Home SMOCSG SMOCSG, solenne Santa Messa in memoria di Francesco II di Borbone

SMOCSG, solenne Santa Messa in memoria di Francesco II di Borbone

734
Francesco II di Borbone


Download PDF

L’ultimo Sovrano del Regno delle Due Sicilie ricordato presso la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Nola (NA)

Mercoledì 27 dicembre 2023 è stata celebrata a Nola (NA) una solenne Santa Messa nella ricorrenza del 129° anniversario del pio transito del Servo di Dio Francesco II di Borbone (Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894), ultimo Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859 – 20 marzo 1861), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Organizzata dalla Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, la solenne Concelebrazione Eucaristica, alle ore 18:30 presso la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Nola, è stata presieduta da Don Vladimir Montante, Vice Parroco della Cattedrale, concelebranti Mons. Sebastiano Bonavolontà, Cappellano di Merito con Placca d’Argento, e Don Carlo Giuliano, Cappellano di Merito.

La Prima Lettura e il Salmo sono stai letti dal Delegato, il Nob. Manuel de Goyzueta, dei Marchesi di Toverena e di Trentenare, Cavaliere di Giustizia. La Preghiera del Cavaliere Costantiniano a conclusione della Santa Messa è stata letta dall’Avv. Stefano d’Ambrosio, Cavaliere di Merito.

La partecipazione a questa annuale cerimonia commemorativa costituisce una felice consuetudine per i Cavalieri della Delegazione di Napoli e Campania, occasione anche per lo scambio degli auguri per il nuovo anno. Oltre ai Cavalieri guidati dal Delegato, erano presenti Postulanti, familiari e amici della Sacra Milizia.

A rappresentare la Real Commissione per l’Italia, il Responsabile della Comunicazione, Comm. Vik van Brantegem, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.

Mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità.

Nel suo intervento al termine della Celebrazione, Don Montante ha ricordato la figura dell’ultimo Sovrano del Regno delle Due Sicilie, sottolineando l’importanza della sapienza cristiana nell’interpretarne la vita e il governo:

Francesco II fu fortemente influenzato dall’educazione religiosa impartitagli dal padre, il Re Ferdinando II, dalla matrigna, la Regina Maria Teresa d’Asburgo, e dai Padri Gesuiti. Francesco II comprese la profondità del suo impegno verso Dio e i suoi sudditi, ponendo al di sopra di ogni altra cosa i doveri nei confronti di entrambi.

Un esempio significativo della sua munificenza verso il popolo fu durante una carestia di grano, quando ordinò la distribuzione a prezzo ridotto di intere partite di grano estero alle popolazioni, nonostante ciò comportasse una perdita economica per il governo.

Numerosi provvedimenti attestano la sua attenzione per le fasce più deboli della popolazione, come l’abolizione del dazio sulle case terrene delle persone meno abbienti.

La sua preoccupazione per i diritti umani si manifestò attraverso la nomina di commissioni dedicate a visitare i luoghi di pena e apportare le necessarie migliorie.

Durante l’invasione garibaldina, Francesco II dimostrò una paterna preoccupazione nel cercare di evitare inutili stragi, preferendo abbandonare Napoli per proteggerla dagli orrori di un bombardamento.

Nell’ora della prova, emerse la sua elevata statura morale, evidenziata dal suo distacco dai beni materiali al momento di lasciare la Reggia, portando con sé solo oggetti di devozione e ricordi familiari.

La sua nobile dignità fu chiaramente espressa nella frase: “Preferisco le mie sventure ai trionfi dei miei avversari”, alludendo alle modalità giuridicamente inique e moralmente scorrette, che portarono alla fine del Regno delle Due Sicilie.

Un tratto particolarmente edificante della sua personalità fu la carità, virtù dimostrata anche durante gli anni dell’esilio, quando nel 1862 inviò da Roma una consistente somma di denaro ai napoletani colpiti da un’eruzione del Vesuvio.

Guardando a questa nobile e tragica figura di sovrano tradito, spodestato e condannato dalla storia a una vita da esule, proviamo una grande ammirazione per la serena compostezza con cui affrontò i colpi del destino.

Il più prezioso insegnamento che possiamo trarre dal suo pensiero è senza dubbio l’invincibile fiducia nella forza superiore del bene: “Mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità”.

Dopo la Santa Messa, si è svolto in sagrestia lo tradizionale scambio degli auguri, seguito da un vin d’honneur e un brindisi augurale per il nuovo anno. Successivamente, si è tenuta un’agape fraterna presso un ristorante nolano.

Il Delegato ha espresso un sentito ringraziamento al Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, per l’impeccabile organizzazione, al Postulante Luigi Scarano per il servizio fotografico e a tutti i Cavalieri per l’anno appena trascorso, formulando l’auspicio di raggiungere ulteriori successi nel prossimo anno.

Infine, ha ringraziato per la sua presenza il Comm. Vik van Brantegem, a testimonianza della prossimità della Real Commissione per l’Italia alla Delegazione di Napoli e Campania.

La basilica cattedrale di Nola

La basilica cattedrale di Nola, dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo e ai Santi Felice Vescovo Martire e Paolino conserva le spoglie di San Paolino trafugate dal complesso paleocristiano di Cimitile tra il IX e X secolo dai longobardi e trasportate prima a Benevento e poi a Roma, ritornate a Nola soltanto nel 1909.

