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Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi

'Sostiene Pereira', di Antonio Tabucchi


Titolo: Sostiene Peirera
Autore: Antonio Tabucchi
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Prezzo: € 8,50

Antonio Tabucchi scrittore italiano, autore di romanzi, racconti, saggi, testi teatrali. Considerato una delle voci più rappresentative della letteratura europea, i suoi testi sono tradotti in quaranta lingue.

Tra le sue opere narrative più conosciute: ‘Piazza d’Italia’ (Bompiani, 1975), ‘Il piccolo Naviglio’ (Mondadori, 1978), ‘Donna di Porto Pim’ (Sellerio, 1983), ‘Notturno indiano’ (Sellerio, 1984), ‘Sostiene Pereira: una testimonianza’ (Feltrinelli, 1994), ‘La testa perduta di Damasceno Monteiro’ (Feltrinelli, 1997), ‘I dialoghi mancati’ (Feltrinelli, 1998), ‘Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere’ (Feltrinelli, 2001), ‘Tristano muore: una vita’ (Feltrinelli, 2004), ‘Il tempo invecchia in fretta’ (Feltrinelli, 2009), ‘Viaggi e altri viaggi’ (Feltrinelli, 2010).

Autore di numerosi saggi quali: ‘La parola interdetta. Poeti surrealisti portoghesi’ (Einaudi, 1970), ‘Un baule pieno di gente. Scritti su Fernando Pessoa’ (Feltrinelli, 1990), ‘Gli zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze’ (Feltrinelli, 1999), ‘Autobiografie altrui. Poetiche a posteriori’ (Feltrinelli, 2003).

Alcuni dei suoi testi sono anche stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri, Faenza, Corneau, Tanner, Lopes, o sulla scena da rinomati registi teatrali, tra cui Strehler e Bezace.

Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra i quali il Pen Club Italiano, il Premio Campiello e il Premio Viareggio-Rèpaci; e prestigiosi riconoscimenti all’estero, fra cui il Prix Médicis Etranger, il Prix Européen de la Littérature e il Prix Méditerranée in Francia; l’Aristeion in Grecia; il Nossack dell’Accademia Leibniz in Germania; l’Europäischer Staatspreis in Austria; il Premio Hidalgo e il premio per la libertà di opinione “Francisco Cerecedo” attribuito ogni anno dal Principe delle Asturie, in Spagna.

Un grande romanzo, qualcuno lo ha definito romanzo di formazione, ma io preferisco definirlo romanzo di consapevolezza, ma anche un romanzo storico; ci racconta uno spaccato di vita a Lisbona durante la cruenta dittatura Salazarista.

Pereira è un uomo comune, un vedovo mite, un attempato ed obeso direttore della pagina culturale di un giornale del pomeriggio, il Lisbóa, che si occupa principalmente di tradurre i classici francesi, convinto che solo la letteratura possa nutrire l’anima.

L’incontro con Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta cambia le carte in tavola, perché la vita, a volte, non ti consente di stare a guardare.

Pereira assume il ragazzo per scrivere i ‘coccodrilli’, articoli commemorativi, già confezionati, su un personaggio pubblico da pubblicare in occasione della sua scomparsa.

Tutto ciò che questi redige per Pereira è impubblicabile e considerato scomodo per la forte connotazione politica anarchica, apertamente avversa al regime. Il giornalista, così, lo paga di tasca propria e conserva tutti gli articoli in una cartellina.

L’uomo vede in Monteiro Rossi un se stesso da giovane o anche il figlio che non ha mai avuto, e questo forse risveglia in lui la voglia di vivere e mettersi in gioco.

L’autore ci racconta la vita di Pereira dal di fuori, quasi prendendone le distanze. In ogni pagina, infatti, ricorre il sintagma ‘Sostiene Pereira’, come a suggerire che sia il personaggio a dirlo, che dunque non è detto che sia la verità.

In una letteratura che ci ha sempre presentato eroi che muoiono per la libertà, lui si lascia vivere, vuole la tranquillità, godersi le sue limonate, le sue frittate e chiacchierare con il ritratto della moglie defunta.

Appare come l’antieroe. Ma, suo malgrado, inizia a nascere dentro di sé la consapevolezza dell’impegno civile. Il barista Manuel lo mette in difficoltà, facendogli notare, ogni giorno, che un giornalista deve prendere posizione.

