La storia dell’istituto raccontata in un cartone animato
Il web riserva spesso piacevolissime sorprese e ti pone davanti a realtà che nemmeno sapevi esistessero. Ebbene sì, ammetto la mia profonda ignoranza: fino a poco tempo fa al nome “Suor Orsola Benincasa” accostavo unicamente il famoso ateneo napoletano. Invece, un simpaticissimo e ben strutturato cartone animato, “C’era una volta…oggi”, che celebra i 150 anni dalla fondazione del complesso scolastico, mi apre un mondo nuovo.
La formazione dell’Istituto Suor Orsola Benincasa copre l’intero ciclo educativo; si parte dalla scuola d’infanzia e primaria per passare alla secondaria di I grado, a quella di II grado con Liceo Classico, Artistico, Linguistico e Coreutico per terminare con il percorso universitario e post-laurea dei master. Il motto riportato sul sito internet è appunto “Io e la cittadella – 33mila mq per sperimentare, giocare, crescere”.
La cosa mi stuzzica e decido di approfondire. Chiamo la scuola e vengo messa in contatto con il gentilissimo prof. Luigi Cimmino, docente di Laboratorio audiovisivo e multimediale nel Liceo Artistico. Risponde, in maniera più che dettagliata, a tutte le mie domande. Per soddisfare appieno la mia curiosità ci invita a visitare la struttura, per renderci conto, concretamente, di come sia organizzata, invito che raccogliamo, incuriositi e stimolati.
Situata alle pendici del colle Sant’Elmo, a ridosso della collina del Vomero, su Corso Vittorio Emanuele, la cittadella Suor Orsola Benincasa è facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici. Antico sito conventuale, si estende su di una superficie di 33.000 mq: otto fabbricati, di cui due chiese, chiostri e giardini pensili, memoria dei due monasteri fondati dalla suora cui è dedicato. Simpaticamente il prof. Cimmino ci rivela che una sua colleg
Ci raggiungono alcuni degli alunni della IV e della V classe, prodigi talentuosi, che con impegno ed entusiasmo, si dedicano alle attività scolastiche ed extra-scolastiche. Iniziamo a parlare anche con loro, dopo tutto è proprio per loro che siamo qui! Ci appaiono subito preparati, intelligenti, educati, simpatici, responsabili ed estremamente motivati. Ci raccontano sogni ed aspirazioni: questo è, per diversi di loro, l’ultimo anno nella scuola, stanno per compiere la scelta che li proietterà nel mondo dei “grandi”. Ci sono il genio degli effetti speciali che i docenti chiamano quando si deve realizzare qualche montaggio particolare; le attrici che hanno stoffa e si faranno di certo strada; la cantante dalla voce strepitosa; la ballerina che danza in modo sublime; la fotografa che in un click riesce a cristallizzare la perfezione della natura; il ragazzo italo-americano che ha dato un contributo fattivo all’animazione del cartone animato; la ragazza che proseguirà gli studi a Parigi in un istituto di lingua inglese frequentando Fashion Design…
I professori, dopo averli seguiti in tutto il percorso di studio, provano ad indirizzare i pochi ancora indecisi, invitandoli a seguire le loro inclinazioni. E c’è il rapper che ha scritto la simpatica canzone inserita nei titoli di coda del cartone. Molto esigente, il ragazzo ci svela di non essere mai soddisfatto appieno dei risultati ottenuti e, in un’ottica di continuo miglioramento, cancella sempre le sue registrazioni. Stavolta, però l’attento prof. Fulvio Iannucci, che incontreremo a breve, ha fatto in tempo a salvare il suo lavoro per inserirlo, appunto, alla fine del cartone. L’alunno, pieno di energia ed entusiasmo, non è ancora certo della carriera da intraprendere, se darsi a sceneggiatura, produzione, recitazione, composizione, purché sia nel mondo dello spettacolo. Sempre il prof. Iannucci gli suggerirà più tardi, di darsi ai jingle pubblicitari, decisamente ben pagati. Nel frattempo, il prof. Cimmino ci fa ascoltare un’altra bellissima canzone del suo alunno, intitolata “Pagine bianche”; riconosciamo nel video tre dei ragazzi che sono con noi.
