Cari lettori, sono ancora io, Pulcinella, sì amici miei, avete capito bene, sono proprio io, la maschera non più di un semplice saltimbanco, bensì di un uomo perbene, colto, e religioso.
Signori miei, per dare seguito al precedente ed emozionante incontro con Giuliano Kremmerz e la sua filosofia ermetica, desidero che, mediante le parole di dotti relatori quali quelli che sono qui presenti, la luce della verità illumini ulteriormente la mia mente.
A questa tavola rotonda partecipano illustri iniziati quali Dante Alighieri, Giordano Bruno, Alessandro Conte di Cagliostro, Raimondo di Sangro, Giustiniano Lebano e Giuliano Kremmerz, accompagnato da Fabio Da’ath, suo diletto discepolo.
Ci troviamo qui, in questa splendida farmacia, grazie a Ferdinando II d’Aragona, che facendosi accompagnare in città da Giovanni Longo e da sua moglie, Maria Laurenzia Longo, alias Maria Lorenza, crea le premesse affinché si avverino cose bellissime per il popolo partenopeo. Cari miei, sembra verosimile ritenere che Maria Lorenza, dedicando la sua vita alla cura degli infermi, fondando il suggestivo ospedale degli Incurabili, nella zona denominata Caponapoli, deponga un rilevante mattoncino per il bene e il progresso dell’umanità.
Signori miei, il complesso di Santa Maria del Popolo, detto anche degli Incurabili, inclusa la storica Farmacia, non è quello del crollo del 2019, bensì quello che, oltre a cullare l’élite illuministica napoletana, annovera tra i suoi medici san Giuseppe Moscati e san Gaetano Thiene. Il complesso di Santa Maria del Popolo è quel luogo che permette alla nobildonna spagnola di fondare l’ordine delle Clarisse Cappuccine delle Trentatré. Quell’ordine che, ancora oggi, presta un’opera caritatevole di rilevante spessore.
Vi confesso che è per me emozionante parlare tra queste mura, queste scaffalature di noce intagliato, questi preziosi vasi in maiolica, questi marmi. Cari miei, sentirsi osservati sia dai visi di Alessandro Volta, Antoine Lavoisier e Jacob Berzelius, iniziati di spessore rilevante, che dalla tela di ‘Macaone, che cura un guerriero ferito’, è qualcosa d’indescrivibile. È, inoltre, affascinante vedere due angeli che squarciano il velo sia per sancire il passaggio dal’alchimia alla farmacologia, che per osservarmi mentre mi accompagno con illustri iniziati della nostra amata terra e di altre.
Anche se questo luogo induce a dissertare, senza soluzione di sorta, su innumerevoli argomenti, credo sia necessario bere direttamente alle sorgenti dello Spirito, parlare di ciò che ci vede riuniti in questo splendido sito. Tenendo conto che diversi studiosi di esoterismo ritengono che la Rosa oltre ad incarnare un simbolo iniziatico dai remoti natali, simbolizzi il percorso di discesa e di risalita verso l’unione spirituale con l’Uno, è, con emozione, che chiedo a Dante Alighieri, di saziarci dell’acqua della sua verità.
Sommo poeta, cosa pensa della Rosa Mistica citata dall’amico Fabio Da’ath nell’articolo riguardante il Discepolo?
Caro amico, la ringrazio per la domanda e le rispondo con poche ma forse efficaci parole. Discendo dalla Stirpe di Davide, sono orgoglioso di far parte della confraternita dei Fedeli d’Amore e mi occupo della Rosa Mistica anche nell’ultimo cantico del Paradiso.
Infatti, in compagnia di Beatrice, che non sembra essere una donna, bensì un modo d’essere estasiante della nostra mente, contemplo la bellezza di questo fiore alchemico che simbolizza l’assemblea generale dei Fedeli d’Amore.
«In forma dunque di candida rosa mi si mostra la milizia santa che nel suo sangue Cristo fa sposa».
La rosa, pur sembrando immobile, in realtà si muove in simbiosi con i cicli dell’universo e proietta l’energia dal nucleo centrale verso l’esterno, ossia, in direzione del macrocosmo, e da questi torna all’interno al microcosmo, crea un movimento radiale che porta dal centro alla periferia e viceversa.
Caro Horus, scusi, diletto Pulcinella, per essere più chiaro le dico che esiste un’energia che si dirama verso l’esterno, che proviene dall’Uno e che si espande in direzione del Tutto, ma, allo stesso tempo, c’è un riflusso che compie il percorso inverso. In altre parole, la corrente manifesta la consapevolezza acquisita dagli iniziati, che, a loro volta, la rivelano grazie alle personali abilità cognitive.
