere o meno ammiratori del personaggio?
Tra i fan di Vasco ho riscosso un discreto entusiasmo. Sicuramente meno di quanto immaginassi.
Spesso mi sono sentito dire “sembra che racconti la mia storia” e la cosa paradossale, quello che più mi ha sorpreso e che più mi gratifica è che questa frase me l’hanno detta persone totalmente estranee al mondo di Vasco! Io ci tengo sempre a sottolineare che non parlo di lui. Io parlo di me. Della mia storia.
Chi decise di investire sul mio racconto, quando mi chiamò dopo averlo letto, mi disse:
“Vasco mi sta sul cazzo. Ciò nonostante, nella tua storia, ci vedo grinta, passione ed entusiasmo. Anche avendo sogni e gusti musicali totalmente diversi dai tuoi, caro Emanuele, leggendoti, mi sono calato nel ‘mio’ sogno. E quando ho finito di leggerlo, ho tirato un sospiro di sollievo e s’è accesa una speranza: anche io ce la posso fare. Ecco il motivo per cui ho deciso di investire su di te e rendere ‘libro’ il tuo racconto”.
Domanda brutale e spicciola, ma indispensabile: sei soddisfatto delle vendite?
Non la trovo brutale, come domanda. Anzi, ne approfitto per dirti che non so quale sia la soglia di soddisfacimento. Non ho venduto migliaia di copie, ma neanche poche decine. Posso però raccontarti giusto qualche episodio che ha ripagato appieno tutti i sacrifici fatti.
Ho ricevuto centinaia di messaggi di ringraziamento, da parte dei lettori, per quello che ho evocato e per le emozioni che ho suscitato in loro. E nove su dieci non mi conoscono, né tantomeno hanno a che fare con Vasco Rossi. Questo già compensa tutto.
Poi c’è una ragazza inglese che abita in Portogallo che, leggendo i miei aforismi, mi ha chiesto se il prossimo romanzo potessi tradurlo anche nella sua lingua madre.
Per non parlare, poi, di un’altra che è in procinto di tatuarsi una mia frase. Che pazza!
Ma quello che più mi ha segnato, è stata una frase di un uomo sulla quarantina, con gli occhi gonfi di lacrime:
“Emanuele, devo ringraziarti! Il tuo libro mi ha dato la forza e la speranza di continuare. È come se avessi ereditato da te un pizzico di caparbietà. Hai ragione quando dici che “nessun sogno è irrealizzabile”. Io, come te, voglio ancora crederci!”
L’uomo in questione ha avuto, ed ha, gravi problemi con la droga e con la legge.
Se parliamo di obiettivi, sono già arrivato dove volevo: al cuore delle persone. Questo non ha prezzo!
Il mitico Vasco sa del tuo libro? Ne ha una copia? Lo ha letto? Se sì, hai avuto riscontri diretti o indiretti sulla sua opinione al riguardo?
Sei proprio alla ricerca di spoiler, eh?
Dice con un gran sorriso.
Raccontavo, all’inizio della nostra chiacchierata, che stampai qualche copia del racconto, prima che diventasse un libro, per conservarmi le memorie e per leggerlo, un giorno, a mio figlio. Ma ti ho anche detto che desideravo che Vasco leggesse di me.
Quindi avevo questi due sogni: leggerlo a mio figlio e farlo leggere a Vasco. Ti dico che uno l’ho realizzato. E non aggiungo altro, se non sottolineare che ancora non ho figli.
Beh, ‘a buon intenditor’ eccetera eccetera. Come sei riuscito a intercettare il mitico “Gallo” e addirittura a convincerlo a siglare la prefazione?
Questa è stata un’idea del mio primo editore. Per quanto oggi abbia un nuovo contratto con un nuova casa editrice… “diamo a Cesare quel che è di Cesare”.
Quando il primo l’editore si accingeva a stampare le mie copie, mi chiese se avessi contatti diretti con Vasco o con il suo entourage, e se potessi chiedere, a qualcuno di loro, di spendere due parole per me. Ovviamente ci risi su. Non avevo e non ho contatti diretti. Per quale assurdo motivo, gente di quel calibro, avrebbe dovuto perdere tempo con me. Ma, disilluso, ci provai ugualmente. Mi proposi, tramite e-mail e Social-network, ad ogni singolo membro della band.
Ebbene, sì: ancora non ci credo: “Il Gallo” accettò la proposta di scrivere cosa ne pensasse, e tengo a precisare che lo ha fatto a titolo gratuito. L’amico ed il bassista storico di Vasco mi chiamò di persona e mi diede la sua massima disposizione. E ti dirò di più: mi ospitò a casa sua e mi fece conoscere la sua famiglia. A fianco alla parola “umiltà” nel dizionario, proporrei di metterci una sua foto.
La tua caccia al Blasco, siamo certi, non si è conclusa con il racconto del tuo libro. Hai avuto altri incontri con il grande rocker?
