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Un tetto ai desideri

Desideri


Il dilemma di una crescita che va limitata

Di fronte alla morte, l’aver guidato popoli, o essersi ubriacati in solitudine, è la stessa identica cosa.

Forse dovremmo ricordarcela, almeno ogni tanto, questa riflessione di Jean Paul Sartre, soprattutto quando diamo eccessivo peso alle discordie, siano esse individuali o collettive.

Siamo lacerati dentro

ammoniva Platone, ma come non poterlo essere?

Da un lato la coscienza, con il suo Principio di Realtà, mentre dall’altro le sirene del materialismo ossessivo, con il suo Principio del Piacere; a chi dare retta visto che, consciamente o inconsciamente pensiamo che un giorno tutto finirà?

Che ci piaccia o no, passiamo la vita a frammentarci tra il conscio e l’inconscio, poiché quest’ultimo non è un luogo, bensì un aggettivo; è ciò che non pensiamo deliberatamente, oppure quel che rifiutiamo, spesso antitetico al soggetto cosciente, perché il nostro io individuale è frequentemente in disaccordo con le imposizioni degli istinti della specie a cui apparteniamo.

La vita ci chiede impegno e sacrificio ma la società del “benessere” ci invita a spendere e dilapidare anche quel poco che abbiamo e, possibilmente, a non accontentarci.
Ma è proprio in quel non sapersi accontentare che si diventa facili prede del consumismo, il quale, dopo averci consumati fuori, inizia inesorabilmente a consumarci dal di dentro.

Come difendersi?

Mettendo un tetto ai desideri, cercando di non farsi eccessivamente ammaliare e abbagliare. Molte persone rimangono aggrovigliate perfino nei debiti evitabili, per acquistare cose delle quali potrebbero fare a meno.

Un’auto di lusso non costa di meno solo perché può essere pagata in modo dilazionato, così, anziché accontentarsi di un’automobile modesta, si finisce per fare il cosiddetto passo più lungo della gamba.

E lo stesso vale per la telefonia mobile, come per molte altre necessità maggiori o minori.
Educare i propri figli a non rincorrere l’impossibile, a non pretendere l’eccesso, anche se i loro amici possono ottenerlo, è di vitale importanza per il loro futuro materiale e psicologico.

Purtroppo, se non riescono a stare al passo con determinate compagnie, si sentono emarginati, e questa è una delle tante cause per cui, già in giovane età, si ritrovano a fare uso di tranquillanti, psicofarmaci o, peggio ancora, di alcol e droga.

Non è possibile combattere in breve tempo un sistema economico sempre più alla deriva, ma è pur sempre attuabile una sana educazione a partire fin dalla più tenera età.

E perché dico dalla più tenera età?

Semplicemente perché molti genitori ancora non sanno che dopo, quando le abitudini si saranno già formate – e ciò accade nei primissimi anni dell’infanzia – sarà certamente di gran lunga più difficile porvi rimedio.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.

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