La cattedrale sorge in piazza Duomo, dove su lato sinistro è visibile la statua dedicata all’imperatore Augusto legato al territorio nolano, nel punto in cui si costruì la basilica inferiore intorno alla sepoltura del corpo di San Felice Vescovo e Martire, mai ritrovato. La facciata è preceduta da un portico con cinque arcate sorrette da colonne in marmo.

La chiesa collega i due momenti storici, dalla fine del Trecento quando venne costruita per volere del Conte Niccolò Orsini al di sopra delle strutture più antiche relative alla basilica inferiore in cui sono ancora visibili una croce gemmata di V – VI secolo ed un altorilievo con Cristo fra gli apostoli di XIII secolo.

Distrutta più volte durante i secoli, è una costruzione moderna, edificata tra il 1869 e gli inizi del Novecento su progetto dell’architetto Nicola Breglia in stile neorinascimentale: essa fu inaugurata nel maggio 1909 con la traslazione delle reliquie di San Paolino.

La nuova costruzione fu necessaria a causa del devastante incendio che avvenne nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 1861, ad opera di facinorosi rivoluzionari e massoni. La cattedrale fu prima saccheggiata e poi incendiata, quando la capitolazione della Fortezza di Gaeta era già concordata e firmata, e ne era giunta la notizia anche a Nola.

L’incendio doloso distrusse completamente l’antica chiesa gotica; di essa si salvarono soltanto alcuni manufatti, le statue dei santi patroni, la cripta, la cappella e la statua dell’Immacolata.

Nel marzo del 1954 Papa Pio XII ha elevata la cattedrale di Nola alla dignità di basilica minore.

Il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa.

Al di fuori dello stereotipo del Francesco giovane re, inesperto, dileggiato e tradito da tutti, finito a fare la vittima sacrificale in una fortezza, sotto una pioggia di bombe, vorremmo mettere in risalto aspetti diversi del monarca e dell’uomo.

Francesco II non morì sotto le bombe a Gaeta, ma passò la maggior parte della sua esistenza in esilio, ben 33 anni. Tutti si dimenticarono di S. M. Francesco II di Borbone dopo il 14 febbraio 1861, come uno sconfitto.

Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, era stato un giovane, come tanti alla sua età, preso dalle angosce e i patimenti morali della giovinezza, cose che in lui si amplificavano per la sua condizione speciale come figlio di un Re e che un giorno sarebbe stato destinato a regnare.

Egli ha lasciato nella storia un segno più profondo di quello che ci è stato restituito dai libri di storia, un umo che ha lottato da solo con un manipolo di eroi, i suoi soldati, non il suo esercito, contro le ingiustizie, contro un disegno massonico rivoluzionario che usò principalmente l’arma della corruzione.

Egli seppe essere un giovane Re desideroso di aprirsi alle innovazioni e ai cambiamenti, che seppe adempiere anche ai doveri di soldato. Le numerose testimonianze che si evincono dai documenti che ci ha lasciato, fanno trasparire il suo vero valore e i suoi veri sentimenti.

Certamente ebbe a superare delle prove difficili nella sua esistenza, ma tutto filtrato dalla sua incrollabile fede in Dio, che sicuramente ha temperato certi drammatici momenti della sua vita. Però, questo non scalfisce la sua figura di uomo di grande dignità e statura morale.

Come monarca cristiano egli seppe rimanere attaccato ai suoi punti di riferimento, che non erano certamente materiali. Quando qualcuno gli sottolineò la storia lo aveva ridotto a vivere in una locanda, Francesco II rispondeva; che “il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa”. Non aveva mai indugiato a dare ai bisognosi quanto poteva, privandosi pure del necessario.

Il mio onore non è in vendita.

Dagli spalti di Gaeta assediata dall’esercito piemontese comandato dal Generale Cialdini, S. M. Francesco II, ultimo Re del Regno delle Due Sicilie scriveva a Napoleone III il 13 dicembre 1860:

I Re che partono ritornano difficilmente sul trono, se un raggio di gloria non abbia indorato la loro sventura e la loro caduta.

Due mesi dopo ci sarebbe stata la resa e l’esilio a Roma insieme alla consorte, la Regina Marie Sophie Amalie von Wittelsbach. Dopo qualche tempo i due si stabiliranno a Parigi da dove si allontaneranno per brevi viaggi in Austria ed in Baviera presso i parenti della moglie.

Vissero privatamente, senza grandi mezzi economici poiché tutti i loro averi erano stati confiscati. Al governo italiano che proponeva la loro restituzione in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul trono dell’ex Regno delle Due Sicilie, Francesco II rispose:

Il mio onore non è in vendita.

Francesco II era malato di diabete e si recava per le cure termali ad Arco di Trento, cittadina che faceva allora parte dell’Impero asburgico. E fu lì che si spense all’età di 58 anni, il 27 dicembre 1894.

Solo allora gli abitanti del posto vennero a conoscenza che il cortese e riservato “Signor Fabiani”, che ogni giorno era presente alla Santa Messa, recitava il Rosario, si metteva in fila con i contadini del luogo per baciare le reliquie, era il deposto ultimo Re del meridione d’Italia. Gli furono tributate esequie solenni e tuttora esiste in quella località una via a lui intitolata.

Nel suo testamento aveva lasciato scritto:

Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto del bene, perdono coloro che mi hanno fatto del male e domando scusa a coloro ai quali ho in qualche modo nuociuto.

Il 29 dicembre 1894, appresa la notizia, Matilde Serao dalle colonne del quotidiano Il Mattino, fondato a Napoli due anni prima, scriveva:

Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Colui che era stato o parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi.

Detronizzato, impoverito, restato senza patria egli ha piegato la testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Francesco di Borbone.