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Spinelli e Nardini: Tutta la Toscana contro la violenza di genere

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Spinelli e Nardini


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Gli interventi dei due Assessori alla presentazione del XV rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio sociale regionale

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

La Toscana lavora contro la violenza di genere: lo fa la Regione, lo fanno i servizi sociali, le forze dell’ordine, il sistema sanitario, i centri antiviolenza

ma per ottenere veri risultati c’è bisogno di cambiare la testa delle persone.

A ricordarlo sono stati i due Assessori regionali al sociale, Serena Spinelli, ed all’istruzione e lavoro, Alessandra Nardini, in occasione della presentazione del nuovo rapporto sulla violenza di genere, avvenuta oggi, 23 novembre, nell’ambito de ‘La Toscana delle donne’.

Nel suo intervento, Spinelli ha detto:

A partire dal linguaggio, che non è giustificabile con la goliardia, passando per la violenza psicologica, che fa molto male ed è molto difficile da dimostrare, fino alle prevaricazioni ed alle conseguenze fisiche, per contrastare la violenza di genere occorre un cambiamento profondo.

Dobbiamo fare squadra, insegnare alle bambine ed ai bambini ad avere profondo rispetto di sé, spiegarci che le donne hanno il diritto di scegliere dove vogliono stare e non sono meno donne a seconda delle scelte che fanno.

Va potenziata la prevenzione, altrimenti arriveremo sempre troppo tardi. E che i centri antiviolenza funzionino e dunque siano adeguatamente finanziati dal Governo, perché questo problema non può essere lasciato solo alle Regioni e agli enti locali.

I temi sono molti e riguardano vari settori c’è il problema del reinserimento nel mondo del lavoro e dell’accesso alla casa, perché speso chi è vittima di violenza finisce con essere ghettizzata.

C’è il problema della gestione dei figli, quello della colpevolizzazione di chi denuncia, mentre la colpa è chiaramente solo di chi fa violenza.

La repressione è insufficiente, c’è da lavorare contro gli stereotipi di genere, insistere per sostenere la libertà delle proprie scelte relazionali.

Credo che concentrarci solo sulle pene e non portare avanti un vero mutamento culturale sia estremamente pericoloso.

Anche l’Assessore Nardini ha ribadito la necessità di azioni di prevenzione attraverso l’educazione al rispetto e la lotta agli stereotipi di genere fin dalla più tenera età:

Il rapporto restituisce un quadro che resta preoccupante e che purtroppo si intreccia con i fatti accaduti in questi giorni.

I numeri della violenza contro le donne in Toscana, così come il femminicidio di Giulia Cecchettin, dimostrano quanto sia ancora lunga la strada per sconfiggere questo drammatico fenomeno che non è un fenomeno emergenziale ma strutturale.

La violenza di genere non è un problema della singola donna, né delle sole donne, ma dell’intera società che deve garantire alle donne, invece, rispetto, parità, autonomia e libertà.

Credo che la sorella di Giulia Cecchettin abbia avuto una forza ed una chiarezza straordinaria nel denunciare quello che molti faticano ad ammettere: ad uccidere le donne non sono dei mostri, ma sono degli uomini.

Elena Cecchettin ha spiegato benissimo cosa sia un femminicidio e cosa sia la cultura patriarcale che ancora non è stata sconfitta.

Per interrompere la continua scia di sangue dei femminicidi, per sradicare retaggi, stereotipi, discriminazioni serve innescare un vero cambiamento culturale.

Un cambiamento che però non arriverà dal nulla, ma passa per l’educazione al rispetto e alla parità, fin dalla prima infanzia.

In Toscana ci stiamo provando e impegnando molto: per la prima volta in questa legislatura abbiamo inserito nei Progetti Educativi Zonali, che come Regione finanziamo, l’obiettivo trasversale del contrasto degli stereotipi di genere.

Abbiamo finanziato il progetto PartTime, un percorso di formazione che ha visto l’adesione di quasi 900 persone tra docenti, personale scolastico, educatrici e educatori dei nidi, finalizzato a promuovere la cultura del rispetto e della parità nei servizi educativi e nelle scuole toscane di ogni ordine e grado.

Stiamo prestando poi particolare attenzione all’orientamento, per superare retaggi culturali e ruoli di genere.

Abbiamo scelto di rifinanziare la legge regionale 16/2009 ‘Cittadinanza di genere’ e abbiamo già destinato alle Province toscane 800mila euro anche per la realizzazione percorsi di diffusione della cultura di genere e destrutturazione degli stereotipi nelle scuole.

Non vogliamo indottrinare le bambine e i bambini, come qualcuno teme. Vogliamo liberarli e liberarle da pregiudizi, stereotipi e retaggi socio – culturali nocivi per le donne ma anche per gli uomini.

Abbiamo bisogno di moltiplicare e disseminare progetti e azioni educative di questo tipo, abbiamo bisogno di renderle strutturali e di finanziarle, non bastano le sperimentazioni: per questo non mi convince la proposta del Ministro Valditara.

Oggi noi, anche da qui, chiediamo uno scatto in più al Governo: si inserisca l’educazione nelle scuole l’educazione all’affettività e cada anche il tabù dell’educazione alla sessualità.