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UGL: Da nord a sud non si fermano aggressioni sugli operatori sanitari

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Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute


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Giuliano: Per la loro sicurezza azioni incisive e rivoluzione culturale

Riceviamo e pubblichiamo.

Nonostante l’introduzione dell’arresto in flagranza, anche differita, per chi si rende protagonista di aggressioni nei confronti del personale sanitario gli episodi di violenza non accennano a diminuire.

Nel giro di poche ore abbiamo registrato la folle aggressione a Vallo della Lucania dove un infermiere ed un autista di un’ambulanza sono stati selvaggiamente colpiti con un martello da una persona che avevano soccorso.

Poi quella avvenuta a Belluno dove un’infermiera è stata minacciata con un coltello e quindi raggiunta da una serie di pugni sferrati da un tossicodipendente a cui era stata negata una dose di metadone.

In entrambi i terribili episodi gli aggressori erano muniti di oggetti atti ad offendere ed il bilancio di questi ennesimi gesti scellerati poteva essere pesantissimo.

Lo dichiara in una nota Gianluca Giuliano, Segretario nazionale della UGL Salute.

Il sindacalista conclude:

Se nel primo caso l’aggressore è stato arrestato in ossequio alle nuove norme sancite dal decreto antiviolenza nel secondo invece è scattata una denuncia a piede libero.

Un provvedimento che riteniamo attenuato rispetto alla violenza del gesto compiuto e della pericolosità rappresentata dalla minaccia verso l’operatrice con un coltello.

Secondo la relazione presentata a marzo 2024 in Parlamento dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie nel 2023 si sono registrati 16mila episodi di aggressioni su operatori.

In un quadro così drammatico un ulteriore attacco verso i professionisti, seppure a parole, è arrivato da Foggia.

Il Direttore generale dell’Ospedale Riuniti Giuseppe Pasqualone, commentando l’aggressione subita da alcuni sanitari da parte dei parenti di una giovane paziente deceduta aveva parlato di: “difetto di comunicazione dei medici con la famiglia”.

Parole che definire inopportune è poco e che sono quasi sembrate giustificare l’assurdo epilogo della vicenda, che ha messo a serio rischio l’incolumità del personale in servizio.

La misura ormai è più che colma. Servono quindi azioni incisive.

Chiediamo che l’attivazione degli impianti di videosorveglianza nelle strutture, prevista nel Decreto-legge 137/2024, venga accelerata al massimo considerando che filmati ed immagini fotografiche possono avere valenza di prova nei confronti degli aggressori.

E che, in accordo con il Ministero degli Interni, tornino ad essere operativi i posti fissi di pubblica di sicurezza in tutti gli ospedali, nessuno escluso, che dovranno essere aperti 24 ore su 24.

Per mettere in sicurezza gli operatori c’è anche bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale che riesca a proporre ai cittadini l’esatta percezione del ruolo sociale svolto al servizio dell’intera nazione.