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Successi al de Poche per ‘A midsummer night’s dream’ versione matinée

Leda Conti - Foto Nunzia Esposito

Leda Conti - Foto Nunzia Esposito



Recitazione in inglese, uno dei tratti distintivi del laboratorio del Nouveau Théâtre de Poche di Napoli: intervista a Leda Conti

Ennesimo successo del Nouveau Théâtre de Poche di Napoli che, da inizio gennaio, in formula matinée, con protagonisti i giovani attori del laboratorio teatrale, sta ospitando, nella suggestiva “grotta” di via Salvatore Tommasi n. 16, delle scolaresche per la messa in scena di ‘A midsummer night’s dream’, di William Shakespeare, in lingua originale, adattamento e regia Leda Conti, registi assistenti Laura Zaccaria e Sergio Di Paola, spettacolo precedentemente recensito dalla nostra testata.

Nel corso degli anni ci siamo occupati più volte di questo straordinario caleidoscopio di emozioni, che, a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, continua a “sfornare” talenti con i corsi di recitazione, E-Laboratorio Accademico e After Hours, e a regalare agli spettatori pièce eccezionali.

Il Théâtre de Poche nasce nel 1992 dalla genialità e dall’estro dell’immenso Lucio Allocca, che non ci stancheremo mai di elogiare anche per le incredibili doti umane, ringraziandolo per averci introdotto in questo magico luogo che, come quello da cui prende spunto, il Théâtre de Poche di Parigi, vuole raccontare la realtà attraverso il paradosso.

Nel 2005 Allocca passa il testimone ai giovani, finché nel 2013 l’assetto muta nel Nouveau Théâtre de Poche che mantiene invariata la sua preziosa, piccola sede. La direzione artistica viene affidata al presidente Massimo de Matteo, che qui insegna recitazione e che fa parte della compagnia di Luca De Filippo, a Peppe Miale, che si occupa di recitazione, improvvisazione e regia, della compagnia di Carlo Buccirosso, e a Sergio Di Paola, esperto di commedia dell’arte e clownerie, uno dei clown del Cirque du Soleil.

Collaborano stabilmente con loro Laura Zaccaria per mimo ed espressione corporea, Lorena Leone per il movimento corporeo e Leda Conti, numerosi sono inoltre, gli stage condotti da vari protagonisti della scena nazionale, tra cui, Ernesto Lama, Giovanni Meola, Monica Assante di Tatisso, Sara Missaglia e Angela de Matteo.

Al di là delle indiscusse capacità artistiche di tutta la squadra, ciò che colpisce sono la portentosa carica emotiva, la passione e l’incanto che donano ad ogni rappresentazione. Usciti dal de Poche, sistematicamente, ci si ritrova con il cuore traboccante di sensazioni positive, con le mani arrossate per i continui applausi, con le lacrime agli occhi per la commozione o l’entusiasmo, a seconda della tematica trattata. Basta assistere ad una qualsiasi opera per rendersi conto che non si tratta affatto di esagerazioni iperboliche.

‘A midsummer night’s dream’ – Fata Cobweb – Foto Andrea Simeoli

Ma torniamo alla nuova e bellissima esperienza dei matinée per le scuole in lingua inglese portati in scena dai giovani allievi attori.

Leda Conti, come ognuno dei docenti del de Poche, ha un curriculum di tutto rispetto. Laureata in lingue straniere, parla inglese, spagnolo e portoghese, che usa anche nella recitazione e nel canto, si occupa inoltre di scrittura teatrale, traduzione di sottotitoli e adattamento dialoghi per teatro e cinema, canta come contralto e balla il tango. Nello specifico al de Poche insegna storia del teatro e recitazione in inglese.

Leda, ci racconti com’è nata e come procede l’avventura con i licei partenopei?

‘A midsummer night’s dream’ è il risultato di un percorso laboratoriale annuale attraverso lo studio approfondito del testo in lingua originale, dei personaggi e dell’epoca. Al momento sembra che il de Poche sia l’unico in Italia a proporre un corso di recitazione in inglese; in accademie importanti pare ci siano solo brevi seminari in lingua che non prevedono certo una messa in scena finale. Ne siamo molto orgogliosi.

Già dal suo debutto, il 1° giugno 2019, la pièce ha ottenuto ampi consensi di pubblico e critica. È stata recensita, tra l’altro, anche da persone iper qualificate, esperti di teatro ed insegnanti di inglese, che mi hanno consigliato di mostrarlo nelle scuole.

Una docente di lingua inglese del Liceo Scientifico Caccioppoli di Napoli, letta una di queste recensioni, mi chiese appunto di replicarlo per colleghe e studenti. Non c’era materialmente il tempo per trovare una sala diversa, ma, soprattutto, non volevo snaturarne la messa in scena, che è strettamente legata allo spazio particolarissimo che abbiamo. Quindi, sia per comodità di tutti, che per sottolineare come sia possibile fare teatro anche in siti alternativi, ho proposto che le scuole venissero direttamente da noi e, dato che abbiamo una capienza massima di 50 persone e le richieste sono molte, stiamo facendo più repliche. Tra l’altro, era la prima volta che venivano delle scolaresche, quindi è stato un bel debutto.

