Home Cronaca Storytelling: una buona storia fa la differenza

Storytelling: una buona storia fa la differenza

1006
Storytelling


Download PDF

Perché lo storytelling è così importante e quali sono i rischi di una cattiva narrazione

Ogni giorno siamo sommersi di informazioni e stimoli.

Dalla mattina appena svegli, quando iniziamo a leggere le news sui giornali – cartacei o digitali – o a scrollare le homepage dei nostri social network preferiti, a quando ci mettiamo in viaggio per il lavoro ascoltando programmi radio o podcast, fino alla sera, quando, già infilati sotto alle coperte, continuiamo a ricercare informazioni e immagini per trascorrere il nostro tempo.

Ma cosa ci resta veramente alla fine della giornata?
Quali sono le nozioni, le sensazioni, le istantanee che rimangono impresse nella nostra mente?

Per capirlo, occorrerebbe snocciolare una moltitudine di piccoli fattori che, concatenandosi fra loro, innescano le nostre reazioni a livello inconscio. Ma, senza addentrarsi nell’intricato groviglio psicologico, possiamo individuare un elemento che fa certamente la differenza: lo storytelling.

Già, perché un conto è voler dire qualcosa, voler comunicare un messaggio. Un altro è sapere come farlo nel modo più efficace. Un aspetto che può cambiare radicalmente il risultato, riuscire a far breccia nell’emotività del cliente e conquistare la sua attenzione.

Ed è per questo che è sempre più usato nell’ambito pubblicitario e nel marketing digitale, poiché produce un numero elevato di conversioni grazie alla sua capacità di avvicinare il prodotto o il servizio all’utente, che si sente coinvolto in modo tangibile e si identifica con l’oggetto della sponsorizzazione.

Fra gli esempi più calzanti, le più famose pubblicità della Mulino Bianco, che sono state appositamente raccolte dal marchio nel sito web, in una sezione a esse dedicata.

Ma il mondo del marketing non è affatto l’unico a puntare su questa strategia, di cui viene fatta vasta applicazione nel settore dell’iGaming. Soprattutto richiamando grafiche retrò, saghe ludiche del passato o serie TV cult, nonché l’amatissimo mondo dei videogame anni 80, l’industria videoludica gioca sull’effetto nostalgia degli utenti più datati, ma anche sul fascino esercitato anche nei confronti dei più giovani.

Le piattaforme di gioco pullulano di titoli estremamente diversi fra loro e fortemente caratterizzati dallo storytelling, in modo da offrire la più vasta scelta possibile a ogni singolo utente, che non avrà che l’imbarazzo della scelta.

È anche per questo che i migliori operatori offrono anche l’opzione di giocare gratis, oltre che per concedere all’utente la possibilità di prendere un po’ la mano con le diverse dinamiche di gioco e con le svariate funzionalità esistenti, anch’esse declinazioni della modalità di narrazione di un preciso titolo.

Un’arma a doppio taglio, questo storytelling, che può anche portarci a dissentire rispetto a modalità con cui viene trattato un tema che in realtà ci sta a cuore o al quale ci saremmo appassionati e dedicati, se la modalità narrativa scelta fosse stata diversa.

È il caso dei recenti interventi degli attivisti di Just Stop Oil che, per sensibilizzare l’opinione pubblica, hanno preso di mira diverse opere d’arte, aggredendole con diversi tipi di cibi.

Il fine, di attirare l’attenzione, è stato certamente raggiunto, ma basta scorrere le pagine di qualsiasi social media e leggere i pareri di alcune testate giornalistiche per capire che questi gesti non hanno suscitato empatia e conquistato consensi, anzi hanno destato lo sdegno dell’opinione pubblica.

E non perché l’oggetto della contestazione non sia rilevante – affatto, parliamo forse del tema più importante del momento – ma perché la protesta non è stata raccontata nel modo giusto.

Il focus principale delle notizie relative questi gesti è stato accertarsi che le opere d’arte non avessero subìto danni permanenti, e non il motivo per cui erano state bersagliate, e l’indignazione rispetto alle modalità scelte non ha probabilmente invogliato nessuno a unirsi all’associazione in modo proattivo, e non tramite una rapida condivisione sui social.