Ascolti Pulcinella, al centro della Rosa c’è una Croce, ovvero, l’uomo che, a sua volta, è ricco di quel bene intelligibile che si chiama amor e che muove il Sole e le altre stelle. Sappia però che il viaggio di cui parlo, quello nell’aldilà, serve alla purificazione e fa parte di un percorso iniziatico attraverso differenti gradi di conoscenza che si spingono sempre più in alto e che inducono a uscir per rivedere le stelle che purificano e dispongono l’individuo a salir fino ad esse.
Amici miei, vedo nelle stelle gli angeli del Paradiso che roteano intorno all’Eterno Immobile e scorgo che, in senso opposto, gli Spiriti Beati ruotano attorno al fulcro interno, al Cuore. Immagino gli Spiriti Beati che, con il loro costante e roteante movimento, si collocano lungo le braccia di una croce infinita. Scorgo una Moltitudine di Anime, disposte in modo circolare, che si espande dal basso verso l’alto, alla stessa stregua d’innumerevoli petali di un’enorme rosa che cresce sempre di più.
Caro Pulcinella, diletti amici miei, conscio che siete in grado di comprendere ciò che si cela sotto il velame delle mie parole, termino il mio intervento dicendovi che l’Universo è figlio della Materia Cosmica.
Sommo poeta ascoltando le sue parole sembra ragionevole ritenere che il suo grado di realizzazione interiore sia elevato e che il suo bagaglio iniziatico sia di grande spessore. Non ci stancheremmo mai di ascoltare chi non brancola in una selva oscura, anche perché guidato dal Mago Virgilio, chi è in grado di assurgere alla Visione Suprema della Rosa Mistica e della Croce, ma dovendo dare la parola ad altri relatori, la ringrazio a nome di tutti e chiedo al filosofo nolano, il nostro amatissimo Giordano Bruno, di dirci cosa pensa dell’ascesa umana verso le stelle.
Signori miei, ringrazio il moderatore di questa tavola rotonda, il buon Pulcinella, perché concedendomi parola, mi permette di estrinsecare alcuni concetti a me cari. Sento dire tante cose sul mio conto, c’è chi pensa che io sia un mago ermetico, chi dice che io sia un angelo della luce che vuole dipanare le tenebre affinché si possa iniziare quel rinnovamento atto a metter fine alla decadenza.
C’è chi pensa che la rinascita dello Spirito dei Rosa-Croce sia merito mio e della “Confraternita dei Dodici”. Credetemi, nonostante dicano che io abbia un carattere irrequieto, pessimo, non condanno i miei detrattori, perché sono come mi vedete, non amo apparire ma essere.
Signori miei, desidero dirvi che sono contento di trovarmi qui anche perché credo che le vostre idee coincidano con le mie. Quello che mi accingo ad esporre adesso e che trovate scritto nei miei testi, spero riesca ad esprimere appieno il mio pensiero. Penso che l’uomo sia sulla terra quello che sono le stelle in cielo. Vorrei tanto che egli riuscisse a tener conto della “vera verità”, di quella che prende atto della nuova cosmologia, dell’animismo universale. Credetemi amici miei, la Terra è della stessa specie della Luna.
Ritengo che se s’impari a credere in se stessi e in tutte le cose, si divenga ogni che. Che l’uomo sia la causa di se stesso e che nascendo in questo mondo cada nell’illusione dei sensi; che sia abituato a credere a ciò che appare anziché a quella realtà delle cose che permette d’iniziare l’ascesa, d’intraprendere il viaggio celeste verso i Grandi Misteri, di ascendere, cioè, all’Uno. Reputo che l’Universo manifesti l’Uno, che sia un infinito ente in costante mutamento, in cui l’altezza sia profondità, l’abisso sia luce inaccessa, la tenebra sia chiarezza, il magno sia parvo, il confuso sia distinto, la lite sia amicizia, il dividuo sia individuo e l’atomo sia immenso.
Caro Pulcinella, diletti amici miei, credo in quell’universo infinito che rappresenta pienamente l’infinita potenza di Dio. Penso che la luce divina permei la realtà, che l’Uno e il molteplice siano indivisibili grazie alla connessione fornita dalla “catena infinita dell’essere”, ovvero, da quell’ordine straordinario in cui Dio ne sia l’autore. Amici miei, credo che l’infinito sia Dio stesso, sia Bene, Amore, Verità, Uno e Universo intero.
