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UGL Frosinone, Fase 2: proposte su sicurezza e lavoro in agricoltura

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Enzo Valente


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Attenzione alla salute dei lavoratori, occupazione dei percettori di redditi statali nel comparto agricolo, tornare alle produzioni di beni fondamentali

Riceviamo e pubblichiamo.

Attenzione alla salute dei lavoratori nella fase 2, impiego nelle attività agricole dei percettori di redditi statali, ritorno alla produzione in Italia di beni fondamentali mettendo un freno alle delocalizzazioni.

Questi gli aspetti chiave che, secondo il Segretario Provinciale dell’UGL Frosinone Enzo Valente, dovrebbero fare da punto di riferimento per la fase della ripartenza.

Spiega Valente:

Ci apprestiamo a vivere un momento delicato perché molte delle attività produttive ferme stanno per riaprire le produzioni.

Siamo favorevoli al ritorno al lavoro ma invitiamo i datori al senso di responsabilità affinché tutti i protocolli di sicurezza vengano rispettati limitando al minimo il rischio di contagio tra le maestranze.

Occorre dunque un nuovo approccio alla sicurezza negli stabilimenti. Pensiamo altresì che sia necessario che la fase 2 venga caratterizzata dal coinvolgimento, dalla condivisione e dalla partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali.

Dalla UGL arriva poi una doppia proposta.

Sottolinea il Segretario Provinciale:

Visto che oggi c’è carenza di manodopera in agricoltura, suggeriamo al Governo, come già fatto da alcuni presidenti di Regione, di impiegare i cittadini italiani, percettori di redditi da parte dello Stato, nel comparto agricolo, con retribuzioni e orari di lavoro dignitosi, ripristinando i voucher, per riappropriarci delle attività produttive delle campagne e combattere anche in questo modo la dilagante disoccupazione, strascico inevitabile dell’emergenza sanitaria.

L’auspicio è che quanto accade sia di lezione per un nuovo modello di sviluppo e società, che dovrà essere diverso quello costruito negli ultimi 20 anni, dominato dalle grandi lobby finanziarie e dalla loro corsa al profitto.

Conclude Valente:

Dobbiamo rimettere al centro dei processi le donne, gli uomini ed il lavoro. Nel nome del profitto molte aziende hanno deciso di delocalizzare in Asia le loro produzioni impoverendo il nostro Paese. Ci siamo resi conto che, nel periodo di bisogno, in molti ci hanno voltato le spalle.

Abbiamo però anche scoperto di essere in grado, mettendo da parte la burocrazia, di convertire le attività in tempi brevi per la produzione di prodotti indispensabili, beni di prima necessità di cui abbiamo realmente bisogno come, ad esempio, i dispositivi di protezione individuale e sanitari. Dobbiamo tutti essere consapevoli che il mondo del lavoro dovrà cambiare.