Così si decide ad intraprendere due brevi viaggi.
Uno alle terme, dove cerca la compagnia del suo amico di sempre, ma deluso dal suo prendere le distanze ed accettare passivamente il regime, con una scusa va via prima del previsto.

Il secondo e più importante viaggio lo porta a Coimbra, nella clinica talassoterapica del dottor Cardoso, che ne risveglia la consapevolezza civile. Il giovane medico gli espone la teoria della confederazione di anime, secondo cui in ognuno di noi ci sono più anime con una che prende il comando, l’io egemone.

Pereira percepisce che il suo io egemone sta cambiando e se ne convince ancor di più grazie all’incontro fortuito in treno con una donna ebrea che lo invita a prendere posizione contro le ingiustizie politiche del tempo.

Sì, disse Pereira, però se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso avere studiato lettere a Coimbra e avere sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e dove devo pubblicare racconti dell’Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, e è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un’altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa.

Il dottor Cardoso chiamò la cameriera e ordinò due macedonie di frutta senza zucchero e senza gelato. Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei conosce i médecins-philosophes?

No, ammise Pereira, non li conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet, disse il dottor Cardoso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, sono medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime.

Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere ‘uno’ che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto sulla confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l’io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione.

Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c’è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo.

Il dottor Cardoso finì di mangiare la sua macedonia e si asciugò la bocca con il tovagliolo. E dunque cosa mi resterebbe da fare? chiese Pereira.

Nulla, rispose il dottor Cardoso, semplicemente aspettare, forse c’è un io egemone che in lei, dopo una lenta erosione, dopo tutti questi anni passati nel giornalismo a fare la cronaca nera credendo che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, forse c’è un io egemone che sta prendendo la guida della confederazione delle sue anime, lei lo lasci venire alla superficie, tanto non può fare diversamente, non ci riuscirebbe e entrerebbe in conflitto con se stesso, e se vuole pentirsi della sua vita si penta pure, e anche se ha voglia di raccontarlo a un sacerdote glielo racconti, insomma, dottor Pereira, se lei comincia a pensare che quei ragazzi hanno ragione e che la sua vita finora è stata inutile, lo pensi pure, forse da ora in avanti la sua vita non le sembrerà più inutile, si lasci guidare dal suo nuovo io egemone e non compensi il suo tormento con il cibo e con le limonate piene di zucchero.

E tuttavia, solo alla fine il protagonista si convince di dover prendere posizione, di non poter continuare a girare il volto dall’altra parte, con la scusa di essere troppo insignificante per cambiare il mondo, e lo fa con un grande gesto di ribellione: un articolo contro il regime sul giornale in cui scrive.

Solo alla fine del libro, leggendo le parole di Tabucchi nella postfazione, ti accorgi che è stata una testimonianza.

Il personaggio di Pereira è stato ispirato da un giornalista portoghese esule a Parigi, incontrato per caso dall’autore stesso, costretto al confino dopo aver sbeffeggiato il regime con un articolo su di un quotidiano.

In settembre, come dicevo, Pereira a sua volta mi visitò.
Lì per lì non seppi cosa dirgli, eppure capii confusamente che quella vaga sembianza che si presentava sotto l’aspetto di un personaggio letterario era un simbolo e una metafora: in qualche modo era la trasposizione fantasmatica del vecchio giornalista a cui avevo portato l’estremo saluto.

Mi sentii imbarazzato ma l’accolsi con affetto.

Quella sera di settembre compresi vagamente che un’anima che vagava nello spazio dell’etere aveva bisogno di me per raccontarsi, per descrivere una scelta, un tormento, una vita.

In quel privilegiato spazio che precede il momento di prendere sonno e che per me è lo spazio più idoneo per ricevere le visite dei miei personaggi, gli dissi che tornasse ancora, che si confidasse con me, che mi raccontasse la sua storia.

È un romanzo bellissimo, un grande libro di un grande autore, con brevi capitoli, che si leggono con piacere, anzi, non riesci a staccartene fino ad arrivare alle ultime pagine. Pereira è un uomo qualunque, un uomo mite, un eroe per caso, ma non puoi far a meno di volergli bene.

La trama

Vincitore Premio Campiello 1994.

Agosto 1938. Un momento tragico della storia d’Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita.

Chi è che raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira?

La sua identità non è svelata, ma il protagonista, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del “Lisboa”, un mediocre giornale del pomeriggio, affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di “non” essere un eroe.

Autore Elisa Santucci

Divoratrice di libri e sperimentatrice culinaria.

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