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Social validation: da indicatore successo a fonte di ansia per giovani

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Social validation


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La social validation esiste da sempre: trovare apprezzamento e riconoscimento nel proprio ambiente sociale e nella cerchia di persone nella quale si vuole emergere, è un sentimento umano.
Da quando si sono diffusi i social ed il loro utilizzo si è generalizzato fino a diventare una parte di noi, questo impulso è diventato per qualcuno una vera e propria ossessione.

Probabilmente, ai loro primordi, le piattaforme social erano davvero uno strumento per cercare e restare in contatto con le persone. La loro esplosione ha cambiato il nostro modo di vivere, creato nuove professioni e decretato il declino di altre, ad esempio, le agenzie matrimoniali.

Da subito, i social sono stati considerati per le imprese come un nuovo strumento primario di marketing per il loro enorme potenziale. Grazie ad essi il piccolo ristorante sotto casa o il bar all’angolo possono diventare realtà virali e attrarre clienti da tutto il mondo.

Ovviamente le aziende più grandi e le multinazionali se ne sono impossessate per forme di pubblicità invasiva e gestita da algoritmi sempre più performanti, nutriti dalla miriade di informazioni e dati che gli utenti mettono a disposizione gratis.

Pertanto, non sorprende che per un’azienda l’approvazione sui social, il successo e un posizionamento al top siano diventati essenziali per la propria organizzazione.

In un’epoca dominata dall’onnipresenza dei social media, la ricerca dell’approvazione sociale sembra aver assunto proporzioni senza precedenti e i network hanno amplificato e accelerato questa dinamica, trasformandola in una vera e propria ossessione, soprattutto per i giovani.

Nella società contemporanea, sempre più incentrata sull’immagine e sull’apparire piuttosto che sulla sostanza, i ragazzi si trovano immersi in un universo digitale dove la percezione di sé stessi è plasmata dalle reazioni e dalle valutazioni degli altri.

I social media fungono da palcoscenico virtuale, dove ogni individuo è chiamato ad esibirsi e a dimostrare il proprio valore attraverso foto, video e post che raccontano una versione filtrata e idealizzata della propria vita, magari emulando estremi altrui come, purtroppo, dimostrano le challenge di TikTok.

Tuttavia, dietro questa facciata di perfezione e felicità apparente si nasconde spesso una realtà più complessa e sfaccettata. La ricerca compulsiva di like, commenti e condivisioni può portare a un’insicurezza crescente e a una dipendenza dai feedback esterni, minando l’autostima e la fiducia in se stessi dei giovani. Troppi studi ormai lo confermano.

Quest’ossessione per la social validation non solo influenza il benessere psicologico degli individui, ma può anche condizionare le scelte di vita e le aspirazioni future.

La corsa all’apparire e alla gratificazione istantanea spesso prende il sopravvento sulla ricerca di realizzazione personale e di obiettivi significativi a lungo termine.

Forse è giunto il momento di interrogarci sulla direzione che sta prendendo la nostra società e sulle conseguenze di un’attenzione eccessiva all’apparenza a discapito della sostanza.

Forse è il momento di riscoprire l’importanza dei valori autentici, della genuinità e della profondità nelle relazioni umane, al di là delle superficialità e delle convenzioni imposte dai social media.

Ma sono discorsi troppo moralistici, da libro ‘Cuore’, che sono ormai noiosi e non interessano chi dovrebbe essere il principale destinatario. E non si parla, adesso, solo dei giovani ma anche degli adulti che li spingono, o comunque non li fermano, in questa direzione.

In un mondo sempre più connesso ed interconnesso, è tuttavia necessario imparare a bilanciare l’esigenza di convalida sociale con una maggiore consapevolezza di noi stessi e dei nostri veri valori.

Solo così potremo liberarci dalle catene dell’ossessione per l’apparire e ritrovare il senso autentico della nostra esistenza.

Solo così potremo evitare che si diffondano malattie che possono spaziare dalla depressione ai disturbi dell’immagine corporea, dalla bassa autostima fino all’isolamento sociale e sfociare in forme ben più gravi di depressione.

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Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.