L’attività didattica è imperniata sulla dimensione verticale di continua crescita psicologica e culturale per far emergere e valorizzare il singolo talento. Tramite ricerca e scambi esperienziali si progetta e sviluppa un insegnamento di tipo sperimentale che mira a metodologie innovative ed efficaci. Il vero scopo della scuola, come ribadito anche sul sito, è la “formazione di personalità autentiche, libere, coscienti e responsabili”. Ovviamente og
“Preleviamo” il prof. Iannucci, attualmente docente di Tecniche della Comunicazione Pubblicitaria presso il Corso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d’impresa e di Discipline audiovisive e multimediali presso il Liceo Artistico del Suor Orsola Benincasa. Il prof. Iannucci spazia in più campi: autore televisivo, sceneggiatore, regista, co-regista del documentario cinematografico sul Papa dal titolo “Francesco di Buenos Aires – La rivoluzione dell’uguaglianza”, copywriter per la pubblicità.
Esperto, anche, di cartoon didattici, ci rivela che il progetto di “C’era una volta…oggi” è stato fortemente voluto del Rettore, Prof. Lucio d’Alessandro. Il docente ha curato personalmente sceneggiatura, regia e direzione del doppiaggio. O meglio, con Riccardo Polizzy Carbonelli si innesca un simpatico “battibecco” a distanza, ognuno dei due ad affermare che il vero e proprio direttore del doppiaggio sia stato l’altro. Non riusciremo mai a venirne a capo, ma non importa, anche perché, visto il rapporto di totale sintonia tra i due, è probabile che si sia trattato di una co-direzione. Il prof. Iannucci si sofferma, sorridendo, sulla magia del doppiaggio, momento in cui la scrittura prende finalmente vita, concretizzandosi nell’interpretazione personale dei doppiatori. Dal suo modo di parlarne traspare un’infinita passione per questo aspetto del suo lavoro. La tempistica di realizzazione del cartone era stringente, ci dice, ed è occorso un mese e mezzo, notti comprese!
Ci spiega che i doppiatori sono due: Riccardo Polizzy Carbonelli e Ilenia Lazzarin. Il primo, con cui ha un rapporto lavorativo ben collaudato, fa le voci del cavaliere e del rospo e il ghigno del mostro; la seconda ha dato vita e carattere alla principessa. È stata la prima volta che il docente ha collaborato con l’attrice, ma la sua capacità di immedesimazione lo ha convinto da subito, trovandola perfettamente in linea con lo spirito della scuola. Nel cartone sono stati opportunamente inseriti i sottotitoli in inglese, realizzati dagli stessi alunni del Liceo Linguistico, per renderlo fruibile ad un pubblico internazionale.
Il cartoon è divertente, attuale, caratterizzato da un linguaggio semplice, immediato, che racconta, in modo scherzoso, ma sempre didattico, la lungimiranza della fondatrice del complesso, l’anticonformista Orsola, in un periodo storico in cui gli uomini negavano alle donne la conoscenza. Le musiche solo apparentemente ricalcano in maniera fedele quelle delle fiabe, per poi cambiare nel corso della narrazione.
Si parte con la classica scena del cavaliere che galoppa verso il castello dove sta andando a salvare la principessa, tranne poi essere interrotte da suoni, cigolii e sospiri di stanchezza mentre scala le mura del maniero o manifestazioni di incomprensione della situazione. La prima voce narrante è quella di Ilenia Lazzarin che, con una deliziosa intonazione, esordisce con la frase che spiega l’essenza del cartone: “Le streghe cattive vi fanno paura? Dovreste vedere l’ignoranza che brutta bestia che è!” Si passa poi a Riccardo Polizzy Carbonelli, nella parte del rospo, araldo in chiave moderna che, con tanto di megafono, spiega che il racconto seguirà le regole dei cartoon disneyani e cambia subito accento.
