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UGL: Criticità del SSN non si risolvono con professionisti dall’estero

UGL - Giuliano


Giuliano: ‘Investire sul grande patrimonio di operatori italiani, sulla loro valorizzazione, per una nuova e più giusta sanità’

Riceviamo e pubblichiamo.

Lasciamo Magellano al suo ruolo storico di circumnavigatore.

Perché il progetto utilizzato in Lombardia per portare 12 studenti di infermieristica provenienti dal Sud America a perfezionarsi in un percorso formativo di sei mesi in Italia rappresenta l’ennesimo schiaffo alla sanità italiana svilendo, come sta accadendo da tempo, le professioni sanitarie italiane.

Non è facendo reclutamento all’estero, come sta accadendo in varie regioni, che il nostro SSN può far fronte alle criticità, generate da anni di impoverimento causato da tagli indiscriminati.

Gli investimenti, lo ribadiamo con forza, vanno fatti sul personale italiano sia in servizio che futuro.

Se per un infermiere che arriva dal Perù o dal Paraguay gli emolumenti offerti nel nostro Paese sono altamente attrattivi e per un nostro operatore bastano appena ad arrivare alla fine del mese il quadro è ben chiaro.

Le professioni sanitarie in Italia continuano ad essere sottopagate.

Lo dichiara il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano.

Conclude Giuliano:

Ed entrando ancora più nello specifico: investiamo risorse per il semestre in cui i futuri infermieri sudamericani dovranno imparare la lingua, adeguarsi ai nostri protocolli, entrare in contatto con una sanità differente da quella del loro Paese.

Concluso il ciclo torneranno in patria per laurearsi e quindi far ritorno in Italia. Chi ci assicura che questo accadrà ed il dispendio di risorse ed energie per la formazione non sarà stato speso invano?

Per questo chiediamo alla politica di riflettere e capire che il nuovo SSN deve assolutamente fondarsi sugli operatori già presenti in Italia. Investire rendendo i loro stipendi dignitosi, garantendo i giusti avanzamenti di carriera, tutelare la loro incolumità rendendo sicuri i luoghi di lavoro sono le priorità.

Se i giovani non scelgono più le professioni sanitarie è perché queste sono state nel tempo svilite. Se tanti professionisti italiani scelgono di varcare le frontiere per accettare migliori condizioni di lavoro la risposta non può essere quella di cercare in operatori stranieri i loro sostituti.

Lo ripetiamo, bisogna investire sul grande patrimonio di operatori italiani, sulla loro valorizzazione, per una nuova e più giusta sanità.

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