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Torno per ferie

Torno per ferie


Certo oggi non è tanto facile godersi la vacanza. Ci sono troppi concorrenti impegnati nello stesso godimento e strenuamente determinati a conseguirlo. Così anche la vacanza è diventata faticosa ed affollata.
Raffaele La Capria 

Le ferie sono un diritto inviolabile del lavoratore dipendente. Lo affermano la Costituzione e la legge. Esse rappresentano quella fase di stacco dall’attività di lavoro e dalla routine quotidiana, in cui è possibile ritrovare le energie psicofisiche e ripartire con slancio al momento del ritorno in ufficio.

Per molti lavoratori italiani richiedere ferie in ufficio non è sempre un processo semplice.

Secondo un sondaggio condotto da The Adecco Group, infatti, il 58% degli intervistati ha sofferto, almeno una volta, del fenomeno del Vacation Shaming: una condizione che impatta in modo particolare Millennials e GenZ alle prese con il timore di andare incontro a ripercussioni lavorative e di scontrarsi con colleghi e responsabili nel momento della richiesta di giorni di vacanza.

Ecco che il solo pensare di tornare al proprio posto di lavoro può diventare motivo di ansia, di stress o di incalcolabile depressione. Le vacanze sono finite e ricominciare a lavorare dopo le ferie, lo abbiamo scritto, è sempre un dramma. Un impegno che va oltre la tua capacità, la tua forza. Sì perché la mente è ancora altrove, hai voglia di rimanere sulla spiaggia o in montagna. C’è stress insomma.

Non per tutti le ferie sono sinonimo di relax. Pur essendo un periodo di svago e distacco dal lavoro, possono, infatti, diventare fonte di stress quando la mente si focalizza sul ritorno al lavoro.

Il pensiero degli impegni lasciati in sospeso, delle telefonate o e-mail a cui rispondere può gettare un’ombra sul periodo di riposo. Nello specifico, stress da rientro, una sindrome riconosciuta a livello medico, che colpisce con uno stato di depressione chi rientra al lavoro o a scuola dopo un lungo periodo di pausa o malattia.

In altre parole, l’ufficio non è il posto adatto dopo le ferie d’agosto. Questo discorso vale per freelance e dipendenti, senza distinzione.

Certo, i liberi professionisti si lanceranno sulla massima che riprende il vincolo della passione:

Fa’ ciò che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita.

Non ci sono vie di fuga. Riprendere a lavorare dopo le vacanze è difficile. Capire e riconoscere che l’ansia da ritorno al lavoro dopo le ferie è un’esperienza comune è il primo passo per gestirla efficacemente.

Non dobbiamo demonizzare questo stato d’animo, piuttosto accettarlo e dare a noi stessi il tempo di attraversarlo. La sindrome post rientro vacanza non è un disturbo grave né nocivo, ma può compromettere il tuo umore e capacità produttiva al lavoro.

Il lato positivo? Questa condizione di disagio e di sofferenza, che colpisce i lavoratori al rientro in ufficio dalle ferie si può prevenire. Combatterla con forza, però, potrebbe essere controproducente.

Dobbiamo ricordare che non siamo macchine: è normale avere momenti di debolezza e non dobbiamo aspettarci di essere sempre al massimo delle nostre prestazioni. La principale strategia da mettere in atto per capire qual è la spinta motivazionale che ci guida nel nostro lavoro, è fermarsi un istante e porsi delle domande.

Forse, la mancanza di motivazione al lavoro deriva proprio dal fatto che non si trova un reale senso in quello che si sta facendo. Magari prima lo aveva, ora non più. Ed è perfettamente normale. Non siamo esseri statici, ma persone in continuo cambiamento. La cosa importante è individuare quella ragione e iniziare a pensare come costruire un percorso attorno ad essa.

Ogni volta che inizia la giornata lavorativa, siamo consapevoli che ci aspetta quel progetto enorme di cui ci sentiamo responsabili, eppure continuiamo a rimandare, l’ansia cresce e la motivazione a lavoro cala.

Ci sono diversi motivi che possono spingerci a procrastinare: uno di questi è proprio il fatto di imbattersi in una visione troppo grande, senza riuscire a individuare i primi passi da compiere verso la realizzazione del progetto.

Il punto è che quella sensazione non si cancella del tutto, bensì rimane come un rumore di sottofondo che disturba le giornate; se è questo il vostro caso, allora è giunto il momento di fermarsi e pianificare.

Evitare assolutamente di svolgere tutte le attività lavorative velocemente, ma cercare di compierle gradualmente ed in ordine di importanza. Un’altra cosa assolutamente da evitare è quella di prendere appuntamenti importanti subito dopo il rientro dalle vacanze. Effettuando una corretta suddivisione del proprio calendario lavorativo, si eviterà un rientro dalle ferie eccessivamente traumatico.

