Quest’anno, il premio Nobel per la fisica è stato assegnato a John Hopfield e Geoffrey Hinton per i loro studi pionieristici sulle reti neurali artificiali, una delle basi fondamentali dell’intelligenza artificiale moderna.
Allo stesso modo, Demis Hassabis e John Jumper hanno ricevuto il Nobel per la chimica per aver utilizzato l’AI per prevedere la struttura delle proteine, aprendo a nuove opportunità nel campo della medicina e della biotecnologia.
Questi riconoscimenti dimostrano quanto l’intelligenza artificiale stia diventando una parte integrante della nostra vita quotidiana, anche se molti di noi non ne sono pienamente consapevoli.
Pensate, per esempio, a un elettrodomestico comune come il microonde programmabile. Quando impostate il tempo di cottura e il livello di potenza, l’AI integrata nel dispositivo può ottimizzare il processo di riscaldamento in base al tipo di alimento. Questo non solo semplifica la cottura, ma contribuisce anche a risultati migliori.
Un altro esempio di AI che utilizziamo nella vita di tutti i giorni è il termostato intelligente, che impara le nostre abitudini e regola automaticamente la temperatura della casa per garantire comfort e risparmio energetico.
Questi strumenti quotidiani non sono solo pratici, ma evidenziano anche come l’AI possa migliorare l’efficienza della nostra vita domestica.
Tuttavia, non possiamo ignorare i rischi e le sfide etiche legati all’uso dell’intelligenza artificiale. Ogni volta che interagiamo con tali dispositivi o utilizziamo applicazioni online, stiamo fornendo dati personali che possono essere raccolti e analizzati.
La profilazione dei dati è un aspetto importante da considerare: mentre le aziende utilizzano queste informazioni per creare pubblicità più mirate e suggerimenti personalizzati, c’è il rischio che la nostra privacy venga compromessa e che i nostri dati vengano utilizzati in modi che non abbiamo autorizzato.
L’intelligenza artificiale, quindi, non è solo un’innovazione tecnologica; rappresenta anche una questione complessa, che coinvolge diritti, privacy e responsabilità. È fondamentale che le aziende che utilizzano l’AI adottino pratiche etiche e trasparenti, assicurandosi di proteggere i dati dei consumatori e di rispettare la loro privacy.
In un mondo in cui l’AI è sempre più presente, è essenziale rimanere informati e chiedere maggiore protezione dei nostri diritti, affinché questa tecnologia continui a migliorarci la vita senza compromettere ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra dignità e il nostro controllo sui nostri dati.
E tutto ciò ci riguarda in prima persona, e ne dovremmo essere consapevoli riflettendo le nostre azioni online.
Ogni volta che clicchiamo “mi piace” su un post, commentiamo o condividiamo contenuti, stiamo contribuendo a creare un profilo digitale di noi stessi, che viene utilizzato dalle aziende per personalizzare le loro offerte e strategie di marketing.
Questo è un punto cruciale: nel premio Nobel attribuito quest’anno c’è molto più di un semplice riconoscimento scientifico; c’è una parte di noi, dei nostri comportamenti e delle nostre preferenze, che abbiamo inconsapevolmente fornito a Internet.
In questo contesto, sarebbe fondamentale imparare a leggere le privacy policy dei servizi che utilizziamo, quelle dei social, delle piattaforme di acquisti. Spesso, questi documenti possono sembrare noiosi e complicati, ma contengono informazioni vitali su come vengono raccolti, utilizzati e condivisi i nostri dati.
Comprendere cosa accade ai nostri dati può aiutarci a prendere decisioni più informate su quali piattaforme utilizzare e come interagire con esse. Siamo noi a dover pretendere maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle aziende, affinché le nuove tecnologie, come l’AI, siano usate per il nostro beneficio e non contro di noi.
Essere informati e critici nei confronti delle tecnologie che utilizziamo quotidianamente è un passo essenziale per proteggere la nostra privacy e i nostri diritti.
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo sempre più centrale, è nostro dovere essere vigili e assicurarci che l’innovazione non avvenga a scapito della nostra sicurezza e libertà personale.
Solo così potremo garantire che il futuro dell’AI sia etico e rispettoso della dignità umana.
Non siamo pedine, ma soggetti attivi della rivoluzione digitale; basta volerlo.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.