Il turismo seleziona il mondo.
Marguerite Yourcenar
È fuori ogni discussione che l’impatto della pandemia sulla filiera dell’industria italiana sia stato ed è, su taluni comportamenti, ancora devastante.
Dall’inizio del 2020 alla fine di aprile il numero totale degli arrivi aeroportuali in Italia è diminuito del 64,5% rispetto al primo quadrimestre 2019.
A giugno, i volumi delle prenotazioni aeroportuali estive – fino ad agosto – effettuando un benchmark con la Spagna e Francia, dimostrano, ex novo, una forte caduta delle prenotazioni sia in Italia che negli altri Paesi presi in considerazione: circa 235mila prenotazioni di passeggeri aeroportuali internazionali per l’Italia, poco meno di 231mila per la Spagna e poco più di 193mila per la Francia.
Ed ecco che l’Italia, pur generando il maggior numero di prenotazioni on work raggiunge anche il calo più profondo: -87,1% rispetto al -86,5% della Francia e al -84,5% della Spagna.
Il Belpaese che ricomincia punta al recupero dei 65 miliardi di euro previsti in perdita dagli scenari attuali, dove la ripresa maggiore è attesa per il mercato interno. Insomma, l’analisi conclude che nel biennio 2020 – 2021, le imprese che producono nella filiera travel & tourism potrebbero infatti subire perdite dei ricavi dai 29 ai 64 miliardi di euro, con contrazioni significative in alcuni settori come quello alberghiero, delle agenzie di viaggio, della ristorazione e dell’autonoleggio. L’assenza di turisti stranieri potrebbe costare 8 miliardi solo all’agroalimentare italiano.
Tutte le analisi rese ad oggi disponibili – si leggano ad esempio quelle di McKinsey e del JRC – dimostrano che saranno impattati gravemente i lavoratori più deboli: dipendenti a termine, lavoratori stagionali, proprio specie nel turismo, occupati a più bassa qualifica e con meno possibilità di lavoro da remoto. Le difficoltà occupazionali saranno poi molto più forti per i giovani.
Le stime disponibili stabiliscono all’unisono la previsione di una risalita lenta, con un tasso di occupazione a fine 2021 che potrebbe essere sensibilmente più basso di quello di inizio 2019. Tendenzialmente cresceranno le disuguaglianze sociali, non solo in Italia, come ricordato anche dal FMI.
Un boom in negativo che genera ossessione e paura condizionata da uno stallo apparente di idee e di azioni soprattutto dalle Istituzioni; nonostante l’Unione Europea stia introducendo manovre per un approccio coordinato al turismo con misure socioeconomiche. Anche se il Governo ha reso operativo il bonus vacanze da 500 euro. Un bonus che spetta alle famiglie con un ISEE fino a 40mila euro e potrà essere speso, fino al 31 dicembre, presso alberghi, agriturismo, e b&b in Italia, che sarà disponibile dal 1° luglio tramite la nuova app dei servizi pubblici “io.italia.it”.
Ma va tenuto sotto stretta osservazione il fenomeno del ritorno forte del contagio: i mercati globali continuano a muoversi al ritmo della paura per una possibile seconda ondata Covid-19, guardando con ansia soprattutto a quello che sta accadendo in Cina. Tanto è vero che, la Banca Centrale Cinese ha tagliato i tassi sui prestiti a 14 giorni, iniettando sul mercato quasi 10 miliardi di dollari a supporto del sistema finanziario. Allentamento anche sulle operazioni ancor più a breve termine, quelle a sette giorni per intenderci.
Inoltre, è stato definito che da un’indagine di mercato al periodo maggio – ottobre, le diminuzioni più evidenti nelle prenotazioni sono quelle dai mercati long-haul: Giappone, -80,9%, Brasile, -74,4%, Sud Corea, -72,9%, come gli USA e, infine, Australia, -70,2%, frenate dalla prospettiva di una riapertura ritardata dei voli.
Nel monitoraggio settimanale sull’Italia si stabilizza la diminuzione delle prenotazioni dal 1° giugno al 12 luglio pari al -91,4%, dovuta alla flessione della Cina del -99,4% ma diffusa anche a tutti gli altri mercati di origine, sebbene minore nei flussi dalla Francia, -86,6%, e dai Paesi Bassi, -84,6%.
