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Una storia del gioco d’azzardo in Italia

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Gioco d'azzardo


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Un fenomeno sempre più in crescita

Volendo tracciare una storia del gioco d’azzardo in Italia, non possiamo cominciare il nostro racconto dal 2011, anno in cui fu autorizzato l’ingresso nei casinò online come NetBet, perché andando indietro nel tempo scopriamo numerosi indizi del rapporto piuttosto stretto fra i nostri antenati e questo singolare passatempo.

Pensiamo, per esempio, alle quattro sale da gioco in funzione fino all’estate del 2018.

Venezia è quella con più stagioni alle spalle. Anzi, è in assoluto la più antica al mondo.
Ha aperto i battenti nel 1638 col nome di ridotto e ha ospitato migliaia di giocatori, Giacomo Casanova e Carlo Goldoni tanto per citarne un paio. Le altre tre sono sorte nel corso del XX secolo: per prima quella di Sanremo (1905), poi quella di Campione d’Italia (1933), infine, quella di Saint Vincent (1947).

Ma già nell’antica Roma, quella in grado di estendere il proprio domino sulla quasi totalità del Vecchio Continente, il popolo giocava d’azzardo. Lo testimoniano diversi reperti archeologici rinvenuti anche di là dagli attuali confini italici. Lo confermano un paio di affreschi recuperati a Pompei, la città sepolta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio.

Per non scrivere poi delle baratterie, prima dei semplici luoghi di ritrovo, quindi veri e propri casinò ante litteram. Spuntate fra la conclusione del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, facevano da sfondo a giochi con carte e dadi.

E forse non è un caso se una delle opere più conosciute del Caravaggio, pittore vissuto a cavallo proprio del XVI e XVII secolo, raffigura tre giovani intenti a giocare a carte.

Più tardi avrebbero quindi fatto il loro ingresso in società il gioco del Lotto, divertimento che nel 1863 entrò ufficialmente a far parte dei titoli scritti nel bilancio del Regno d’Italia, quindi il Totocalcio, anche se originariamente aveva un diverso nominativo, infine il Totip, dedicato a tutti gli appassionati di corse a cavallo.

Il resto, come anticipato qualche riga sopra, è storia recente.

I mondiali di Francia del 1998 sono il primo evento su cui i giocatori italiani possono scommettere. Un’edizione più tardi, quella asiatica del 2002, ecco il via libera da parte delle autorità alle scommesse tramite web.

Il 2008 rappresenta l’anno della prima partita a poker online su un circuito autorizzato dall’allora AAMS, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.

Oggi volendo fotografare il fenomeno possiamo prendere in prestito le ultime pubblicazioni dell’ADM, il “Libro Blu 2017”, e dell’Eurispes, il “Rapporto Italia 2019”.

Il primo studio illustra che fra gioco offline e gioco online nel 2017 il settore dell’azzardo ha raccolto 101,7 miliardi di euro. Una cifra superiore a quella dell’anno precedente. Sotto forma di vincite sono stati ridistribuiti 82,7 miliardi di euro. Mentre agli operatori del settore sono rimasti 19 miliardi di euro. Il secondo lavoro racconta che il 28,2% degli intervistati, in altre parole tre italiani su dieci, nel corso del 2018 ha partecipato a giochi con vincita in denaro. Il 18,3% solo attraverso la rete fisica, il 2% esclusivamente online, mentre un 7,9% ha puntato indistintamente nell’ambiente virtuale e in quello reale.