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Tempio del Cuore

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Tempio del Cuore di Vincenzo Cacace


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Tempera grassa su tavola, cm.50×34

Non era il normale “chiacchiericcio” che alle volte si sente per le strade, nei giorni di mercato o negli incontri fugaci e giornalieri… quelle voci allegre oppure concitate, come si potevano ascoltare nelle antiche Agorà… mentre un cavallo scalpitante imbizzarriva, irritandosi al suono aspro dalle acute risonanze al limite del sovrasensibile… quello stridere delle ruote cintate dei carretti, stracarichi di vettovaglie e… quel dibattere alterato delle contrattazioni tra segni di mani e rochi grugniti, sgradevolezze tonali… animalesche espressioni di una dimensione “picaresca”, praticata, nella migliore delle ipotesi, da popolani sinceri, e, nella peggiore, da quegli arroganti individui “volgenti” al più malevolo e plumbeo livello… che amano darsi un tono acido e violento… per apparire agli occhi dei miti, ancor di più virili e… bruti…

Tutto ciò… quell’insieme dei suoni penetrava l’aria, rendendone insopportabile la ricezione… era come un amalgama “coatto” di elementi tra loro antitetici… forse un atavico retaggio di quando il Giorno e la Notte, ancor prima che Prometeo decidesse di rubare il fuoco agli dei, si disputavano, tra le paure vissute nelle caverne ed il farsi esempio di un coraggio diuturno, il dominio assoluto per governare i comportamenti umani…

No, non lo era?… Ma, era forse come una sirena… un allarme a correre ai ripari… sembrava di vedere ombre umane interrogarsi su qualcosa che ogni mente cercava di ritrovare… un’origine… un senso… anche attraverso i molteplici “rivoli” delle loro sconnesse parole… forse era in loro la segreta speranza che quelle non fossero le sole rimaste nel linguaggio che ancora praticavano, le ultime di un vocabolario perduto… frammenti di frasi diventate incomprensibili, balbettio di un minimale pensiero, incapace, tra l’altro, di recuperare, da un progetto lasciato affondare nell’Oblio, il senso perduto che anche le rovine di un Tempio desolato e fatiscente sembravano condividere indiscutibilmente.

No, non era quel suono che tutti si attendevano per placare l’incertezza che era ormai la Padrona delle Anime… quel confuso rumoreggiare… veniva forse da incredibili lontananze… e solo allora arrivava all’orecchio dal suo viaggio interminabile, partendo da un’emissione antichissima… nata forse in precedenti Ere del mondo o da civiltà ormai sepolte… dimenticate…

Ed a pensarci bene, quella disarmonia poteva avere come unica giustificazione il fatto di aver raccolto, nell’arrivare fino a noi lungo i millenari percorsi del Tempo, tutta la distruzione, tutto il lamento, la pena, il grido di dolore, tutta la rabbia e la “brutezza” che è stato capace di esprimere l’essere umano nel discendere la scala dell’Evoluzione Morale, invece che risalirla per toccare le quote più alte delle proprie potenzialità…

Ed anche ciò che rimaneva delle Erme titaniche sembrava risvegliarsi sotto l’effetto di quello stimolo sonoro… effigi di principii idealizzati o figure di antichi progettatori che tutto il loro Lascito Ideale avevano consegnato al Tempio del loro culto ed ai sapientissimi sacerdoti ed jerofanti affinché si potessero trasmettere generosamente a tutti gli uomini desiderosi di Luce e di Conoscenza, nonché di Amore e senso d’appartenenza alla Bellezza del Creato, gli strumenti di quell’orientamento sapienziale… unitamente al Diritto di Cittadinanza dell’Universo e le sue Stelle…

Sì… sì… risuona ancora come un’eco… ma, è un grido di dolore quello che “esplode” dalla profondità oscura di quel Tempio distrutto, figlio delle grandi caverne istoriate dalle iconografie sciamaniche della preistoria, nelle quali, uomini e donne tremanti attorno ad un fuoco, si potevano stringere per scaldarsi e superare la Notte… ed il terrore panico… e animico, del Buio Totale, quando cupe e spesse coltri di nubi, addensandosi, coprivano la luce argentea della Luna e della Volta Stellata….

… è sì un vero grido di dolore… per quello sgradito senso d’impotenza, che si ripresenta ogni volta ciclicamente, pronto ad opprimere gli animi… mentre risorge quel rude “grugnire” della componente bestiale, mai eliminato dentro l’istinto umano… e rimasto allo stato latente… sempre in agguato, dietro gli angoli “devianti” nella nostra esistenza, che procede nelle incognite vie in “metodologie” sempre più effimere, dilettantistiche e… sempre più… de-costruttive!

Ma… mi fermo a pensare a quel poco che rimane tra la polvere e i detriti di quella Architettura Morale che necessitava di Templi… di costruzioni per accogliere i cuori degli uomini come Dimora dell’Anima del Mondo… cerco di capire quale anello dell’amorevole catena di sia spezzato… e perché… quale antitesi o virus sia riuscito a penetrare nel progetto umano tanto da trasformarlo in Sogno irrealizzabile e non Sublimazione applicata alla Realtà… e più ci penso e più insorge dentro di me la voglia di urlare…

Per rendere più forte e lacerante con il mio contributo il Dolore del Mondo?
E… lasciare che l’arroganza del Giorno vinca la sua battaglia contro i dubbi oscuri della Notte?

Penso all’altro me stesso all’inizio della mia linea generativa… a colui che, con pochi colori ricavati da terre, minerali tritati, impasti vegetali essiccati, in-storiava le pareti di Lascaux o Altamira… tramandando, con il desiderio degli uomini, anche la sua speranza di eternarsi in un Senso Immortale e ora… finalmente ne distinguo la voce… fonemi gutturali che stranamente riesco ad interpretare in quella assurda polifonia, che, oggi, ci impone una recessione… o… nel migliore dei casi… una “resilienza”…

Raccolgo tra i detriti del mio Tempio del Cuore una piccola scheggia di pietra… è un pezzo di spigolo… perfettamente squadrato ad angolo retto… e dentro di me il clamore si placa… rimane solo quel soffio lontano che sento sibilare… spegnendosi e… che, sembra dire:

Continua…!

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.