Carissimi, alziamo la testa, guardiamo il cielo stellato perché nello spazio illimitato si sono infiniti mondi simili al nostro, orsù immaginiamo di essere ovunque, sulla terra, in mare e in cielo. Credere alle categorie di spazio e di tempo è manifesta stupidità, comprendere che l’Uno si dispieghi nel Tutto e che il Tutto si risolva nell’Uno, dimostra, invece, grande intelligenza.
Caro Bruno la sua filosofia, seppur difficile da comprendere, riempie il cuore e funge da mattoncino necessario sia per edificare il tempio interiore che per la creazione dell’uomo, da parte di se stesso. Cari amici, se ne convenite, vorrei che Alessandro Conte di Cagliostro, ci parlasse delle stelle, dell’Uno e dell’Ascesa Mistica.
Miei cari, mi definiscono mago, guaritore, alchimista, ipnotizzatore, imbroglione, enigmatico avventuriero, ciarlatano e c’è anche chi asserisce che il mio vero nome sia Giuseppe Balsamo. Vivendo murati a San Leo, in una cella provvista di un’esigua finestra e di una botola, in sostituzione del cielo, come si fa a non desiderar di ammirare le stelle? Sì signori, se ti privano di qualsiasi contatto con il mondo materiale e ti negano persino la caraffa, perché temono i tuoi riti divinatori, la tua veggenza attuata mediante l’acqua o i cristalli, non ti resta che una penna e un pezzo di carta per trascrivere i tuoi pensieri.
Signori miei, appare più che sensato pensare che chi emette condanne, lo faccia perché contesta l’esistenza nell’Universo di un fluido invisibile e intangibile. Sembra opportuno immaginare che chi si comporta così, lo faccia giacché non riconosce che questa Energia Cosmica sia capace d’influire sugli organismi umani e abbia la facoltà di riportare l’uomo all’equilibrio e all’armonia con il suo ambiente.
Cari miei, sembra plausibile pensare che chi emette tali condanne, lo faccia per mero pregiudizio e perché non riconosce l’esistenza della scienza occulta. Sì, avete capito bene, la cultura bigotta, oltre ad aver paura del “mesmerismo”, di questa teoria che condivido appieno, teme il mio “Elisir di Lunga Vita” e ha paura che io possa essere la sorgente del fluido invisibile presente nell’Universo.
La condanna che mi s’infligge, oltre a nascere dal timore per la mia magia, quella concepita come unione tra Natura madre e Natura uomo, è frutto del terrore che si prova nei confronti della mia conoscenza, del mio potere. Signori miei, la mia conoscenza risiede in “verbis, herbis e lapidibus”, ovvero, nelle parole, nelle erbe e nelle pietre, quindi non merita altro che rispetto e onestà intellettuale. Credetemi, sono osteggiato sia perché sono colui che è, sia perché affermo che la verità è dentro di ognuno di noi.
Chi mi contrasta è spaventato dal mio pensiero, è sprovvisto di orecchie per intendere, chiude gli occhi per non vedere e rifiuta l’evidenza delle cose, ossia, nega che Io sia Uno con Voi e viceversa.
Signori miei, del “segreto delle piramidi” non posso dirvi nulla, ma vi prego di comprendere la mia insospettabile profondità di pensiero. Vi esorto a considerarmi semplicemente un propugnatore di ciò che perfeziona l’essere umano, un divulgatore delle scienze esoteriche e un propagatore di quell’arte della Guarigione, della Rigenerazione Fisica, Intellettuale e Spirituale, a me tanto cara.
Scrivere la verità su di me è impresa improba, di difficilissima realizzazione, dato che solo io la conosco. Sono un nobile viandante, parlo alle vostre attente anime, che, mediante il mio operato, comprendono le antiche parole e osservano la rosa mentre fiorisce sulla croce.
Sono Cagliostro e non Giuseppe Balsamo, opero a favore dell’essere umano poiché occorre sempre progredire e seminare affinché gli altri possano raccoglierne i frutti. Sono in grado di vedere l’Aura e il Corpo Astrale delle persone e in voi vedo e leggo ciò che agli altri è celato.
Caro Pulcinella, la rosa dislocata al centro della Croce, nel punto in cui si congiungono le due rette prolungabili all’infinito, oltre a simboleggiare l’unità perfetta, grazie al suo profumo ci svela la vita. Il buon Ermete, con la sua saggezza, ci insegna che il connubio Rosa e Croce rappresenta la Sfera dell’Infinito. Sì amici miei, avete inteso bene, la Sfera di quell’Infinito tanto caro al nolano, il quale sa perfettamente che la mia Arte scaturisce dagli insegnamenti d’illustri esoteristi napoletani.