Ciononostante, l’inizio dell’estate ha portato una rinascita che sta motivando i viaggiatori, oggi più spinti a non rinunciare alle vacanze anche grazie all’apertura delle frontiere regionali e alla ripresa di alcuni voli interni ed internazionali.
L’Italia fa paura ma meno rispetto ieri, pur non essendo appieno un Paese Covid free. Difatti, a fine di maggio si contano oltre 753,7mila citazioni sul viaggio nello Stivale – di cui 50mila apparse sul web e 703,7 mila dai social – che hanno comportato 207,1 milioni di interazioni. Così come sta diminuendo progressivamente lo spazio dedicato dai più importanti quotidiani europei e americani al tema Covid nella Penisola e oltre 618mila passaggi di gradimento, di cui 85.400 di stima, 335.200 di triste empatia, 60.300 di meraviglia, siano stati riversati verso la nostra nazione.
Insomma, pare ci sia una reazione ma, allo stesso tempo, si rivela timorosa e attendista. Restano da riportare, con amarezza, i dati di una previsione che ci informa che la regione in cui la caduta dei ricavi nel prossimo biennio sarebbe più seria rispetto ai fatturati previsti in uno scenario senza lo shock del Covid-19 è il Lazio, con 7 miliardi in meno nello scenario base e 15 mld in meno nello scenario pessimistico, seguita da Lombardia e Veneto.
Il trend di contrazione si rivelerebbe grave in Sardegna, -25,5% nello scenario base e -53% in quello pessimistico, e in Trentino-Alto Adige, -24,3% nello scenario base e -50,1% in quello pessimistico, regioni che apparirebbero ai primi posti per tasso di perdita del fatturato nel biennio 2019 – 2021 insieme alle Marche. In entrambe le situazioni nessuna regione recupererebbe nel 2021 i livelli di fatturato pre-Covid-19.
Non aiuta quanto emerge da una ricerca apparsa su Scienze dell’Università di Princeton, capeggiati da Rachel Baker: il caldo e l’umidità difficilmente rallenteranno il virus. Poche speranze a leggere lo studio, nonostante altre ricerche disegnino contesti migliori, suggerendo che i fattori climatici, come l’umidità, possano influire sulla trasmissione dell’agente patogeno, ma rimane ancora da chiarire se questi siano in grado di cambiare la sorte della pandemia per il resto del 2020, vista la bassa immunità della popolazione al virus.
Per analizzarlo con maggiore causa, i ricercatori hanno utilizzato un modello epidemiologico basato con i dati USA su altri quattro Coronavirus stagionali in circolazione. Nelle simulazioni effettuate per diverse città ad alte latitudini e più tropicali, hanno notato che anche nelle città tropicali, le cui condizioni dovrebbero ostacolarne la trasmissione, la crescita dell’epidemia rimarrebbe comunque elevata.
Essi hanno affermato anche che, mentre gli effetti del clima possono comportare modesti mutamenti sulle dimensioni del picco e la durata della pandemia, il clima estivo verosimilmente non arginerà la salita della pandemia, che viene più indirizzata nella sua traiettoria dalla popolazione non ancora immune.
I risultati, evidenziano gli studiosi, consigliano che le persone che ancora non si sono ammalate sono il fattore guida nella diffusione del virus durante l’estate e, a meno che non vengano rispettate misure di controllo efficaci, è assai probabile un alto numero di casi di Covid-19 nei prossimi mesi, anche nelle aree più calde e umide.
Il sole sorge, la tintarella ci seduce ma la paura o, quanto meno, un razionale timore, persiste e si scontra con il trend epidemico che, finalmente, non è più il solo polo di interesse delle ricerche web sull’Italia, pur se resta che il nostro Paese risente fortemente e maggiormente del calo delle presenze straniere e delle bombe news che lanciano allarmismi e fanno crollare le poche certezze cumulate post-isolamento.
Non bisogna creare panico e scoraggiare chi vuole e lavora preziosamente per la ripresa: consapevoli che storicamente il turismo è stato colpito diverse volte dalle crisi sanitarie, economiche, terroristiche, ma si è sempre ripreso.
È vero che questa crisi è inverosimile, senza precedenti, ma il turismo resta l’oro della nostra economia e quindi deve ripartire, prima o poi. Ripartire sì, sfruttando l’occasione per lavorare sugli errori e gli orrori che spesso hanno comportato gravi conseguenze anche sul bilancio delle nostre strutture turistiche, offendendo l’onesta nomea di alcuni centri di interesse.