Basta spoiler! Preferisco concentrarmi sul fatto che se non fosse stato per lui, non mi sarei forse mai reso conto di riuscire a suscitare qualcosa con la mia scrittura. È da questa consapevolezza che ho partorito l’idea del continuare a scrivere.
È in elaborazione un nuovo romanzo dal titolo ‘I sogni, le sbronze e le stronze’. Non ha a che fare con Vasco. Ci tengo a sottolineare questo concetto. Perché voglio essere apprezzato per quello che ho da dire, non per questo superficiale accostamento del mio libro al mio idolo. Chi lo ha letto, lo sa bene. Io non parlo di lui. Io parlo di me, raccontando il mio sogno. Se pensate di leggere di Vasco e su Vasco, avete sbagliato testo. Ce ne sono centinaia di libri sul suo conto.
Tornando al mio romanzo in lavorazione – dicevo – è la storia di un ragazzo tormentato da un’infanzia difficile e da un futuro instabile. Uno che ha toccato il fondo. Affronta tematiche come alcool, droga; si parla di sesso, di musica, rapporti conflittuali con se stesso e con il mondo intero, ma sempre seguendo la scia di un’unica sicurezza. Un unico punto fisso: l’amore.
Il finale del tuo libro è aperto. Non vogliamo spoilerare dettagli che i futuri lettori non devono sapere, ma diciamo che vi è un personaggio, o meglio una persona reale, che tu vuoi aiutare a tutti i costi nel realizzare l’impresa che a te è riuscita, cioè incontrare il suo beniamino. Ci sei riuscito? Se no, a che punto sei? Se sì com’è andata?
Il libro si conclude con due domande. La prima è “Che fine ha fatto la ragazza che mi ha accompagnato in questa ‘Odissea’?” e l’altra è “Quel ragazzo è poi riuscito a coronare il suo sogno, in onore della sua cara mamma scomparsa?” Beh, non posso anticiparti nulla, ma posso dirti che il mio prossimo romanzo ‘I sogni, le sbronze e le stronze’ partirà da questi due dilemmi per poi concentrarsi sui sogni, sulle sbronze e sulle stronze che hanno segnato Jack, il protagonista.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Dicono che un uomo diventi immortale se scrive un libro, se pianta un albero e se fa un figlio. Quindi voglio fare un figlio per diventare immortale. Scherzi a parte: il mio progetto più imminente sono i diversi incontri che sto siglando con scuole, carceri e comunità di recupero per raccontare la mia storia e per cercare di scuotere qualche anima.
Dopodiché mi concentrerò maggiormente sulla pubblicazione del romanzo che è ancora in elaborazione. Sì, lo so: è più di un anno che i miei lettori aspettano questo momento. Ma sono nel periodo di ‘blocco dello scrittore’ o ‘sindrome da foglio bianco’. Non voglio sembrare blasfemo, ma Bukowski si è astenuto dalla scrittura per dieci anni.
Non voglio snaturare per la fretta e non voglio forzare quello che ho da raccontare e quindi quello che sarà il romanzo. Continuerò a scrivere quando avrò voglia di continuare a farlo. Quando mi sentirò ispirato. Vi prego, cari lettori, abbiate pazienza e non vi deluderò. Anche perché questo mio prossimo lavoro sarà un romanzo diverso dal solito.
I capitoli saranno intervallati da aforismi, da pensieri e da video. Sì, esatto: da video. Sarà una sorta di libro interattivo. Cartaceo, ovviamente, ma con all’interno dei qr-code – dei codici a barre che ‘sparati’ con la fotocamera di uno smartphone – riporteranno a dei video, qualcuno potete già trovarlo sulla mia Pagina Facebook.
Ne approfitto dell’intervista, inoltre, per dire che sono in cerca di una nuova casa editrice che sposi con me questo progetto. Che organizzi, lei per me, reading, incontri e quant’altro.
A tal proposito voglio concludere con questo aneddoto. Un amico, alla prima presentazione di ‘im-possible’ in Feltrinelli, mi disse:
“Ti auguro che ‘scrivere’, per te, non diventi mai un lavoro. Quando entrano in ballo i soldi, si perde la genuinità di ogni operato”.
Ecco è proprio quello che voglio. Cerco un editore che mi faccia da mentore e da portavoce per arrivare al cuore di quante più persone possibili.
Nel frattempo, potete seguirmi e contattarmi sulla Pagina Facebook ‘Emanuele Campasano‘ e magari mettere un bel ‘Mi Piace’ che non fa mai male. Lì troverete dei video e spoiler di alcuni capitoli, degli aforismi e altre anticipazioni sul prossimo romanzo, oltre che a tutte le info per acquistare – per adesso solo – il mio primo libro ‘im-possible’.
E allora non ci resta che restare sintonizzati sulle tue frequenze. In bocca al lupo a “Manu in Action”.
Autore Michele Ferigo
Michele Ferigo, napoletano, classe 1976, si occupa d’arte da sempre. È musicista, compositore, disegnatore e film-maker.