Caro Conte, la ringrazio per averci onorato della sua presenza, le sue parole sono servite a chiarirci le idee. Ha ragione, si dice tanto contro di lei, tanti affermano che lei sia Giuseppe Balsamo ma credo che pochi tengano conto di ciò che più interessa, ovvero, il suo pensiero.
Amici miei, vorrei ora ascoltare il Principe Raimondo di Sangro, il seminatore dei germi della Rosa-Croce, il divulgatore di quella ‘Ars Regia’ che mira all’insegnamento. Caro Principe, si ritiene che la sua ‘Pudicizia‘, rappresenti la Grande Madre, la Luna e rimandi alla Rosa Mistica, alla Redenzione dello spirito e alla Rinascita della Vita perché Credo che si ritenga ciò, giacché la sua splendida statua ha tralci di rose tra le mani. Orsù, ci illumini con le sue parole, ci faccia conoscere la sua opinione sull’Infinito, l’Uno e la Rosa Mistica.
Amici cari, carissimo Alessandro, senza imbonir la realtà delle cose, devo dirvi che amo osare in ogni cosa che faccio e, per questa ragione, cerco di comprendere il Cosmo nella sua interezza, ascoltarne il respiro e percepirne il ritmo. Tento di capire sia me stesso che quel microcosmo conosciuto come uomo, che, oltre a riprodurre in ridottissima scala l’universo intero, è anche animato da un principio divino.
Concordo pienamente con il pensiero del nostro amato Giovambattista Della Porta, persona in grado d’amalgamare scienza, alchimia e filosofia in una visione del Cosmo inteso come insieme di forze vitali, controllate da un’anima del mondo, da un Dio mago.
L’universo è paragonabile ad una rosa, è armonioso e bello come questo incantevole fiore. Un fiore che al suo interno ha un maestro che si lascia contornare e tiene uniti quei discepoli che, come variopinti petali, conferiscono idonea bellezza a quella rosa che domina il vecchio cespuglio.
Il frutto interno, il maestro, ha il compito di migliorare se stesso, trasformare il piombo in oro, trasmutare, ma nel medesimo istante, trasmettere ai petali la sua sapienza e la sua conoscenza.In ogni istante della mia vita cerco di perseverare nel Cammino della Luce anziché in quello delle Tenebre perché solo così posso ambire alla grande Opera, alla Via della Conoscenza e a quella Pietra Filosofale intesa come affermazione della Libertà proveniente sia dal superamento dei vincoli materiali che dalla comprensione e dal governo delle forze naturali.
Amici miei, il frutto della rosa, il Maestro, è Lui, è Gesù, è quel Cristo che Édouard Schuré colloca tra i grandi iniziati e che, nella statua che tutti ammirate nella mia cappella, sembra sofferente.
Caro Pulcinella, non guardi nel ‘Cristo Velato’ solo il dolore della passione, osservi, invece, la congiunzione tra l’anima e Dio, veda il sacrificio di suo figlio, Gesù, acme del perfezionamento sapienziale, come disvelamento del velo che apre alla luce della verità e che permette la redenzione.Non abbiate fretta, soffermatevi a leggere il mio testamento spirituale, perché questo è l’Aleph, ossia, l’Uno inteso come Principio Primo, come Adam, come Uomo primordiale che, nella sua purezza, precedente alla sua rovina, ha le fattezze divine. Amici miei, mi rivolgo a voi che cercate, non affannatevi oltre perché qui avete trovato la Legge, conformatevi.
Principe, oltre a essere famoso per la Pietatella, per l’ingegno, per la scienza delle scienze, per il “lume eterno” e per tanto altro, credo che lei nella vita riesca sempre a elaborare una magistrale sintesi tra l’Ermetismo alessandrino e l’Alchimia rosicruciana.
Caro Principe, nel ringraziarla per averci deliziato con parole sempre degne della massima attenzione vorrei passare la parola ad un altro divulgatore della perenne Tradizione Ermetica Egizia Napoletana. Vorrei ascoltare un Figlio del Sapere, un uomo che mai si duole o serba rancore, giacché, alla stessa stregua degli antichi sapienti, comprende le debolezze e gli errori della natura umana, ovvero, Don Giustiniano Lebano.
