Site icon ExPartibus

Uomini, geni e maledetti

Blake Bailey - 'Philip Roth: The Biography'


La vita di uno scrittore vale una censura. Strano se non riguarda direttamente l’autore ma chi ha la pretesa di raccontarla dentro un libro magari scandalizzando, magari violando la regola del politicamente corretto.

Abbiamo bisogno di santini, abbiamo bisogno di dormire sereni nelle notti insonni del nostro abisso umano.

Philiph Roth è stato uno dei più noti e premiati scrittori statunitensi della sua generazione.

Di lui Bloom ebbe a dire:

Roth è il culmine di un enigma irrisolto nella letteratura ebraica dei secoli XX e XXI. Le complesse influenze di Kafka e Freud e il malessere della vita ebraico-statunitense produssero in Philip un nuovo genere di sintesi.

Con una decisione che ha del clamoroso, la casa editrice ha messo fuori stampa la biografia di Philip Roth dopo che sono piovute le accuse di abusi sessuali al suo autore, Blake Bailey. Così il volume bestseller ‘Philip Roth: The Biography’ è destinato a finire al macero.

La casa editrice statunitense W.W Norton, inoltre, ha deciso che donerà l’importo dell’anticipo del libro di Bailey a organizzazioni in prima linea nella lotta contro la violenza sessuale.

La biografia è uscita lo scorso 6 aprile: l’attesa era alta, tenendo conto che il frutto di questo lavoro ampio e impegnativo era stata autorizzata dal grande scrittore e frutto di anni di colloqui con lo stesso Roth. Di Bailey è stato ritirato anche un altro volume edito dalla stessa Norton nel 2014, ‘The Splendid Things We Planned’.

Non si sa ancora cosa succederà con le copie a stampa, ancora non vendute e la versione in audiolibro. La biografia era in una prima tiratura di 50 mila copie, è tuttora disponibile sul sito di Amazon. Ovviamente, come tutte le cose che scandalizzano, che turbano o che avvicinano in maniera pruriginosa l’animo umano alla vita, il clamore e non solo, la qualità del lavoro pare non messa in discussione, l’ha portato in vetta alle classifiche dei libri più venduti.

Le accuse a Baley sono state dirette la scorsa settimana da due ex studentesse e una dirigente editoriale che lo hanno denunciato per aggressioni sessuali. Baley è stato prontamente ripudiato dalla sua agenzia letteraria, la Story Factory. Il biografo ha rigettato qualsiasi accusa.

La W.W. Norton ha preso la drastica decisione in maniera unilaterale nonostante nel mondo editoriale Bailey sia una sicurezza: difatti, è stato già autore delle biografie di Richard Yates e John Cheever. Il biografo è stato liberato dall’esclusiva e può cercarsi altre case editrici pronte a pubblicare le sue opere.

Bailey ha lavorato a questa biografia per anni: incontrando ed intervistando parenti, amici e addirittura ex amanti; ha avuto acceso ai diari, alle lettere e ad altri documenti di archivio. Lo stesso era stato contattato da Roth nel 2012, sei anni prima di morire.

Il famoso scrittore di origine ebrea è stato per decenni il narratore di se stesso attraverso personaggi come Alexander Portnoy, Nathan Zuckerman e Mickey Sabbath. Proprio Roth stava pensando di dare vita ad un suo memoriale ma raccontato da qualcun altro, in risposta anche al feroce memoir ‘Leaving a Doll’s House’.

La critica si è trovata divisa sul lavoro di Bailey e non poteva essere altrimenti: la figura di Roth non merita banalità, non asciuga le sue ombre, non calpesta il cielo senza far scendere anche solo un rivolo di fango sulla terra. Roth e l’altro sesso hanno da sempre avuto un rapporto complesso, direi di disagio e di ingombro.

A volte accusato di misoginia, altre visto e definito come un maniaco sessuale. Con lo spettro del Me Too pronto a graffiare e a infilarsi dietro ogni filone accusatorio. Il bombardamento è finito con lo scovare una turpe ed infame violenza. Si parte dall’ossessione che secondo molte persone, soprattutto donne, aveva per il sesso il geniale scrittore tanto da riversarla anche nelle sue opere.

Roth amava dire di se stesso:

Sono un accanito fan dell’adulterio.

Poco da aggiungere, quindi, se di lui si racconta che selezionasse le studentesse per i posti extra nei suoi seminari universitari. Eppure, per il suo biografo era la persona più corretta al mondo.