Sarà, quindi, necessario lavorare su un cambiamento atto a rispondere ai mutamenti celeri della domanda. Dobbiamo ripensare e reinventare, per perfezionare le competenze manageriali, organizzative e tecnologiche; è un dovere fare una riflessione comune su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel passato; quali siano state le principali criticità affrontate, a cui, per mancanza di tempo o per puro opportunismo, a volte, non si è potuto dare soluzioni immediate, gestendo con burocrazia asfissiante e/o con affarismo spietato le emergenze; va soprattutto analizzata la domanda per capire cosa vorranno i turisti nel futuro.
Ogni cosa toccata dal Covid è cambiata: dobbiamo impararlo. Come se due generazioni si scontrassero nello stesso lasso di tempo. Stiamo vivendo un accavallamento sociologico, uno tsunami che imperverserà ancora per anni e che pagheremo per decenni. Su queste rovine abbiamo l’obbligo di costruire.
Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
Marguerite Yourcenar
Nel campo turistico è giunto il momento di pensare alla crescita formativa del settore, alla formazione professionale, alla trasformazione digitale, al rinnovamento della stessa offerta turistica.
Va livellata la professionalità alle nuove esigenze, lasciando per strada l’inesperienza e i soggetti senza spessore culturale e interesse al futuro del turismo. Spesso ci si imbatte in operatori schiavi di un processo superato e arrugginito dalle logiche selvagge del gratta-tasca al turista. Quest’ultimo non deve essere oggetto di adescamento ma di focalizzazione e fidelizzazione atta a sfruttare l’effetto domino di un passaparola coinvolgente.
L’aspetto professionale ruota intorno alla crescita e allo sviluppo dell’innovazione e dell’approfondimento con la possibilità di monitorare in real time il proprio business. Social media marketing e consultant utili alla promozione, soprattutto, orientandosi verso un invito ai turisti di scoprire le bellezze sincere del Paese.
Bisognerà saper raccontare il territorio impegnandosi nel costruire una comunicazione positiva e rassicurante con un lavoro di branding tale da farsi ricordare dai clienti acquisiti e da quelli potenziali. Non ha senso investire in acquisizione di nuovi, specialmente perché la domanda è latente, sia per l’incertezza sia per la paura che ancora regnano.
È importante, però, focalizzare la strategia sulla parte alta del funnel di conversione. Bisogna, quindi, concentrarsi sulla percezione del prodotto turistico offerto. Come dicevamo, è significativo in questo momento analizzare e capire la domanda.
Cosa aspettarci? La diminuzione se non l’estinzione del turista per caso: saremmo sempre più costretti a scegliere maggiormente destinazioni e attrazioni turistiche dove il rischio di affollamenti è inferiore, dove si può ispezionare il flusso dei vacanzieri.
Con forte entusiasmo la domanda per il turismo d’arte, turismo naturalistico e di montagna sarà maggiore. Saremo decisamente più attenti e rigorosi verso standard di pulizia e sicurezza, verso mete che ispirano sicurezza e dove gli affollamenti non sono all’ordine del giorno.
A tutto questo le strutture ricettive, i bar e i ristoranti, le spa, dovranno adeguarsi ai criteri di efficienza e di rispetto alle regole e alle norme in vigore per offrire ai clienti un servizio che rispetti, con serietà, ogni urgenza di igiene sanitaria, il distanziamento e una qualità fuori dall’ordinario.
Sappiamo oggi che le strutture che riescono a recuperare più velocemente quote di mercato sono proprio quelle che puntano maggiormente e saggiamente sulla sanificazione e sulla pulizia dei loro ambienti, ad un riassetto che risponda in maniera completa alle esigenze di un cliente attento e, forse, meno disposto ad accettare atteggiamenti di superficialità. Questo aumenterà inesorabilmente i costi.
Servirà, dunque, una politica di sorveglianza e di equilibrio che le Istituzioni non potranno in nessun modo delegare o delegittimare. Altrimenti ci troveremo di fronte ad un quadro disperato dove a rischiare non sarà solo la filiera dell’industria turistica.
Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati.
Roman Payne
Autore Massimo Frenda
Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.