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Silenzio

Silenzio


Le parole ci piacciono perché ci tengono compagnia. Ci dichiarano, nel bene e nel male.
Il Bene è qualcosa che viene lasciato evolvere, il male è qualche cosa che si fa: mentre quanto di buono accade spesso rimane nel Silenzio. Ed il bene ha sempre una attesa. L’attesa che si compia.

D’accordo, le parole riempiono il vuoto, ed anche spezzano il Silenzio.
Ma il vuoto e il Silenzio ci sono, a volte, indispensabili come l’aria.

Ci servono per riflettere, per capire, per produrre per pronunciarci. Ci servono per evitare di esistere come corpi “chieni e vacantaria”.

Al tempo stesso, le parole non devono esser pronunciate a tutti i costi nel timor di spazi vuoti. L’idea è che uno spazio non dovesse essere, sempre, ed a tutti i costi, così riempito.

Silenzio deriva dal latino silentium ed è derivato di silens -entis, participio presente di silēre: tacere, non fare rumore. Pertanto, Silenzio è assenza di suoni, di voci ed è metaforicamente sinonimo di calma, pace, quiete, tranquillità.

Tuttavia, troppo spesso riteniamo che il silenzio sia un’assenza, intesa come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione che implichi la mancanza, il venir meno.

Dalla Storia degli Uomini impariamo che è stato vissuto come forma di esclusività, a volte atta a rappresentare un elitarismo rispetto al contesto dominante. E, pertanto, questo atteggiamento di esclusività si trasformava in condanna.

Che il Silenzio non sia solo la negazione o l’interruzione della comunicazione, ma un mezzo di espressione di pensieri ed emozioni è convinzione che risale ai tempi dei grandi pensatori latini che sostenevano come un bravo oratore non solo debba saper parlare persuasivamente, ma anche tacere efficacemente.

Il Silenzio è messaggio. La scelta di non dire è un atto linguistico.
In senso lato si può intendere anche come l’insieme di gesti e comportamenti sociali attuati in alcune circostanze di rituali religiosi e sociali. L’esercizio condiviso del Silenzio viene considerato una forma di espressione del rispetto collettivo.

Il Silenzio è anche parte integrante ed è grembo per ogni autentica relazione IO-TU che così possa evolvere nella relazione del NOI. Il dialogo che matura in un contesto di silenzio implica che io prenda su di me la risposta dell’altro, in tutte i suoi atti linguistici, con responsabilità.

La dignità del Noi che sorge nel Silenzio ha legato spesso due Persone per la Vita.
E ciò accade perché ogni parola interromperebbe con il suo limite l’evoluzione del bene. Così, silenziosamente, il Silenzio consente una assunzione di responsabilità: la condizioni basilari del dialogo che sarà.

Autore Alfredo Marinelli

Alfredo Marinelli è Professore di Oncologia presso l’Università Federico II di Napoli, nonché docente e componente del board scientifico dell’Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale “Luigi De Marchi” di Roma. Oltre che di pubblicazioni scientifiche è coautore di testi universitari per Mcgrow Hill et al. È componente del Grande Oriente d’Italia – Massoneria Universale. Profilo ed attività presenti su www.Linkedin.com

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