La solidarietà non è la carità.
La carità umilia non solo chi la riceve ma, soprattutto, chi la esercita.
La solidarietà, diversamente, è un rapporto fra eguali.
Mi appare indicativo come tale manifestazione di assistenza nei confronti dei meno abbienti e di quanti versino in precarie condizioni di salute, assuma una particolare configurazione per coloro che si riconoscono negli ideali e nei principi Massonici.
Nella società civile, il sostegno, che viene offerto a quanti si trovano in difficoltà economiche o di infermità, in genere, è deputato dagli organi statali a società private che, per tale incombenza, percepiscono lauti compensi dei quali, però, solo una parte è impiegata per i fini statutari. Nella sostanza, talvolta si tratta di una delega che beneficia economicamente il delegato e, nella parte residuale, quanti dovrebbero costituire lo scopo ultimo, la finalizzazione di questo intreccio socio-economico.
Del tutto diverso mi appare l’approccio con il quale la Massoneria affronta il problema del sostegno agli indigenti, soprattutto nelle motivazioni basiche e nella sua estrinsecazione. Per noi Massoni, l’altro, per principio, è mio Fratello.
Lo è nei nostri Ideali, così come nella quotidianità.
Non è la vuota rappresentazione del cosiddetto termine buonismo che, sia positivamente sia populisticamente, sembra ormai imperare nei media.
Ed ancor meno ritengo che la solidarietà possa inquadrarsi quale momento obbligatorio o dovere etico nei confronti dell’altro, atteso che questi due aggettivi sono propri del mondo profano e, in quanto tali, soggiacciono alle variabili storiche ad esso connesse.
Ove così fosse, la solidarietà potrebbe presentarsi come una semplice finalizzazione di un comportamento non libero, non cosciente ma determinato da dettami legislativi, pseudo ecclesiali, filosofici e contingenti rispetto al momento in cui essa viene esercitata.
Per mia interpretazione, sarebbe opportuno intendere il termine solidarietà non soltanto quale momento di supporto che aiuti a superi le altrui difficoltà. Amo pensare che costituisca il momento di coesione di ciascun singolo con la molteplicità. Di tale asserzione reputo che ne costituisca inconfutabile prova, il Percorso Massonico.
Quando incombe un pericolo, si chiama aiuto, si cerca la vicinanza del familiare, dell’amico, in ambito massonico, del fratello. Il perché è fin troppo evidente: l’eggregoro fisico, quello, per intenderci, che pratichiamo intrecciando le mani nude nella catena d’unione, moltiplica le singole energie individuali veicolandole al centro di un intento comune; è un potente insieme di idee, di sentimenti condivisi e consolidati da ritualità, tradizioni e usi radicati nel tempo.
Noi lo pratichiamo perché ne conosciamo i positivi effetti, in parole semplici si può dire: l’unione fa la forza.
Questo assunto è tanto più vero quanto più il legame che si instaura tra i fratelli è basato sul coinvolgimento emotivo di solidarietà, tolleranza, affetto reciproco nel sentire che chi tieni per mano lavora con te ad una edificazione comune, e lo fa portando il suo bagaglio di esperienza, di sapere e di amore. L’eggregoro è questo.
Il risultato stupefacente che ne consegue è quello di trovarsi circondati da sette nodi di un cordone rosso ed esotericamente connessi ad una realtà superiore.
Che grande potere abbiamo nelle nostre mani!!!
Grazie a questa Via Iniziatica, ho appreso che il Divino è in ciascun Fratello e che, in quanto Massoni, lavoriamo per il bene dell’Umanità.
Non per solidarietà, ma perché in ciascun Essere Umano, ancorché Egli non ne abbia coscienza, risiede il Divino.
Non il Tu e l’Io, ma il Noi che conduce all’Uno.
Solidarietà è rispetto fattivo.
Solidarietà è amore concreto.
Solidarietà è il termine che in un solo vocabolo racchiude il nostro Trinomio: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.
Tali presupposti dimostrano che la Massoneria, ancorché custode della Tradizione, intesa questa come Via Iniziatica, svolge una funzione propositiva nella quotidianità: “fai agli altri ciò che vorresti gli altri facessero a te stesso”. Sia nei secoli passati, sia ancor oggi. Precursori, dunque, e, per questo, inascoltati. Precursori e, per questo, perseguiti ideologicamente e fisicamente.
Gli intolleranti, coloro che oggi proclamano da alti e sacri pulpiti il loro amore per l’altro, non esitavano a crocifiggere quanti riconoscevano nell’altro un Fratello con il quale essere solidale.
Il concetto stesso di indigenza, che originariamente era legato al circoscritto territorio nazionale, ora che viviamo nell’abusato termine di globalizzazione, vive con dimensioni e significati amplificati e diversificati, il significato di “altro” si espande. Assume chiaramente il concetto di Universalità.
Da secoli affermiamo che lavoriamo per il bene dell’Umanità, senza distinzione di fede, classi sociali, credi politici.
Solidarietà assume, così, vero significato ed estrinsecazione.
Noi, noi Massoni, siamo da sempre solidali con gli Esseri Umani in quanto tali: lo richiede la nostra Iniziazione, lo richiede il percorso che intraprendiamo dando in un tempo sostanza ai nostri Riti che non sono vane rappresentazioni ma positive manifestazioni dell’Essere nella sua veritiera essenza.
Dicono i nostri Rituali:
Praticate le più dolci e benefiche virtù, soccorrete il proprio Fratello ed il prossimo, prevenite le loro necessità, alleviate le loro disgrazie e assisteteli con i vostri consigli, con i vostri lumi, con il vostro credito. Queste virtù che nel mondo profano sono considerate qualità rare, non sono tra noi che il compimento di un dovere.
Il pensiero massonico è frutto di sintesi e non di sincretismo.
Esso racchiude e supera le verità affermate negli insegnamenti di tutte le religioni, di tutte le filosofie del presente e del passato presenti nell’Occidente e nei Templi dell’Oriente, ossia: fare ciò che si è in grado di fare
Autore Rosmunda Cristiano
Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.