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Ti conosci davvero?

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Quello che credi di essere o quello che sei?

Quello che sei urla così forte nelle mie orecchie, che non riesco a sentire quello che dici!

Mi hanno chiesto di spiegare l’aforisma di R.W. Emerson e lo farò servendomi di alcuni esempi.

Prima di tutto, però, dobbiamo porci alcune domande.

Siamo sicuri che quello che pensiamo e diciamo di noi corrisponda a verità?

Quello che raccontiamo di noi stessi corrisponde al nostro modo di essere, alle nostre azioni e reazioni?

Oppure ci sono cose che non conosciamo sul nostro conto e che, per poterle approfondire, diventa necessario osservare con attenzione i nostri atteggiamenti?

Fatte le debite premesse passiamo ora agli esempi.

Tu mi dici:

Io non ho paura del giudizio della gente, dico sempre quello che penso!

Non è raro ascoltare affermazioni del genere, ma supponiamo che tu abbia a che fare con una specie di Rambo al quale non piaccia affatto di sentirsi dire quel che tu pensi di lui, sei sicuro che diresti ugualmente tutto quello che ti passa per la testa?

Quale sarebbe la tua reazione di fronte a qualunque “principio di autorità” come potrebbe esserlo un datore di lavoro, una persona che potrebbe in qualche modo farti pagare in qualunque modo la tua decantata libertà di parola?

Un altro esempio:

I soldi non sono importanti per me. Non danno la felicità!

Sei disposto a ripetere le stesse affermazioni trovandoti da un giorno all’altro senza lavoro, senza casa e senza alcun risparmio? Quale sarebbe la tua reazione?

Prendiamo in esame una terza ipotesi:

Io non ho paura della morte, non mi preoccupa affatto. Prima o poi tutti dobbiamo morire, quando sarà il mio momento pace e amen a tutti!

Quello che dici lo pensi davvero, ma sei disposto a ripeterlo alle tre di notte quando, passeggiando per Milano, ti trovi di colpo, all’improvviso, una rivoltella puntata alla tempia impugnata da un rapinatore?

Quale sarebbe la tua reazione?

Ripeteresti davvero:

Ma sì, dai, chi se ne importa, io non ho paura di morire!?

Un ultimo esempio:

Io non sono affatto geloso! La gelosia fa parte di un retaggio sorpassato, io sono una persona emancipata e libera da questi antiquati condizionamenti!

Sei disposto a ripetermi la stessa cosa, dopo essere tornato a casa, di notte, inaspettatamente, e dopo aver trovato tua moglie a letto con un altro?

Giorgio Gaber così cantava:

Un’idea, un concetto, un’idea
se potessi mangiare un’idea
avrei fatto la mia rivoluzione!

Tutto ciò a voler dire che possiamo essere pieni di idee sul nostro conto e sul conto del mondo ma poi, alla resa dei conti, quali pensieri sono coerenti con il nostro modo di agire?

Le nostre reazioni di fronte alle vicissitudini quotidiane raccontano di noi, di quello che siamo, molto di più, e decisamente meglio, di quello che crediamo di noi stessi.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.