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Un popolo di asini di Buridano alle prese con la FOBO

Asino - FOBO


Per cercare di capire Internet, il funzionamento della rete e i suoi talora perversi meccanismi mentali e algoritmici, la filosofia medioevale può essere di non poco aiuto.

Oggi è il turno di Giovanni Buridano che, seppur ritenuto fondamentale per comprendere la cosmologia aristotelica, è ricordato principalmente per il paradosso dell’asino.

Immaginate un asino affamato, che si trova esattamente in mezzo a due mucchi di fieno identici, con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua. Nessuna immagine, segno, odore che dia ad uno dei due mucchi quel qualcosa in più che spinga l’incerto animale a dirigersi verso l’uno o l’altro. Resta quindi immobile a guardarli, incapace di scegliere, fino a quando non muore di fame.

Mai immagine come quella dell’asino di Buridano è attuale e descrive il mondo di Internet e la FOBO: la, vale a dire la paura che possa esistere una scelta migliore di quella che potremmo fare.

In un passato a molti sconosciuto, ma non proprio lontanissimo, esistevano soltanto uno o due canali televisivi, che limitavano la possibilità di scelta dei programmi; l’informazione, ad esempio, andava in onda in fasce orarie che dovevano essere rispettate, così come quelle dei programmi delle diverse categorie.

Poi siamo passati ad una programmazione con più canali, su tutto l’arco della giornata, e l’utente ha avuto maggiori possibilità di scelta. Oggi, con le TV a pagamento, possiamo anche vedere h24 e sette giorni su sette il programma preferito o una delle serie che spopolano sulle piattaforme in streaming.

La scelta non è limitata, bensì infinita e, oggi, l’asino di Buridano può essere l’utente di Internet: ogni persona a cui vengono offerte ogni giorno migliaia, se non milioni, di alternative tra le quali poter optare e, laddove scelga, potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Non vogliamo fare riferimento solo ai programmi di svago, bensì ad ogni possibile settore, da quello lavorativo ai gruppi cui poter partecipare, dalle discussioni tra amici a quelle di sport o di cucina, dai giochi fino a tutto ciò che volete.

Riflettiamo sul numero di canali TV su cui fare zapping prima di poter scegliere un programma o di siti che offrono qualsiasi cosa.

È pertanto normale, fisiologico, umano, che ad un numero maggiore di possibilità di scelta si affianchino maggiori dubbi su che cosa scegliere.

Ed è allo stesso modo ancora più umano che, tutto ciò, contribuisca a ingenerare la paura di sbagliare scelta, di fare quella sbagliata e che, se avessimo aspettato anche pochi secondi, o se avessimo fatto click solo un attimo prima, avremmo avuto qualcosa di meglio.

Fear Of Better Opportunuty, viene definita. È una paura: è la condizione in cui una persona esita o si blocca nel prendere una decisione perché teme che potrebbe esserci un’opportunità migliore disponibile.

Questa paura può manifestarsi in vari ambiti della vita, come carriera, relazioni o decisioni finanziarie. Chi soffre di FOBO potrebbe rimandare le decisioni o perdere opportunità significative per la costante ricerca di qualcosa di migliore che potrebbe non esistere.

Cosa potrebbe fare l’utente di Internet messo di fronte a queste migliaia di mucchi di fieno?

Oltretutto nell’impossibilità non solo di conoscerli tutti, ma anche di verificarne la bontà, l’origine, chi li ha messi davanti a noi, che cosa si nasconde dietro ciascuno di questi invitanti e, all’apparenza, prelibati banchetti?

Potrebbe accadere per la scelta delle scarpe e, magari, attratti da una caratteristica esaltata o dal prezzo basso, il giorno dopo siamo costretti ad acquistarne un altro paio.

Potrebbe accadere anche nella scelta dell’influencer da seguire, per poi scoprire che abbiamo per anni idolatrato truffatori o chi si è arricchito alle nostre spalle ballando in piscina.

Ma potrebbe accadere anche su argomenti più delicati e qualcuno si convince che si possa curare il cancro con clisteri di caffè e bicarbonato, che la terra è piatta, che l’Australia e il Molise non esistono, che Angela Merkel, nata nel 1954 sia figlia di Hitler, che si voglia imporre in Italia l’uso dei numeri arabi nelle scuole per includere i figli degli immigrati o che qualcuno voglia sterminare l’umanità con scie chimiche che fuoriescono dagli aerei. Come se fosse così complicato un bombardamento mirato.

Internet, non smetteremo di dirlo, non rappresenta il male. Ma può creare un popolo di utenti che trascorre il proprio tempo scrollando contenuti virali senza decidere alcunché.

È un danno solo per loro?

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.

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