Caro avvocato, lei che con grande nobiltà d’animo crede fermamente nel progresso dell’umanità, può farci comprendere il suo pensiero in merito agli argomenti trattati in questo consesso?
Egregio Pulcinella, il modo in cui lei pone i quesiti, mi fa dedurre che anche lei sia un iniziato alla Scienza Hermetica Ieratica, cosa per me rilevante, giacché dedico ogni giorno della mia vita a questo tipo di studi. Suppongo anche che i Numi qui presenti già mi conoscano, ove mai così non fosse, mi presento: mi chiamo Giustiniano, in un certo ambiente mi ri-conoscono come “Sairitis Hus”. Sono Discepolo, successore ed erede spirituale del Maestro Domenico Bocchini.
Cari Numi, il mio passato antiborbonico non penso sia importante, mentre dato il livello dei partecipanti a questa tavola rotonda, credo lo sia ciò che pensano di me gli studiosi di esoterismo. Ritengo che sia molto importante che tali studiosi mi annoverino tra gli eredi napoletani della magia velata degli Arcana Arcanorum.
Caro Pulcinella, mi creda, mi scaldano il cuore le parole di chi afferma che io faccia rivivere gli arcaici fasti teurgici. Mi emozionano le parole di chi sostiene che grazie alle dirette investigazioni astrali dei miei maestri, di cui non sono apocrifo discepolo, io riesca a comunicare direttamente con il mondo delle Cause e che, da questi, sappia desumere i simboli delle geografie divine.
Cari miei, penso che i mali del corpo debbano essere osservati in chiave spirituale piuttosto che materiale. Sono certo che voi concordiate con me e che anche altri lo facciano, quando affermo che bisogna studiare per sapere, sapere per comprendere e comprendere per giudicare.
Esimio Pulcinella, desiderate comprendere il mio pensiero allo scopo di lasciare, celato tra i versi, a lei, ai presenti e ai lettori, un messaggio ermetico; alle parole fin qui espresse aggiungo poche righe di un sonetto a me caro:
“Chi serba il petto di virtudi adorno
Non vive ignoto in piccolo confine
Ma dove nasce, e dove muore il giorno
Là vola, e ondeggia di sua gloria crine”.
Caro avvocato, credo che lei ritenga che, nel corso del tempo, l’Universo trasmetta benefici ai suoi ospiti, in quanto luogo pieno di richiami ancestrali e di vibrazioni sotterranee e che Sirio, incarnante Iside, il Sole, oltre a essere al suo massimo incremento, presenti in tale stato tutte le forme nella loro vera figura e perfezione.
Penso che in merito all’Universo lei non possa e nemmeno voglia dirci altro, giacché dovremmo riuscire a decifrare autonomamente il suo messaggio esoterico. Caro avvocato, dato che spetta a noi comprendere il suo messaggio occulto, non chiedendole altro, la ringrazio sia per la graditissima presenza, che per i pensieri magnificamente nascosti nelle pieghe del suo ermetismo.
Cari amici, vorrei ora ascoltare Ciro Formisano, alias Giuliano Kremmerz, l’uomo che bevve il latte della Sapienza direttamente da una fonte limpida, la bocca di Don Giustiniano Lebano. Conscio che le parole dell’amato Giuliano permeano sempre il cuore, desiderando capire appieno il suo pensiero, vorrei che anche lui dicesse qualcosa circa la Rosa Mistica e l’Universo. Caro Giuliano cosa pensa al tal riguardo?
Esimio Pulcinella, cari amici, ritengo che il Mondo o Universo, oltre ad essere eterno ed infinito, sia l’insieme di tutto ciò che esiste.
Vi prego di non pensare che sia temporaneo, perché qualora così fosse, sarebbe la negazione dell’essere. Ritengo che sia infinito anche perché non esiste un recipiente che lo possa custodire. Ribadisco, inoltre, che il Mondo o Universo, che dir si voglia, è l’Essere, ovvero, tutto ciò che è.L’universo, nel mondo inferiore, oltre a contenere tutte le cose e le forme, ospita l’uomo, che, a sua volta, vive e trasmuta in questo contenitore. Considero, inoltre, il Cerchio come la figura che racchiude tutte le altre e che incarna l’Universo Eterno e Infinito.
Giuliano, scusi l’interruzione, cosa intende dire quando cita l’Essere?
Diletto Pulcinella, so bene che intende appieno le mie parole ma desidera che io continui a parlare di questi argomenti. Orbene, affinché il mio pensiero possa essere ben compreso, cerco di spiegarmi meglio.