Volutamente stridente il contrasto tra i due diversi registri linguistici. L’ormai anacronistico stereotipo del cavalier servente, parodia di quello tramandatoci in epoca medievale, decisamente iperbolico. Convinto di dover liberare la principessa dal “ferocissimo, malvagicissimo e spaventosissimo drago”, con la sua “esse” sibilante, da antieroe, è semplicemente esilarante; appare goffo, inadeguato ed arretrato. La principessa, in realtà icona della studentessa di oggi, grazie all’educazione inculcatale dall’istituto, è, al contrario, spigliata, sveglia, perfettamente abituata a convivere con gli strumenti tecnologici: smartphone, tablet, social network. “Quale malefico sortilegio vi costringe a quest’incomprensibile linguaggio”?, le chiede lui. Lei, con il peculiare atteggiamento che contraddistingue la gioventù odierna, scatta un selfie con il telefonino per poi postarlo sul suo profilo social. Gli stessi abiti dei due personaggi sono antitetici. La sua armatura, antica ed arrugginita che lo rallenta terribilmente nei movimenti, va oliata di continuo e non dà affatto l’idea di essere stata forgiata per salvarla. L’abbigliamento di lei è quello tipico della ragazza moderna, pratici jeans e t-shirt che la rendono naturale, disinvolta, scattante.
Mentre gli racconta la storia dell’istituto, lo accompagna in giro per la cittadella ed attraversano il bellissimo giardino dei cinque continenti. Gli parla del fatto che gli uomini, un tempo, negavano alle donne la libertà di essere istruite. Cartone nel cartone, gli mostra Orsola “che alla fine del 1500 immaginò una Chiesa rinnovata e riformata. Ma erano tempi bui e l’uomo era soggiogato dai suoi demoni più forti: l’ignoranza e il pregiudizio. Fu processata e costretta a vivere in clausura per le sue visioni all’epoca troppo rivoluzionarie. Orsola ha dato il nome al luogo in cui siamo e ha ispirato, con la sua determinazione, le donne che l’hanno seguita”. Dal ritiro spirituale della monaca si passa ad una congregazione religiosa, finché con l’Unità d’Italia “…e…?”, chiede il cavaliere, mostrando ancora una volta la sua ignoranza. Tornano a guardare cosa accade sul maxischermo come se stessero al cinema; anche stavolta lui è disorientato. Chiede a noi spettatori se ci stiamo capendo qualcosa e viene zittito dal rospo intento a mangiare popcorn nella più classica delle situazioni da sala cinematografica.
Lo Stato, continua la principessa, si appropria di tutti i monasteri e per preservare la sua libertà il complesso viene trasformato in un ritiro laico ed educativo. Il cavaliere spavaldamente dice che se ci fosse stato lui avrebbe difeso eroicamente il luogo, ma ovviamente non risulta minimamente credibile né per lei né per il rospo che lo deride. La ragazza prende il tablet e vengono proiettati nella biblioteca, dove il cavaliere la vede come avatar attraverso il pc. Gli indica quindi Adelaide del Balzo Pignatelli, principessa di Strongoli, che, arrivata nella scuola nel 1891, in soli 10 anni, ha saputo trasformare il piccolo educandato in un istituto con lo scopo di seguire le allieve dall’infanzia alla formazione superiore.
La affianca la direttrice del complesso, Maria Antonietta Pagliara, pedagogista che, nel 1947, dona alla scuola la raffinata collezione del fratello Rocco Pagliara consentendo così all’istituto di restare florido. Le due donne, la cui importanza storica è stata fondamentale per il Suor Orsola, ha permesso di garantire un percorso educativo completo, per uomini e donne, dalla scuola materna all’università. Nei 150 di storia dell’istituto, ci sono stati profondi cambiamenti sociali e culturali.
Oggi ci sono centri di ricerca, dipartimenti, laboratori e scuole che impiegano le più avanzate tecnologie nelle discipline umanistiche e scientifiche. Da 50 anni il SOB è aperto anche agli uomini. “Che ne dici di oliare le tue meningi?” conclude la principessa rivolta al cavaliere che, per l’ennesima volta con l’elmo sul naso, finalmente decide di liberarsene, svelando finalmente il suo bel viso. Subentra il rospo che suggerisce di aspettare i titoli di coda per scoprire se cavaliere e principessa, come in ogni favola che si rispetti, vivranno felici e contenti. Parte quindi la sigla, “Come una tempesta”, testo e musica dell’alunno Vincenzo Giordano, mentre scorrono le immagini reali degli allievi nell’aula di ballo, in quella multimediale, nel laboratorio artistico, alle prese con le loro più varie espressioni artistiche. Poi una bellissima immagine dei ragazzi, in terrazza, con lo splendido panorama di Napoli sullo sfondo. Si ritorna al cartone: il rospo che olia, appunto, le meningi del cavaliere, intento a studiare con un libro in mano, mentre la principessa lo incoraggia con un “Su, ce la puoi fare!”. Subito dopo, i ragazzi, in versione cartooon, che applaudono.
