Intraprendere un viaggio non sempre è sinonimo di preparare bagagli e prenotare alberghi o mezzi di trasporto.
Girovagare con il desiderio di accrescere la propria conoscenza, assorbendo tutto quanto ci viene proposto, si può espletare nella maniera più semplice possibile se si vive in una città dove ogni angolo, androne o giardino riescono a raccontare e a trasportare lontano nel tempo e nello spazio, liberando la fantasia, con la consapevolezza di potersi ritrovare in un luogo delle meraviglie così, quasi per caso.
Un giorno, gironzolando nel centro storico, a metà strada tra piazza del Gesù e San Domenico Maggiore, in quella parte del decumano inferiore meglio conosciuto come Spaccanapoli, mi sono imbattuta in un mastodontico portone rivelatosi una tra le dimore storiche più belle di tutta Napoli: Palazzo Venezia.
Vero scrigno di armonica fattura, risalente al XIII secolo, deve il suo nome al dono fatto nel 1412 dal re Ladislao II d’Angiò Durazzo alla serenissima Repubblica di Venezia in modo che potesse ospitare i consoli generali veneziani.
In effetti, questa funzione, compiuta per oltre quattrocento anni, permette alla residenza di vivere momenti di vero splendore attraverso restauri ed ampliamenti apprezzabili.
A testimonianza di ciò, in un diploma di concessione del 1512 al doge Michele Steno, si legge chiaramente la posizione dello stabile, che si estende a partire dai terreni di proprietà del convento di San Domenico Maggiore.
Altri tre interventi di ripristino vengono effettuati durante tutto il XVII secolo, ricordati grazie alle lapidi che si incontrano nel cortile interno, il più importante dei quali è immediatamente successivo al terremoto del 5 giugno del 1688.
Viene rimaneggiato lo splendido spazio verde pensile, esempio paradigmatico di quello che è stato il favoloso giardino napoletano, adagiato sul naturale banco tufaceo, attraversato da migliaia di cunicoli, che consentono il giusto drenaggio.
La ricca vegetazione, composta non solo da alberi da frutto ed essenze ornamentali, catapulta, immediatamente, in un’atmosfera monastica, capace di risvegliare i sensi con il profumo persistente di maestose magnolie circondate da palme secolari.
Una particolare attenzione va rivolta all’attigua casina pompeiana, dal particolare colore, che rievoca i fasti imperiali della città distrutta dalla furia travolgente del Vesuvio.
Trasformata, poi, nell’Ottocento, dal giurista Capone, in una raffinata coffee house con annessa camera da concerto, per poter gustare un prezioso te o lasciarsi cullare dal suono di dolci melodie, in un’intimità sconcertante, data l’ubicazione così centrale di tutto lo stabile.
In effetti, si riesce appieno a snocciolare l’emozione tangibile leggendo l’iscrizione latina posta sul tempietto interno, che recita:
CARA DOMUS SED UBIHORTULUS ALTER ACCESSIT QUANTO CARIOR ES DOMINO NUNC ET ADESSE AT ABESSE FORO NUNC TEMPORE EODEM VIVERE MI RURI VIVERE IN URBE LICET A.1818
Da molto tempo tu mi sei cara, o casa, ma da quando un orticello si è aggiunto quanto più cara sei ora al tuo padrone ed io ora posso prender parte alla vita pubblica o non parteciparvi ed allo stesso tempo posso vivere in campagna e vivere in città.
Sulla sinistra del cortile, al primo piano, vi è l’appartamento nobile, che mantiene inalterato il fascino delle epoche trascorse, e dove, grazie all’interessamento dell’associazione L’Incanto, vengono allestite mostre e organizzati eventi, che consentono a noi partenopei di godere, insieme a turisti di ogni dove, di questo luogo ancora oggi poco conosciuto, ma che, sicuramente, vale la pena scoprire insieme ai suoi mille segreti, che narrano dei secoli in cui ambasciatori veneti avevano il compito di mantenere vivi i rapporti commerciali, culturali e non solo tra l’antica Repubblica Marinara e il grandioso Regno.
Autore Rosy Guastafierro
Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.