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Una settimana di ordinaria idiozia sui social

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Abbiamo imparato che i gattini parlano e dicono ‘Mamma’. Abbiamo scoperto che le volpi e i cerbiatti prendono il cibo dalle mani. E che il drago di Komoro può inghiottire prede delle dimensioni di una capra.

Abbiamo citato 10 aforismi di Nietzsche, 15 frasi di Seneca e 12 di Bukowski, senza aver letto una riga di questi autori.

Ci siamo iscritti a un corso infallibile per fare soldi dell’ultimo Fuffa Guru. Abbiamo comprato online un supporto per telefonino ‘rivoluzionario’ visto su Facebook e abbiamo salvato una ricetta col Granchio blu. Non si sa mai.

Ci siamo arrabbiati quando il solito cretino ci ha provocato sui social. Abbiamo riso da soli guardando Proietti e Totò. E abbiamo fatto wow per un bambino che suona la chitarra come Segovia. E, subito dopo, per una coppia che emette flatulenze d’amoroso accordo.

Per tre giorni abbiamo cambiato compulsivamente l’immagine di copertina su Facebook e ci siamo selfati a raffica per avere la foto più narcisistica del Reame. Abbiamo sghignazzato di una ragazza con le labbra a canotto, per poi scoprire che era nostra sorella.

Abbiamo citato ‘Il libro Rosso’ di Jung per sentirci fighi e intellettuali. Abbiamo messo ‘mi piace’ a perfetti sconosciuti solo per interesse. E condiviso post di sedicenti amici mai visti, per essere trendy.

Abbiamo criticato chi mangia carne, salvo poi abbuffarci di hamburger e salame piccante. Abbiamo condiviso frasi motivazionali, salvo autocommiserarci al primo ostacolo.

Abbiamo commentato foto altrui, cercando in cambio adulazione. Abbiamo insultato influencer e VIP, dimenticando i nostri difetti. Abbiamo messo ‘mi piace’ anche ai post più stupidi per non scontentare gli amici.

Ci siamo schierati con gli ambientalisti, ma nella vita privata gettiamo cartacce ovunque.

Abbiamo compatito con faccine e lacrimucce tutti i cani tristi, ma il nostro, lasciato regolarmente a casa, è depresso e obeso. Abbiamo difeso con veemenza gli immigrati, tenendoci a debita distanza fisica da loro.

Abbiamo criticato il consumismo, indossando solo abiti firmati, persino le mutande. Abbiamo deriso chi si fa i ritocchi, ma spendiamo fortune in creme costose. Abbiamo detto ‘poverini’ ai clochard, evitandoli come la peste nella vita reale.

Ci siamo dichiarati anticapitalisti, inseguendo denaro e lusso senza scrupoli. Abbiamo aspramente criticato i ‘soliti raccomandati’ ma siamo i primi a praticare questo ‘sport’ nazionale con parenti e amici. Abbiamo gridato ‘stop alla guerra’, odiando buona parte del genere umano.

Ottimo. Anche questa settimana abbiamo vinto l’Oscar dell’incoerenza e della stupidità.

Autore Raffaele Mazzei

Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.

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