Chiediamo al prof. Iannucci come sia stata l’atmosfera lavorativa. La vera difficoltà, se così si può dire, è che Riccardo Polizzy Carbonelli, da perfezionista giocherellone, si è divertito tantissimo a fare più prove per dare vita alla magia del doppiaggio, concetto su cui torna più volte. Ilenia Lazzarin, altrettanto perfezionista, non poteva che essere contagiata da un clima così gioioso.
Decidiamo di chiedere qualche chicca direttamente ai due doppiatori. Riccardo, rigoroso qual è, si è rammaricato del fatto che il tempo a disposizione per un risultato ottimale è sempre poco, meno di quello che si vorrebbe e, magari solo quando il doppiaggio è finito, arrivano le intuizioni più diverse su come si sarebbe potuto interpretare o cosa si sarebbe potuto aggiungere al personaggio. Afferma di essersi divertito molto a dar vita ai suoi tre protagonisti: il cavaliere, il rospo e il mostro. Spassosissima la sua interpretazione del cavaliere maldestro, imbranato, il cui elmo gli cade sistematicamente sul naso creando un effetto esilarante. Per il rospo, caratterizzato da una cadenza molto particolare, l’ispirazione viene da due personaggi dei film di Antonio de Curtis. Chi non ricorda lo squattrinato che, in “Miseria e nobiltà”, si rivolge a Totò per farsi scrivere una lettere al “caro compare nipote”, non avendo i soldi per pagarla? O l’eccellente Nino Taranto che in “Totò contro i quattro” interpreta l’ispettore Mastrillo, conferendogli uno spiccato accento barese? Si tratta di un omaggio, attraverso queste citazioni, al geniale artista napoletano.
Riccardo ripete le battute così come recitate nel cartone, facendo divertire moltissimo anche noi. Ma è quando parla del mostro che sostituisce al crocifisso la bandiera sabauda, simbolo quindi dello Stato che si appropria dei luoghi di culto, che il suo tono di voce diventa ancora più scherzoso. “Quando non c’è un vero e proprio sviluppo e c’è un mostriciattolo che fa delle facce strane, bhé, mi diverto di più”, ci confessa. Racconta, poi, del suo ottimo rapporto improntato sulla totale fiducia con il prof. Iannucci, con cui ha collaborato in precedenza anche nel doppiaggio de “La cantata dei pastori” insieme al bravissimo Antonio Gargiulo. Con il professore è in simbiosi anche sulle sfumature da dare ai vari personaggi e nel modo di concepire il lavoro tirando fuori il meglio da ogni artista. Riccardo, infine, ci racconta del rapporto con Ilenia Lazzarin, che ha prestato la sua voce alla principessa, alle prese con una delle sue prime esperienze di doppiaggio. Dopo un momento iniziale di presa di confidenza con un mondo per lei nuovo, si è subito trovata a suo agio nel ruolo, tanto da dispiacersi, alla fine, che quell’esperienza si fosse conclusa così presto. La tecnica del linguaggio e la predisposizione per chi proviene dall’istituto, continua, ha creato un senso di coinvolgimento e riconoscimento empatico. Prima di congedarsi, Riccardo, mi chiede simpaticamente di mostrare il cartone alla mia mamma, sapendo che si è laureata proprio al Suor Orsola, perché, avendo studiato lì, ha i giusti elementi per valutare se il cartone abbia espresso correttamente lo spirito dell’istituto.
Arriviamo ad Ilenia Lazzarin, la principessa, il “Virgilio” pronto a guidare l’impacciato cavaliere e gli spettatori attraverso i ‘segreti’ del SOB. L’attrice ha accettato, ben volentieri, di parlarci dell’esperienza al Suor Orsola, dove, ha conseguito la laurea in scienze dell’educazione.
