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Transilvania, spazio di convivenza

Alba Iulia

Alba Iulia



Questa regione della Romania, che ha conosciuto un’evoluzione storica eccezionale, come spazio di interferenze politiche, culturali e spirituali, esercita, ancora oggi, un fascino speciale su coloro che cercano di scoprirla.

Per gli storici, ma anche per il turista che si reca qui, la specificità della Transilvania risiede nel diversificato patrimonio culturale, fondato sul plurilinguismo e sulla varietà confessionale.

Una coordinata essenziale dell’evoluzione di tale spazio è stata il fenomeno di collegamento – a partire dalla prima forma di identità politico – statale, il ‘voivodato’, tra XII e XVI secolo e, successivamente, nella fase del ‘principato’ – alle trasformazioni politiche, istituzionali, culturali e spirituali provenienti dall’Occidente.

Lo sviluppo storico della Transilvania, sotto l’influenza del modello occidentale del feudalesimo – implicitamente con rapporti di vassallaggio e privilegi di tipo feudale – ha facilitato lo sviluppo dell’economia e della società.

E qui, come ovunque nell’Europa occidentale e centrale, le città rappresentavano luoghi di progresso e cultura. Nei centri urbani della Transilvania il sistema delle associazioni artigianali favorì lo sviluppo dell’artigianato e del commercio.

Attraverso le corporazioni, le élite professionali della Transilvania erano collegate alle tendenze dell’Europa occidentale, essendo convalidate anche dai grandi centri economici del mondo civilizzato.

I capolavori dei professionisti delle corporazioni edili della Transilvania, soprattutto le affascinanti chiese in stile gotico, si possono ammirare ancora oggi nelle principali città della regione.

Il Rinascimento e l’Umanesimo generarono anche in Transilvania un’emulazione a livello delle élite nobiliari, religiose e culturali. La diffusione della stampa consentì l’accesso diretto ai libri e alla conoscenza, qualunque fosse il settore.

La riforma religiosa che accompagnò le trasformazioni della mentalità collettiva significò anche un profondo cambiamento nel rapporto dell’uomo con Dio, con il mondo e con la società.

Durante il Rinascimento si sviluppò un vero e proprio dialogo culturale tra gli esponenti dell’Umanesimo e della Riforma provenienti dalla Transilvania e le figure rappresentative della cultura occidentale.

Il periodo del Principato – a partire dalla seconda metà del XVI secolo – significò anche il governo di alcuni principi ‘illuminati’ – protettori degli studiosi dell’epoca, delle scienze e delle arti – che avviarono riforme in molteplici campi, nello spirito della modernità e della tolleranza religiosa.

Dal punto di vista della tolleranza qui esistente, sono rilevanti anche le azioni di alcune personalità europee che operarono all’interno del noto Collegio Accademico di Alba Iulia.

Le preoccupazioni per la questione dell’uomo universale proprie dell’umanesimo occidentale si ritrovano anche nei rappresentanti transilvani del Rinascimento e della Riforma.

Sempre in quest’epoca di effervescenza culturale, numerosi studiosi europei fanno riferimento alla Transilvania come ad uno spazio che si inserisce in una notevole tradizione di conoscenza, costituendo un vero e proprio collegamento tra Oriente e Occidente, ma anche tra l’antichità greco – romana, il mondo medievale e la modernità.

La diffusione dell’Illuminismo, nel XVIII secolo, trovò un terreno fertile in Transilvania. Lo spirito tollerante, la valorizzazione della meritocrazia e il dialogo con alcune grandi culture d’Europa hanno facilitato l’agglutinazione di questa nuova tendenza culturale.

Le peculiarità economiche, sociali, religiose e culturali della Transilvania influenzarono il modo in cui l’Illuminismo fu assimilato dalle élite di questa regione.

Se in Occidente la filosofia delle luci promuove uno spirito antireligioso e antimedievale per eccellenza, in Transilvania il discorso degli intellettuali cerca di recuperare il passato rilevante e di convivere con la spiritualità cristiana.

In sostanza, la rilevanza dell’Illuminismo in Transilvania risiede nella possibilità che ciascuna etnia e confessione ha avuto di costruire il proprio discorso identitario.

Le élite culturali rumene, ungheresi e tedesche trovarono nell’Illuminismo gli strumenti per comprendere meglio il proprio passato, ma soprattutto per progettare il futuro dei popoli che stavano emancipando.

In Transilvania, lo sforzo di emancipazione dell’Illuminismo non si limitò solo all’aspetto culturale, ma andò molto più in profondità, mirando all’emancipazione nazionale.

Ecco una prospettiva sintetica sulle coordinate che definivano questa pittoresca regione della Romania come uno spazio multiculturale, tollerante, plurilinguistico e pluriconfessionale o, in altre parole, come uno spazio di convivenza.

Ma solo dopo aver visitato i suoi principali monumenti urbani, misteriosi castelli e fortezze, meravigliosi paesaggi e borghi fermati nel tempo, il turista potrà percepire il fascino incomparabile di questa regione.

Autore Antoniu Martin

Antoniu Martin, storico e analista politico rumeno, specializzato nella storia recente e geopolitica. Ha pubblicato diversi libri sul comunismo rumeno e dell'Europa Orientale, nonché studi e articoli su argomenti di attualità nel campo delle relazioni internazionali.

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