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Società 4.0

Società 4.0


Si fanno sempre più forti le voci che denunciano la perdita di competitività del Sistema Italia, mentre al contempo è oramai diffusa una generale consapevolezza che sostiene l’assunto secondo il quale l’attuale sviluppo dell’Umanità è influenzata da una nuova Rivoluzione Industriale. Questa indotta dall’avvento del Digitale.

Una Rivoluzione che si caratterizza per la Trasformazione Digitale, con salti tecnologici temporalmente sempre più vicini tra loro rispetto alla Storia passata. Finalmente ci si rende conto che l’avvento e l’ubiquità delle tecnologie I.C.T, delle nuove tecnologie creative e dei media digitali hanno fatto precipitare la Società in una profonda trasformazione che incide non solo la sfera della Conoscenza e dei Circuiti della Cultura, del Tempo Libero e l’Intrattenimento, ma tutte le altre componenti sociali, economiche ed industriali che influenzano la vita privata, sociale e lavorativa dell’Uomo.

Da alcuni anni capita spesso di ascoltare nel dibattito politico, con il sapiente supporto dall’opinione di numerosi esperti, che l’Italia perde ogni giorno che passa la sua competitività in campo economico, non solo per i più noti problemi che affliggono il nostro Paese, ma anche a causa del gap culturale e tecnologico in cui versa la sua Industria incapace di raggiungere quella completa innovazione digitale così necessaria a sfidare i globali cambiamenti in atto sotto gli effetti della III Rivoluzione industriale.

Tutto oggi è supervisionato da operazioni software progettate per fornire valore aggiunto, o per coordinare le pratiche e gestire le popolazioni in tempo reale. L’ideologia della Silicon Valley prevale sulla tradizionale ed obsoleta progettazione e conseguente produzione di manufatti; le pratiche e le istituzioni che contraddistinguono le culture digitali, le architetture e le infrastrutture delle sue operazioni sono continuamente ricostruite, hackerate, interrotte e mantenute all’interno di una proliferazione di nuove idee e concetti. Tali concetti vengono contraddistinti dalla desinenza 4.0, ad indicare le trasformazioni che avvengono in tutto il mondo. Per questo motivo nel 2017 il nostro governo ha lanciato il Piano Nazionale Industria 4.0 con l’obiettivo di incentivare gli investimenti in nuove tecnologie, ricerca e sviluppo e rilanciare la competitività delle imprese italiane.

Ma siamo certi in Italia si debba cercare solo una strada per l’innovazione dell’Industria e non per l’Innovazione del suo intero complesso sociale? Non sarebbe necessario progettare ed attuare anche adeguate politiche culturali di massa per facilitare la diffusione nel paese di una Cultura 4.0?

Di una Cultura Digitale che, pragmaticamente diffusa tra Tutti: Immigrati e Nativi digitali, sia capace di offrire a tutti i Cittadini la possibilità di vivere, lavorare, socializzare in questo nuova Società godendo di pari diritti, così come sancito dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Uomo, un problema all’ordine del giorno dell’Assemblea ONU, già preso in considerazione dal Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite con l’approvazione della risoluzione A/HCR/20/L.13, che considerando espressamente le capacità digitali e l’uso di Internet un diritto fondamentale dell’Uomo ha ricompreso questo Diritto nell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e dei Cittadini.

Mentre il Consiglio europeo ha individuato

le competenze digitali come una delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente, finalizzate all’acquisizione di conoscenze che permangono nel tempo e necessarie a ogni cittadino per riuscire a inserirsi all’interno dell’ambito sociale e lavorativo

gran parte della popolazione italiana è ‘Immigrata Digitale’.

Le statistiche ISTAT riportano mancanza di competenze nelle capacità digitali nel 56.4% delle famiglie italiane con un 25,5% che “non ritiene Internet utile o interessante”; circa il 40% degli italiani risulta affetto dal cosiddetto Digital Divide Culturale. Ciò vale a dire che una significativa parte della popolazione italiana non solo fatica a recepire i significati delle trasformazioni digitali in atto, ma rischia una nuova forma di discriminazione sociale.

