I dettagli dell’intesa
Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ieri attraverso un tweet ha annunciato che l’accordo sui migranti tra Unione Europea e Turchia è stato all’unanimità e che da domani, 20 marzo, inizieranno le procedure affinché tutti coloro che sono arrivati illegalmente nelle isole greche vengano rimandati in Turchia. Dei 28 Paesi presenti solo l’Ungheria e la Slovacchia non hanno dato la loro disponibilità al piano di ricollocamento dei migranti.
Cosa prevede l’accordo?
I migranti ed i profughi sulla rotta balcanica saranno rimandati in Turchia. Anche i profughi siriani, compresi quelli che hanno presentato richiesta d’asilo in Grecia, verranno rimandati indietro. Si cercherà di stabilire una data d’ingresso dei migranti in Grecia in modo da capire chi avrà il diritto di restare e chi invece dovrà essere riportato in Turchia. Per rispettare le leggi internazionali, visto che i 28 leader presenti hanno spinto in modo massiccio affinché venissero rispettati i diritti umanitari internazionali, i migranti saranno registrati e le richieste d’asilo saranno esaminate singolarmente dalle autorità greche. In questo modo si spera di evitare espulsioni collettive, in linea appunto con le leggi internazionali. Chi non vorrà esser registrato oppure a chi verrà respinta la domanda di asilo dovrà tornare in Turchia. L’intera la fase del ‘rimpatrio’ sarà supervisionata dall’UNHCR e tutti i costi saranno coperti dall’Unione Europea; essa, inoltre, si impegna ad accertare che i migranti che torneranno in Turchia siano protetti secondo gli standard internazionali.
Verrà applicato il metodo dell’uno contro uno: per ogni profugo siriano che verrà preso dalle isole greche e rimandato in Turchia, un altro siriano verrà trasferito dalla Turchia all’UE attraverso canali umanitari. La precedenza verrà data a donne e bambini ed a coloro che non sono stati già ‘rimpatriati’ dalla Grecia. Il tetto massimo di siriani che potranno essere reinsediati in Europa è di 72 mila: se questa soglia non viene superata significa che l’intesa sta funzionando; se invece vengono oltrepassati i 72 mila reinseriti e gli altrettanti rimandati allora l’accordo verrà interrotto perché vorrà dire che l’obiettivo dell’accordo, cioè intimare la diminuzione del flusso migratorio, non sarà stato raggiunto.
La Turchia chiede la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi a partire dal primo giugno di quest’anno.
Cosa ci guadagna la Turchia da tutto questo? Ovviamente soldi, l’Unione Europea infatti accelererà il versamento di 3 miliardi di euro, già stabilito con vertice di novembre, in aiuti umanitari destinati appunto ad Ankara per la gestione dei campi profughi. È prevista una seconda ondata di aiuti, sempre di 3 miliardi, entro la fine del 2018, ma a patto che vengano spesi questi 3 miliardi. Forse volevano dire: a patto che questi soldi vengano impiegati realmente per l’obbiettivo a cui sono stati destinati? Non è dato sapere.
Ma i benefici della Turchia non sono finiti qui, perché l’Europa si prepara a vagliare la decisione dell’ingresso del paese nell’UE.
Il Premier turco, Ahmet Davutoglu ha celebrato l’accordo definendolo “una giornata storica” ed affermando che Turchia ed Europa hanno lo stesso destino e le stesse visioni: “non c’è futuro per la Turchia senza l’Europa e non c’è futuro per l’Europa senza la Turchia”. Le parole del Presidente turco Erdogan invece non sono state così distese e diplomatiche. Il Presidente ha fatto ben capire che non ci sta a prendere lezioni dall’Europa su come gestire i migranti ed inoltre ha accusato i paesi europei di avere un atteggiamento ambiguo nei confronti dei terroristi e li invita ad interrompere il sostegno al partito curdo PKK (considerato illegale e tacciato di essere un movimento terrorista).
Se le reazione che giungono dai leader europei sono sono positive, anche se questo accordo non rappresenta la soluzione ottimale e definitiva ai grandi flussi migratori che stanno arrivando in Europa: rimane ancora da discutere dell’Africa ed in particolare della rotta Libia-Italia di cui proprio oggi parleranno in una riunione l’Alta rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, il Premier italiano Matteo Renzi, il Presidente francese Francois Hollande, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il Premier maltese Joseph Muscat, quello spagnolo Mariano Rajoy e quello britannico David Cameron i quali prevedono di passare al piano B, ovvero interventi sulle coste che però incontrano le resistenze delle forze libiche; ma tornando a dove eravamo rimasti, quelle negative arrivano dalle varie organizzazioni umanitarie non governative come Save the Children, Oxfam che hanno definito questo accordo deludente e come un abuso di disumanità. Anche il Vaticano ha deciso di far arrivare la sua voce affermando che “sembra quasi che i diritti umanitari non trovino più posto in Europa”.
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.