Che tipo di adattamento hai operato?

Innanzitutto, si tratta di una riduzione ad un’ora, come spiego anche nel materiale informativo per gli istituti scolastici, diversamente sarebbe troppo pesante da seguire. Faccio in modo che non si perda alcun aspetto della storia, asciugando le scene ma preservando l’intreccio e lasciando integri e naturali gesti, movimenti, azioni e musica. Insomma, una messa in scena inalterata dal punto di vista sonoro, con linguaggio cinquecentesco; per preparare alla visione invito sempre ad apprezzare la musicalità del verso, che, come sensazione, rimanda quasi ad un canto.

Ho scelto di ambientarlo intorno al 1968 per sottolineare lo scontro generazionale tra genitori e figli, esattamente come accade quando Ermia non vuole più sposare Demetrio perché si è innamorata della poesia e delle canzoni di Lisandro. Sebbene quegli anni siano stati caratterizzati dalla musica psichedelica, dall’amore libero, dai funghetti allucinogeni che alterano lo stato di coscienza, io volevo dare rilevanza alla poesia, che, per me, resta l’unica vera magia che ci deve inondare, e ho chiesto ad una mia allieva che frequenta l’Accademia di Belle Arti di creare il fiore sul quale sono appunto scritto i versi. Alla fine, come sappiamo, nel gioco tra elfi ed umani, immaginazione e realtà, vinceranno i giovani; il vero amore avrà la meglio sulla magia operata da Oberon e da Puck e tutto andrà secondo natura.

Chi apprezza di più lo spettacolo in lingua originale, studenti o professori?

Personalmente avevo il timore che in un luogo che per struttura e dimensioni non rimanda ad una sala teatrale canonica e che annulla quasi la distanza tra il pubblico e l’attore, i miei giovani attori potessero essere distratti dal rumorio che generalmente fa una platea adolescente, invece non è successo nulla del genere.

Ovviamente il merito è anche degli insegnanti che hanno dato loro indicazioni specifiche sul comportamento che si tiene a teatro. Ogni tanto c’erano qualche brusio, come commento alle scene, o grasse risate, quando, ad esempio, compaiono gli artigiani che vogliono fare gli attori e, da artisti tragici, diventano super comici.

Non ti dico la soddisfazione quando il pubblico ha accolto alcune scene con applausi a scena aperta, del tutto inaspettati. L’attenzione della platea è stata massima e il fatto che tutti fossero molto vicini come età ha creato empatia e maggiore partecipazione.

Finita la rappresentazione, i giovanissimi spettatori continuavano ad applaudire mentre noi ringraziavamo e, dato che erano ormai passati alcuni minuti, ho invitato i miei ad andarsi a cambiare. Il pubblico, invece, è rimasto incollato alle sedie e ci siamo intrattenuti a parlare per quasi mezz’ora, dimostrandosi veramente interessati. È stato per me il segno che avevamo raggiunto l’obiettivo, a maggior ragione considerando che il target che avevo in mente io all’inizio di questa esperienza non era il pubblico delle scuole. Un segnale forte che c’è sete di Cultura. C’è speranza!

‘A midsummer night’s dream’ – Gli artigiani attori – Foto Francesco Arricchiello

Altra particolarità del de Poche rispetto a laboratori ed accademie, dicevi, è appunto la recitazione in inglese: come hai avuto quest’intuizione?

Da cinque anni ormai ho vinto una scommessa. Il nostro intento è preparare i ragazzi affinché i più talentuosi possano poi frequentare accademie prestigiose e farsi strada; ecco perché sentivo la necessità di proporre loro un’esperienza significativa, soprattutto considerando che oggi tante realtà teatrali e cinematografiche internazionali si occupano di casting in inglese.
Il fatto di recitare in Italia in lingua straniera può darti una spinta in più per affrontare un provino all’estero, cosa che ha fatto una nostra ex allieva portando un testo in inglese su cui avevamo lavorato insieme.

Il primo esperimento fu con ‘Waiting for Godot’ di Samuel Beckett, perché se innegabilmente da un punto di vista concettuale è complesso, da quello testuale è più semplice per chi, per la prima volta, deve affrontare una drammaturgia in inglese. Funzionò benissimo, sia per i ragazzi che si cimentarono nell’avventura, sia per il pubblico tra cui c’erano anche turisti anglofoni, che si complimentarono con i ragazzi quanto a recitazione, comunicazione ed espressione in lingua. Da lì è nata ormai la tradizione di proporre un percorso completo in inglese, che culmina con la rappresentazione finale.

L’anno dopo passammo a ‘The Tempest’ di Shakespeare. In quel caso decisi di utilizzare tutto lo spazio del teatro in lunghezza, mettendo gli spettatori sui due lati e sacrificandone così il numero. Quello che normalmente è il posto in cui collochiamo le sedie divenne la grotta di Prospero, il foyer diventò il mare dove c’è la tempesta vera e propria e da dove arrivano tutti i nobili e il palco la spiaggia dove si incontrano i protagonisti.