Nel linguaggio comune l’Essere è Dio, mentre tutto ciò che vive, sia le forme che le cose, sono sue creazioni. Il buon nolano sa bene che Egli è in ogni cosa e che tutte le forme sono modi d’esistere dell’Essere Universale. Inoltre, ogni cosa, che non sia il Divino, oltre ad avere un principio e una fine, vive la partecipazione della trasmutazione.
Il principio, la fine e la trasmutazione sono indicati in un arco di cerchio, che rappresenta l’infinito, e di questi fa parte.
L’arco di cerchio, nell’individuo, corrisponde alla parte superiore del cranio. L’uomo, a sua volta, riproduce in scala ridotta l’Essere Universale e, assieme a questi, a causa dell’esistente somiglianza, forma un tutt’uno indivisibile.Gli antichi filosofi per indicare il ritorno al principio, dividono il cerchio in quattro parti o elementi necessari alla sintesi dell’essere umano. I quattro elementi sono il Fuoco, l’Aria, l’Acqua e la Terra.
Cari amici, non voglio annoiarvi, quindi, prima di terminare il mio intervento, vi parlo di quella Rosa Mistica tanto cara a Fabio, il mio diletto Discepolo. La Rosa Mistica dei Rosacroce è un fiore d’amore che si poggia sulla croce dell’equilibrio universale e irradia energia. È uno strumento, una catena iniziatica, che, mediante l’energia degli uomini di buona volontà, opera la Terapeutica in armonia con l’Anima o Essere Universale.
Caro Pulcinella mi lasci concludere dicendo che nella Rosa io vedo l’anima pura e perfetta dell’uomo. Un’anima che vibra d’amore, che irradia energia partendo dal centro del corpo umano, ovvero, dal fulcro della croce. Un’anima che si separa dalla corrente della materia per ascendere alla Luce.
Cari amici, dopo l’ascolto delle parole d’illustri personaggi, che amano lasciare ai posteri il loro bagaglio culturale, esoterico, filosofico, iniziatico e spirituale, vorrei chiudere questa tavola rotonda ascoltando le parole del discepolo dell’esimio Giuliano Kremmerz, ossia Fabio Da’ath. Caro discepolo, in merito alla croce, alla rosa ancorata sul suo centro, cosa pensa dell’uomo? Su quale piano, in quale spazio tempo lo colloca?
Ebbene, rispettabile Pulcinella, la risposta sembra essere più semplice di quanto si possa immaginare. L’uomo, per sua natura, ha bisogno di riferimenti concreti e reali, ovvero, di qualcosa che possa toccare, sentire, guardare e, in alcuni casi, assaporare. In questo Mondo sensibile, fatto quindi, di sensi, egli può comprendere (prendere in sé) concetti spesso astratti quali l’infinito solo attraverso gli Archetipi.
Guardi, sostengo che la croce cristiana, prima di essere il simbolo della cristianità e della redenzione, non sia altro che la figura retorica di un uomo. Una figura retorica formata da due segmenti di legno, uno orizzontale e l’altro verticale, che s’incrociano. Il segmento posto in orizzontale, oltre a rappresentare tutto ciò che risiede su questo piano, incarna ogni cosa legata al mondo del fare, del materiale ed è paragonabile alla parte operativa del corpo umano, ossia le braccia. Il segmento verticale, invece, pur avendo la sua natura primigenia, la sua origine ben piantata nella terra, è rivolto in direzione del cielo, cioè, verso il Mondo delle Cause o Mondo Secreto che dir si voglia, il quale non è altro che la vera radice di ogni cosa.
La Rosa, quindi, interrata giusto nel punto in cui s’intersecano i due segmenti della croce, non sembra essere altro che il luogo in cui i due mondi s’incontrano, in cui la natura dell’uomo, nascosta, ma divina, deve agire per realizzare Uno e Un solo e omogeneo Mondo, così come ha insegnato il Maestro Ermete. Caro Pulcinella, concludo il mio intervento dicendole che essendo questo un argomento meritevole di specifici approfondimenti, qualora lei lo desiderasse, potrebbe essere sviscerato in una prossima occasione.
Cari amici, prima di salutarvi, desidero sia ringraziare Fabio, per il suo intervento, sia consolidare la tesi di chi ritiene che ogni singola particella dell’universo sia in costante e vicendevole rapporto con il tutto. Cari miei, credo che tutta l’Umanità sia UNA e che “Tutto sia UNO”.
Autore Domenico Esposito
Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.