Nulla di strano: amava il sesso come la stragrande maggioranza degli esseri umani, ma la gogna colpevolista non teme nessuna normalità. Che lui scrivesse di posizioni e masturbazione era ed è ancora per una parte di perbenisti, discepoli di un integralismo ortodosso accademico, una colpa da pagare.

Che scrivesse meravigliosamente bene, che nelle sue fantasie da narratore ci fosse tutto, dal sudore alla vergogna, dalla paura alla gioia, dal dolore alla razionalità più acuta, dalla bugia all’ambizione, non interessa/va.

Ecco che, come un paradosso bizzarro, i fantasmi di un genio si legano incautamente alle reali o presunte responsabilità di un altro scrittore. Nessuno deve tollerare la violenza sulle donne: va perseguita, condannata e punita. La condanna morale è un tema atavico che insegue il mondo della letteratura.

Noi non patteggiamo per il Bailey uomo che, qualora venissero accertate le sue colpe, meriterebbe la giusta pena e il doveroso rigetto. Siamo dalla parte del Bailey che stila una biografa con esaltazione, siamo dalla parte del Roth che ama godere.

Quello che non ci piace è il collegamento emotivo che si crea tra gli eventi: la condanna dell’uomo, o ripetiamo presunta tale, corrompe il giudizio sull’autore. Se questo venisse accettato, pochi, forse nessuno, sarebbe esente da colpe o da accuse forti. Se vogliamo credere che lo scrittore e il suo genio sono dispensati dall’errore umano, allora meritiamo il politicamente corretto e la sua scure.

L’obbrobrio è questa esasperazione che lancerebbe negli inferi gente come Tolstoj, Orwell, Marx, Einstein, London fino a Hemingway. Mettendo da parte, ovviamente, Verlaine, Rimbaud, Baudelaire, Poe e Bukowski. Maledetti e sporchi, genuinamente geniali, fastidiosamente umani, troppo umani. Lo stereotipo dell’artista maledetto, la leggendaria sregolatezza del genio sono cliché generati sulla scia dei loro vissuti. Genio e follia, dunque, facce della stessa medaglia.

Per la scienza ha la sua origine genetica: nel 2009 la rivista Psychological Science ha pubblicato lo studio di un gruppo di ricerca ungherese della Semmelweis University condotto dalla psichiatra Szabolcks Kéri, la quale avrebbe individuato l’anello di congiunzione tra genio creativo e disturbi mentali: si tratta di una particolare variante genetica della Neuregulina-1, la proteina cellulare responsabile del grado di connessione tra neuroni, con un ruolo importante nei processi cognitivi. Una mutazione di questa proteina si associa sia ad un’elevata incidenza di malattie mentali, come la schizofrenia e il disturbo bipolare, sia ad un maggior estro creativo.

Tornando a Roth: nei suoi romanzi vi sono tracce di una completezza e di una precisione intensa, dove i momenti cruciali si saldano al carattere, il carattere erompe in intuizione, l’intuizione in desiderio, il desiderio in destino. Un girotondo dell’anima che ha saputo vivere anche nella sua esistenza: la sua gloria è inciampata nel delirio e nell’ossessione che solo chi ha per la vita un amore sfrenato riesce ad intuire e ad essa abbandonarsi. Senza tregua.

Ora questa discriminazione non lo calunnia, a mio avviso. È la firma ad un altro suo libro: magari senza il suo alter ego, Nathan Zuckerman. Il personaggio immaginario che ha firmato capolavori e che oggi sarebbe furiosamente sotto l’occhio torbido di movimenti che, seppur combattono temi aberranti, come la violenza e l’abuso, spesso, diventano attraverso certi personaggi, tsunami diffamanti che reclutano terrore e drammi.

Dove è la verità non possiamo saperlo: da una parte abbiamo il dovere di difendere la vita da ogni tipo di violenza, dall’altra non possiamo accettare che il genio venga colpevolizzato dalla sua voglia di vivere. Bailey uomo appartiene alla prima, Roth alla seconda.

Ma ha senso bloccare un libro perché il suo autore è stato (forse) un maledetto figlio di puttana?

Su questo ci sia consentito di avere dubbi e ricordare che se dovessimo applicare tale criterio in generale, ci sarebbero centinaia e centinaia di libri di persone bigotte, misogine e miscredenti che potrebbero essere rimossi dalla circolazione e gettati nel dimenticatoio.

Sarebbe più lo stesso mondo?

Un uomo non avrebbe i due terzi dei problemi che ha se non continuasse a cercare una donna da scopare. È il sesso a sconvolgere le nostre vite, solitamente ordinate.
Philiph Roth

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.

Exit mobile version