Ovviamente il gioco di luci in questo contesto fu veramente funzionale, così come la scenografia, ridotta all’osso, che necessitava di pochissimi e simbolici oggetti.

Mi rifeci alle musiche del tempo, quelle stesse che usava il Bardo, canzoni rinascimentali eseguite dal vivo con una chitarra, procurarsi il liuto sarebbe stato un po’ complicato. Furono molto apprezzate. Probabilmente, se avessi rivelato prima questo particolare, ci si sarebbe potuti immaginare erroneamente un suono noioso o comunque poco orecchiabile. Occorre, invece, avere una mente libera da condizionamenti e preconcetti, perché troppo spesso si ha un’idea falsata dei grandi del teatro.

L’adattamento ogni volta dipende dal numero di ragazzi, dal loro sesso, dal testo e dalla singola scioltezza che ognuno di loro ha nel recitare in inglese. In quel caso, dato che avevo più ragazze che ragazzi, optai per una magia tutta al femminile, con sole donne abitatrici dell’isola. Solo dopo aver messo in scena ‘The Tempest’ ho scoperto che esiste una versione filmica dell’opera, del 2010, in cui Helen Mirren interpretava Prospero.

Come e in base a che cosa scegli le opere da proporre ai ragazzi?

Al di là del fatto che prediligo le drammaturgie classiche, che, eventualmente, come dicevo, possono proporre ad un provino, sono partita dai testi che amo, fermo restando che potrei sempre cimentarmi in quelli che conosco meno, proprio come ulteriore stimolo.

In pratica, parte tutto da una mia esperienza personale in adolescenza, al liceo e poi all’università, quando mi sono accostata al teatro in lingua, esperienza che ho rinnovato in anni più recenti, frequentando seminari curati da attori inglesi.

Si cerca di fare questo lavoro innanzitutto per i ragazzi e sono felice di essere riuscita a mettere insieme i miei più grandi amori, teatro e musica, con le lingue straniere. Nello spettacolo ‘Una Noche en la Barraca (baracca e burattini) – viaggio nell’anima bambina di Federico García Lorca’, testo mio e di Sergio Di Paola, che ne cura anche la regia, ad esempio, recito in spagnolo. Il primo a credere in questa formula è stato Lucio Allocca, che ringraziamo sempre nelle note di regia per i preziosi consigli.

Anche in questo caso, il pubblico ascolta il verso di Lorca magari per la prima volta non tradotto e prova un’emozione diversa, che corrisponde esattamente all’intenzione dell’autore.

L’ultimo aspetto su cui mi hanno fatto riflettere studenti ed insegnanti è che al de Poche si finisce con il fare una messinscena molto vicina a quella elisabettiana. A quel tempo si aveva a disposizione giusto qualche oggetto, qualche drappo, le botole per far sparire ed apparire qualcosa, che noi sostituiamo con le quinte. In scena, da noi, c’è solo l’essenziale, che è evocativo e sottolinea il passaggio del tempo e dei versi: tutto è demandato alla capacità dell’attore. In qualche modo si ricrea veramente una condizione molto simile a quella vissuta dal pubblico di Shakespeare, che si può rivivere oggi andando al Globe Theatre di Londra, dove gli attori recitano quasi in mezzo al pubblico.

Quanto allo spettacolo in programma per quest’anno preferisco non anticiparti nulla, stiamo ancora prendendo confidenza con l’opera e decidendo l’attribuzione dei vari personaggi.

Nel frattempo, tutti noi stiamo cercando di capire se sia possibile creare un canale ufficiale per le scuole dove proporre sistematicamente spettacoli in lingua, compresi ‘Waiting for Godot’ e ‘The Tempest’. Per ora navighiamo a vista, poi si vedrà.

Il Nouveau Théâtre De Poche
presenta
‘A midsummer night’s dream’
di William Shakespeare
performance in lingua inglese

Credits
personaggi e interpreti in ordine di apparizione
Fata Peaseblossom: Irene Latronico
Fata Cobweb: Flaminia Matrone
Hyppolita – Titania: Giada Padula
Theseus – Oberon: Leonardo Di Costanzo
Egeus – Elfo: Alessandro Esposito / Gennaro Davide Niglio
Hermia: Sara Mascolo
Demetrius: Roberto Fiorentino / Gennaro Davide Niglio
Lysander: Claudio Del Vita
Helena: Anna Simeoli
Quince – Moonshine: Pierluigi Block
Bottom – Pyramus: Rodolfo Tamai
Flute – Thisby: Gaetano Coppola
Starveling – Wall: Christian D’Agostino
Snug – Lion: Lino Florio
Puck Danilo: Blaquier

Movimenti di scena Laura Zaccaria
Costumi e attrezzeria L & L
Fiori Magici Anna Simeoli
Disegno Luci Ettore Nigro
Tecnico Luci Gennaro Madonna
Selezione Musicale Leda Conti – Sergio Di Paola
Registi Assistenti Laura Zaccaria – Sergio Di Paola
Adattamento e Regia Leda Conti

‘A midsummer night’s dream’ – Oberon e gli Elfi – Foto Francesco Arricchiello

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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