Santa Messa nella cattedrale di Santa Maria degli Angeli a Salerno
Una rappresentanza di Cavalieri della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato il Nob. Manuel de Goyzueta dei Marchesi di Toverena e Trentinara, su invito di Mons. Andrea Bellandi, Arcivescovo metropolita di Salerno – Campagna – Acerno, ha partecipato al solenne Pontificale del giorno della festa del Santo Patrono di Salerno, San Matteo Apostolo.
Officiata da Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo – Prelato di Pompei, nella cattedrale primaziale metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII a Salerno.
Si rafforzano, così, i legami della Delegazione di Napoli e Campania con l’arcidiocesi salernitana, iniziatisi lo scorso anno, in occasione della Santa Messa celebrata da Mons. Bellandi il 18 giugno 2021 per il Pellegrinaggio della Delegazione presso il Sepolcro di San Matteo Apostolo nella Cripta del Duomo di Salerno.
In occasione della festività a Salerno, i Cavalieri Costantiniani hanno incontrato il Gran Priore di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, S.E. Fra’ Nicolò Custoza de Cattani, presente alla celebrazione con il Delegato Granpriorale per Napoli, il Prof. Avv. Nob. Andrea Pisani Massamormile, Cavaliere di Onore e Devozione in Obbedienza, con un gruppo di Cavalieri di Malta provenienti da Roma.
Il Martirologio Romano pone al 21 settembre la nascita al cielo di San Matteo e al 6 maggio la traslazione del suo corpo dall’Etiopia passando per Paestum a Salerno.
San Matteo morì intorno al 69 d.C., ma sono incerte le modalità della sua morte. Lo gnostico Eraclone parla di morte naturale. Invece, pur discordando sul genere di tormento, molti ritengono che San Matteo abbia coronato con il martirio il suo apostolato. A tal riguardo la più comune leggenda narra che fu ucciso mentre celebrava il Santo Sacrificio.
Più volte durante i secoli, San Matteo ha protetto la città che lo venera come suo Patrono. Secondo la tradizione, nel 1544 il Santo Patrono salvò Salerno dalla distruzione, costringendo alla fuga i pirati saraceni capeggiati da Ariadeno Barbarossa.
In segno di riconoscenza lo stemma della città venne impreziosito con la figura di San Matteo, che con la mano sinistra regge il Vangelo e con la destra benedice. Da allora in poi, i salernitani si impegnarono a condurre il 21 settembre di ogni anno la statua del Santo Patrono solennemente in processione.
Nel 954 Salerno già custodiva il corpo di San Matteo ma, per le tristi condizioni dell’epoca, fu tenuto accuratamente nascosto e cosicché cadde nell’oblio. Verso il 1080 fu ritrovato. In tale occasione Papa Gregorio VII scrisse una lettera all’Arcivescovo di Salerno, Alfano, per felicitarsi con lui per il ritrovamento. Le spoglie del Santo Patrono furono poste nella cripta costruita a tale scopo nel 1081.
Roberto il Guiscardo fece costruire la cattedrale di Salerno e nel luglio del 1084 furono ultimati i lavori della basilica superiore, che fu consacrata dal Papa Gregorio VII, la cui salma riposa nell’abside destra, con l’altare di San Michele Arcangelo.
La tomba di San Matteo, al centro della cripta, rappresenta il Sancta Sanctorum. Si trova esattamente sotto l’altare maggiore della basilica superiore, è seminterrata, ed è costituita da un ampio baldacchino marmoreo recante gli stemmi dei Borbone delle Due Sicilie, sul quale troneggia una statua bronzea e bifronte dell’Evangelista nell’atto di scrivere.
A causa della forma bifronte della statua della cripta, è nato il detto popolare “San Matteo ha due facce”, esteso poi a tutti i salernitani.