Il desiderio di recuperare rapidamente tutto il lavoro arretrato può portare a sovraccaricarsi già dal primo giorno. Questo è un errore comune, che può aumentare lo stress e ridurre l’efficienza. Piuttosto, bisogna concedersi il tempo necessario per riadattarsi al ritmo lavorativo. Concentrandosi sulle attività più semplici e, se possibile, pianificando i compiti più complessi per i giorni successivi. In questo modo, si potrà avere il tempo di ristabilire gradualmente il ritmo e la concentrazione necessari per affrontare anche le sfide più difficili.

Altro punto debole: alcune persone tendono a preoccuparsi della fine delle vacanze ancor prima di partire. Insomma, bisogna imparare a leggere ed interpretare i segnali del post vacation Blues o Holiday Blues; e i suoi sintomi sono ben riconoscibili: preoccupazione, calo della concentrazione e dell’attenzione, aumento dell’irritabilità, tachicardia, fino ad arrivare a provocare alterazioni del sonno e dell’appetito, emicrania, spossatezza.

L’ansia da rientro può durare qualche giorno, o protrarsi nel tempo, al punto da diventare limitante. Fortunatamente possiamo fare qualcosa per contrastarla. Quando è possibile, bisognerebbe cercare di non passare “da zero a cento” da un giorno all’altro.

È bene riprendere gradualmente i propri impegni, personali o lavorativi che siano, per darsi il tempo di “riambientarsi” alla “vecchia” quotidianità.

L’ansia può essere tenuta sotto controllo preparando delle semplici liste di cose da fare una volta rientrati. L’atto di spuntarne alcune ci darà l’impressione di avere meno arretrati, così come sapere esattamente quali sono le urgenze.

Un’accortezza: andrebbero evitate le liste troppo lunghe, poiché potrebbero provocare l’effetto contrario ed aumentare la sensazione di sconforto e, naturalmente, di ansia. Inoltre, durante le vacanze abbiamo magari avuto il tempo di dedicarci a tutti quegli hobby e a quelle attività che, normalmente, non facciamo con costanza. È invece importantissimo ritagliarsi, all’interno della routine quotidiana, dei momenti per svolgere le attività che più ci piacciono.

Fondamentale è trovare qualcosa di “nuovo” e di stimolante da iniziare con il ritorno, per ottenere degli incentivi piacevoli per affrontare le incombenze quotidiane. Relegare le attività piacevoli alle sole vacanze è un errore molto comune, ma che va evitato: ogni giorno si può, e si dovrebbe, cercare di fare il possibile per essere felici.

Altro punto: la frammentazione eccessiva delle attività lavorative, tipica del multitasking, può generare stress e ridurre la produttività. Per migliorare la concentrazione e l’efficienza, si suggerisce di adottare una strategia di gestione del tempo basata sulla suddivisione della giornata in blocchi dedicati a compiti specifici.

Questa tecnica, nota come time chunking, permette di focalizzare l’attenzione su un’attività alla volta, evitando distrazioni e aumentando la qualità del lavoro svolto. La gestione efficace del tempo è fondamentale per aumentare la produttività e la matrice di Eisenhower potrebbe rappresentare una tecnica semplice ma efficace per stabilire le priorità.

Questa matrice prevede la suddivisione delle attività in quattro quadranti: urgente e importante, da svolgere immediatamente, importante ma non urgente, da pianificare, urgente ma non importante, da delegare, e né urgente né importante, da eliminare.

Prima di iniziare a classificare le attività, è consigliabile dedicare qualche minuto a un esercizio di rilassamento per favorire la concentrazione e la chiarezza mentale; in questo modo, sarà più facile identificare le azioni più importanti e organizzare il proprio lavoro in modo ottimale.

Come emerge dal Global Workforce of the Future condotto da The Adecco Group nel 2023, oltre un terzo dei lavoratori italiani ha vissuto una sensazione di stress lavorativo estremo: tra le principali cause, un carico di lavoro eccessivo e troppe responsabilità per il proprio ruolo.

Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono tra gli aspetti più importanti, il rispetto dei periodi di ferie per il 18% dei casi, oltre al riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team, 34%, seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa, 20%, e senso di appartenenza, 19%.

Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca.

Segue un 27% per cui ognuno ritiene essere il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il Governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.

Sono numeri, ma rappresentano un’altra faccia delle vacanze che non è solo mare, montagna o relax o foto da far ingurgitare ai predatori dei social.

È anche altro, purtroppo. E la chiamano estate…

Ma, insomma, che cosa sono, oggi, le vacanze? Sono una faccenda triste, anonima, caratterizzata da cibo infimo, rumore, alloggi scadenti; soprattutto, da folle sterminate.
Giorgio Manganelli

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.

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