Il DESI, The Digital Economy and Society Index dell’Unione Europea riporta l’Italia, III nazione UE per il suo PIL, al 24° posto sul ranking dei 29 Stati dell’Unione. Ciò accade mentre le architetture computazionali costituite dalla governance algoritmica prevalgono su una vasta e differenziata gamma di impostazioni istituzionali, pratiche organizzative e produttive. Impianti di produzione e di assemblaggio; la manutenzione industriale; la logistica; le Città; l’Agricoltura; la Sanità, le Agenzie governative e i Campus universitari, la Sicurezza e Difesa; la stessa Politica sono tutti concetti che oggi già possono essere preceduti dalla lettera ‘E’ che qualifica la trasformazione in atto indotta dall’impiego del Digitale. Facendo diventare la Produzione: Robotizzata, le Città e le Case: Smart, la Logistica: intelligente, la Sicurezza e la Difesa: elettronica, la Cittadinanza: Digitale, e via dicendo…

Dunque, il funzionamento in background dei sistemi digitali nel corso della routine quotidiana delle nostre vite personali e delle nostre relazioni sociali oscura sempre più la materialità e il significato dei cambiamenti indotti dalle nuove tecnologie. Ci stiamo rendendo conto che l’accezione della desinenza ‘4.0’ trascende dal suo significato iniziale, coniato da un gruppo di ricercatori capitanati da Henning Kagermann, che fu introdotto per la prima volta alla Fiera di Hannover del 2011, preannunciando la promozione della ‘Zukunftsprojekt Industrie 4.0’ per descrivere il prossimo avvento della IV Rivoluzione Industriale, cioè dell’Industria Smart, e l’attuazione del Progetto per l’Industria del Futuro 4.0 promosso dal governo federale tedesco.

Le cosiddette ‘Tecnologie abilitanti’, classificate in 9 categorie da Boston Consulting, insieme alle altre 6 ‘Tecnologie Intelligenti’, classificate dal Politecnico di Milano, non stanno solo rivoluzionando l’Industria obbligandoci alla necessità di adottare nuovi paradigmi, molti dei quali ancora devono essere definiti, per rilanciare la competitività economica del Sistema Italia, ma ci impongono di dover elaborare anche dei nuovi modelli per facilitare il nostro benessere sociale, culturale, economico e privato per abilitare l’Uomo e l’intera Umanità a poter vivere con dignità nella Società 4.0.

L’evoluzione tecnologica in atto già fa intravedere l’avvento di una quarta Rivoluzione industriale che andrà ad affermarsi con la completa Trasformazione Digitale. Questa trasformazione sarà facilitata dall’Informatica quantistica, dalla Robotica avanzata, dall’Intelligenza artificiale, dall’Internet delle Cose, dai Big Data e il Cloud Computing.

Con l’avvento della Società 4.0 si intravede la necessità di perseguire un “Umanesimo Tecnologico” che potrà dare vita a nuove forme organizzative nelle economie digitali, a nuove forme di associazione e socialità e nuove soggettivazioni generate dal cambiamento delle configurazioni uomo-macchina che sono tra le principali manifestazioni del digitale, e che mettono alla prova le capacità disciplinari in termini di metodo.

Se saremo capaci di associare quell’empirico del digitale che caratterizza i nati digitali all’esperienza degli immigrati digitali, saremo in grado di sviluppare quella trasversalità di pensiero a livello interdisciplinare ed intergenerazionale necessaria all’elaborazione di nuovi metodi e alla produzione di nuove conoscenze, così come alla definizione di nuovi paradigmi formativi destinati a quelle future generazioni che dovranno prototipare un futuro felice dell’umanità costruendo insieme ‘nati ed immigrati digitali’: la Società 5.0.

Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.

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