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Siria: a Doha simposio organizzato da Hijab

opposizione siriana


Delusione per la mancanza di risultati

Di Osama Aghi

Si è svolto a Doha, capitale del Qatar, il 5 e 6 febbraio 2022, un simposio dal titolo ‘La Siria verso dove?‘, organizzato da Riad Hijab, ex Primo Ministro siriano dissidente del regime di Bashar al Assad.

Non si è trattato solo di uno scambio di punti di vista intellettuali e politici.

Il simposio, in cui e attorno al quale sono state espresse molte opinioni, si è svolto in una situazione regionale ed internazionale tale che non gli ha permesso di essere un’occasione per il cambiamento siriano, ma ne ha fatto una piattaforma per formulare raccomandazioni ed approfondire le strutture delle sue istituzioni. Queste ultime, finora, non sono state in grado di imporre alle forze di intervento regionale ed internazionale nel loro Paese, la visione siriana di cambiamento politico nel dossier del conflitto siriano.

Ecco perché ci si aspettava che questo appuntamento non avrebbe portato ad alcuna svolta pratica tangibile sulla questione siriana e sullo status delle istituzioni delle forze rivoluzionarie e di opposizione, paralizzate per il fatto che il conflitto in Siria è preso nella morsa degli interessi di natura regionale ed internazionale.

La risposta alla domanda principale del simposio di Doha deve necessariamente gettare luce sul conflitto siriano nelle sue tre dimensioni: interna, regionale ed internazionale.

Ciò richiede una visione diversa delle ostilità, dei suoi strumenti e dei suoi metodi, dato che le strutture politiche che guidavano le istituzioni delle forze rivoluzionarie e di opposizione non erano in grado di determinare la via migliore e più indipendente, ma si basavano sul mutare degli equilibri delle forze delle parti esterne coinvolte.

La risposta al quesito posto della riunione richiede la disponibilità di una revisione completa e reale delle condizioni oggettive e soggettive che circondano la situazione, comprese tutte le forze e le componenti politiche, sociali ed etniche siriane.

Riad Hijab non voleva un incontro che producesse raccomandazioni, piuttosto cambiare la realtà del lavoro e le strutture delle forze della rivoluzione e dell’opposizione, attraverso un’assise allargata.

‘Passo dopo passo’, l’iniziativa dell’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen sul dossier siriano, suggeriva all’opposizione la necessità di agevolazioni nell’essenza della risoluzione 2254 dell’ONU e di accettare di dividere i negoziati in nuove parti.

Pertanto, l’incontro di Doha non è stato un trampolino di lancio per concessioni legate alla necessità di una vera transizione politica, una riunione che avrebbe potuto chiudere le porte alla “Oslo siriana”, secondo l’espressione dello scrittore siriano Ibrahim al-Jubein, e alle forze imbarazzate all’interno delle spinte rivoluzionarie dal tentativo di intersecarsi con l’iniziativa anti-siriana di Pedersen.

Non è stato un corridoio per cambiare lo stato delle strutture dell’opposizione esistente attraverso le sue attuali istituzioni, ma è stato ridotto ad una serie di raccomandazioni generali, che non cambieranno la situazione delle forze rivoluzionarie e di opposizione, né dei siriani, che aspettano di aprire un varco nel muro di frustrazione che li circonda.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.

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