Ha trovato il lavoro emozionante e stimolante e si dice prontissima a ripetere l’esperienza. “Giusto il tempo di inquadrare il personaggio, lavoro in cui mi hanno aiutata molto il Prof. Fulvio Iannucci e Riccardo Polizzy Carbonelli, amico oltre che ottimo collega. Poi, una volta ingranata, è stata davvero divertente. Molto utile assistere al doppiaggio di Riccardo, notare come lui adattasse le parole al sincrono. Spassosissimo è stato vedere come sia in grado di cambiare continuamente accento ed ironizzare su tutto; ho postato un video sui miei profili social per mostrare che è ben diverso dal personaggio cattivo che interpreta in ‘Un posto al sole’. Comunque è stato bello tornare al Suor Orsola di cui serbo bellissimi ricordi, anche se sono passata solo in sala di doppiaggio. Mi ha fatto molto piacere sentire amiche dell’università che studiavano con me che mi hanno chiamata per dirmi che l’hanno visto, trovandolo interessante e spiritoso. Il SOB è un istituto a cui devo tanto”.
Il cortometraggio aveva come target iniziale ragazzi di 15 – 18 anni, ma ha riscosso un successo che va ben oltre questa fascia, sia presso ragazzi più giovani che in ambito accademico e attraverso riconoscimenti ufficiali.
L’ultima tappa della nostra mattinata al Suor Orsola è presso gli studi di R.U.N. Radio, dove siamo accolti con lo stesso c
“Grazie all’esperienza e all’apporto del Prof. Fulvio Iannucci, che ha coordinato e fatto da regia al cartone animato, esso ha avuto un degno successo” chiosa il prof. Cimmino.
Ci riaccompagna all’uscita il Prof. Iannucci, da ottimo e premuroso padrone di casa, al pari del collega Cimmino. Ormai si chiacchiera in modo sereno ed amabile del più e del meno, commentando le meraviglie del giardino dei cinque continenti con piante rare e stupende provenienti da tutto il mondo e le leggende che vedono al centro la cittadella che ci ha ospitato.
La visita è stata interessantissima, siamo stati messi a nostro agio in ogni momento. Ci ripromettiamo di tornare, l’ambiente è stimolante, non solo per i discenti, ma soprattutto perché abbiamo voglia di vivere e raccontare altre iniziative, prima fra tutte la recita di fine anno scolastico.
In un’Italia che di certo non brilla per un sistema formativo sempre più scollato dalle dinamiche del mercato del lavoro e sempre meno in grado di essere selettivo, vedere, nella nostra Napoli, i ragazzi del Suor Orsola “in azione” è un piacere immenso ed imperdibile.
Sceneggiatura: Italo Scialdone e Fulvio Iannucci | Regia: Fulvio Iannucci | Direzione del doppiaggio: Riccardo Polizzy Carbonelli |
Produzione: 39films | Produttore esecutivo: Alfredo Federico | Voci: la principessa, Ilenia Lazzarin; il Cavaliere e il rospo Riccardo Polizzy Carbonelli |
Direzione artistica: Francesco Filippini e Antonio Funaro | Supervisore di produzione Antonio Funaro | Aiuto regia: Italo Scialdone |
Montaggio: Italo Scialdone | Compositing ed effetti: Sergio Chimenti | Musiche Antonio Funaro con la collaborazione di Paola Casagrande |
Fonico di sala Andrea Cutillo | Voci registrate presso M.A.D. Entertainment | Immagini degli oloscreen realizzate da: Giuliano Caprara |
Character design: Sara Manca | Titoli di coda realizzati da Riccardo Bozzini; Rebecca Carlizzi, Rossella Coppola, Paolo Coppola, Flavio Costantino, Alexandra D’Auria, Aurelio Forte, Vincenzo Giordano, Luissa Marinelli, Libera Rosa del Liceo Artistico Suor Orsola Benincasa | Supervisore d’animazione: Antonio Funaro |
Fondali di scena: Francesco Filippini e Andrea Boatta | Musica dei titoli di coda “Come una tempesta” di: Vincenzo Giordano | Animatori: Antonio Funaro, Ilaria Jones, Danilo Florio, Francesco Filippini |
Traduzione in inglese di Flavia Calabria, Sarah Citarella, Filomena Potenza del Liceo Linguistico Suor Orsola Benincasa. | Character rigs: Ilaria Jones, Danilo Florio, Sara Manca, Antonio Funaro, Francesco Filippini | Supervisore di produzione Antonio Funaro |
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.