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TST: Palcoscenici ‘occupati’ da compagnie e artisti del territorio

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Teatro Stabile di Torino


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Tra lavoro e alta formazione professionale

Riceviamo e pubblichiamo.

Se le cose fossero andate in modo diverso, a partire dal mese di aprile i nostri teatri avrebbero finalmente visto debuttare con il pubblico in sala le sette nuove produzioni allestite nei mesi scorsi.

Tuttavia, poiché la riapertura è stata ancora rimandata, mentre alle Fonderie Limone di Moncalieri (TO) continuano a pieno ritmo le prove de ‘Le sedie’ di Eugène Ionesco con la regia di Valerio Binasco in sala grande e quelle di ‘Risveglio di primavera’ di Frank Wedekind con la regia di Gabriele Vacis in sala piccola, lo Stabile ha deciso di accogliere al Teatro Carignano e al Teatro Gobetti di Torino, per tutto il mese di aprile e nel più rigoroso rispetto delle norme di contenimento del Covid, un numero significativo di compagnie e di artisti indipendenti del territorio.

Lo Stabile mette infatti a disposizione i due importanti palcoscenici con dotazione illuminotecnica e fonica, con il supporto di personale tecnico interno, con la disponibilità della direzione e dei responsabili delle aree programmazione e produzione a seguire i lavori in prova, con l’assunzione con contratto di scrittura degli artisti e delle maestranze coinvolte, con l’esecuzione del tampone antigenico ai partecipanti ogni 72 ore, come previsto dal vigente DPCM.

Anche in vista dell’inserimento in cartellone, a partire dalla seconda edizione della rassegna Summer Plays, prevista tra fine giugno e luglio 2021, le 6 compagnie del territorio Lab Perm, Piccola Compagnia della Magnolia, Mulino ad Arte, Accademia dei Folli, Asterlizze Teatro e Giacopini – Vacis proveranno altrettanti spettacoli – ‘Dall’altra parte‘ di Ariel Dorfman, ‘L’Arte del Vivere e del Morire’‘Tragodia Project’ di Domenico Castaldo, ‘Aldiquà di tutto’ di Christian di Filippo, ‘Un pianeta ci vuole’ di Ugo Dighero, Daniele Ronco e Marco Melloni, ‘Signorina, lei è un maschio o una femmina?’ di Gloria Giacopini e Giulietta Vacis, ‘Una cosa che so di certo’ di Giulia Ottaviano e Alba Maria Porto – che hanno come comune denominatore sia l’essere creazioni contemporanee messe in scena da giovani talenti sia la forte attenzione ai temi del presente.

Inoltre, dal 20 al 29 aprile il Teatro Stabile promuove un laboratorio di alta formazione professionale tenuto dal direttore artistico Valerio Binasco, destinato a 4 attrici e a 4 attori del territorio under 35 e a 12 uditori e uditrici. Titolo del workshop, che si svolgerà al Teatro Carignano, è ‘Recitazione, ovvero il gioco della verità’.

Gli attori, selezionati dalla direzione artistica del TST, dettagli all’URL https://www.teatrostabiletorino.it/laboratorio-alta-formazione/, lavoreranno sotto la guida di Binasco sui limiti individuali che ostacolano l’espressività, cercando di conquistare una maggiore consapevolezza dei punti di forza dell’interprete.

Gli 8 partecipanti effettivi saranno scritturati dal TST per il periodo del laboratorio grazie a borse di studio finanziate dai Rotary Club del distretto 2031 Gruppo TO5, Chivasso, Chieri, Settimo Torinese, Torino Est, Torino Nordest, che qui si ringraziano per il generoso sostegno.

Dunque, nel mese di aprile il Teatro Stabile condividerà con la comunità artistica torinese l’utilizzo del Teatro Carignano e del Teatro Gobetti per 43 giorni, coinvolgendo 6 compagnie indipendenti e scritturando oltre 40 lavoratori tra attrici, attori, registi, maestranze tecniche, partecipanti al seminario e videomaker/blogger chiamati a documentare le varie fasi del lavoro per la realizzazione di un diario in streaming, per un totale di quasi 300 giornate lavorative retribuite.

Dichiarano il Presidente Lamberto Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti:

Come già avvenne con il progetto Argo, in questa fase critica lo Stabile ha deciso di svolgere le proprie funzioni pubbliche al servizio delle compagnie e degli artisti indipendenti del territorio, che subiscono le conseguenze più pesanti della prolungata chiusura delle sale al pubblico.

Sappiamo che in diverse città italiane gli artisti e le maestranze hanno occupato i teatri per rivendicare maggiori tutele e soprattutto per invocare la ripresa del lavoro.

Noi intendiamo rispondere in modo concreto a tali urgenti e condivisibili istanze proponendo un modello diverso di “occupazione”, inteso come sostegno alla ripartenza dei processi creativi e produttivi e come opportunità di lavoro e reddito per la comunità locale di artisti, in attesa di un graduale ritorno alla normalità.