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Stiamo operando troppo

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Ortopedici


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Negli ultimi anni, ed anche in epoca Covid, abbiamo assistito a grandi sconvolgimenti nel finanziamento e nella gestione dei sistemi sanitari in tutto il mondo occidentale, con maggiore enfasi sulla competenza e responsabilità dei medici.

In effetti, ora siamo considerati sempre in formazione. Oltre ad impiegare le nostre capacità cliniche, diagnostiche e chirurgiche, siamo tenuti a gestire le risorse sanitarie. Però, e ce ne siamo accorti solo dopo l’emergenza attuale, ci sono stati assegnati sempre meno fondi, ed il nostro carico di lavoro è in continuo aumento.

Attraverso scelte politiche e campagne mediatiche senza alcuna base scientifica, i pazienti sono stati portati ad aumentare le loro aspettative e ad attendersi un risultato sempre perfetto.

Noi ortopedici siamo addestrati a prendere decisioni scomode, spesso in un contesto non perfetto, e ci piace operare. Dopo tutto, è per questo che siamo diventati chirurghi!

In questo scenario scoraggiante, ci si aspetta che otteniamo sempre il massimo e che siamo sempre perfetti, a fronte di redditi in calo a causa di recessioni economiche negative.

Tuttavia, viviamo in un mondo imperfetto, in cui nuove tecniche ed impianti vengono alla luce quasi ogni giorno, e viene pubblicata un’enorme quantità di letteratura scientifica.

Ci è stato fatto amare la superspecializzazione ed i media hanno abbracciato una cultura in base alla quale le semplici competenze tecniche sono considerate migliori della professionalità olistica.

Chi è un vero professionista?

I vecchi professori che erano in grado di operare altrettanto bene qualsiasi patologia, o il giovane ortopedico attuale, che spesso esegue solo un’operazione, e Dio non voglia se un paziente arriva con qualcosa di leggermente al di fuori della loro area di competenza così ristretta?

Accurate analisi sanitarie hanno previsto che l’aumento di questa tendenza avrebbe comportato un incremento del numero di interventi eseguiti e dei corrispondenti costi sanitari, senza migliore soddisfazione dei pazienti.

Anche gli Stati Uniti, la patria dei superspecialisti, stanno ora facendo marcia indietro e l’American Academy of Orthopaedic Surgeons sta rivalutando la figura dell’ortopedico ‘generalista’.

In questo clima, c’è un nocciolo duro di accademici clinici, giovani e meno giovani, che ha sfidato i dogmi attuali.

La domanda di fondo che volevano chiarire era se i nuovi e vecchi principi chirurgici ci stavano semplicemente trasformando in ‘chirurghi estetici dell’apparato locomotore’, come una volta il Prof. Sarmiento definiva i moderni chirurghi ortopedici, e stavamo diventando semplicemente preda delle forze di mercato e delle aziende di produttrici di impianti ortopedici.

È una domanda che deve essere posta a tutti i chirurghi e, probabilmente, i pazienti dovrebbero chiedersi se coloro che operano su chiunque entri dalla porta dell’ambulatorio stiano davvero facendo l’interesse dei propri pazienti…

Il Prof. Nicola Maffulli sarà a disposizione per rispondere ai quesiti che gli arriveranno alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it.

Autore Nicola Maffulli

L'autore più citato in ortopedia, il Professor Nicola Maffulli, è superspecializzato in traumatologia sportiva. Ha pubblicato più di 1.200 articoli su riviste scientifiche e 12 libri e ha descritto oltre 40 nuove tecniche chirurgiche in chirurgia del ginocchio, piede e caviglia e chirurgia sportiva, molte delle quali sono state ampiamente adottate in tutto il mondo. Atleta in gioventù, il suo sogno di andare alle Olimpiadi è stato realizzato a Londra: ha guidato un gruppo di sette chirurghi ortopedici per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Londra, ed ha poi organizzato i servizi medici delle Universiadi 2019. Giornalista pubblicista, risponde ai lettori alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it su problematiche di natura ortopedica e traumatologica.