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Siamo soli

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Siamo soli


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Un viaggio nella solitudine accessoriata

Diceva bene Vasco Rossi in una delle sue più celebri melodie: “Siamo Soli!”
Non è mica semplice vivere insieme, così cantava e, a dirla tutta, non è affatto semplice nemmeno convivere con il proprio io, troppo spesso pieno di pretese.
L’Ingegner Carlo Emilio Gadda ebbe a scrivere:

Io, il più lurido di tutti i pronomi. I pronomi, infatti, sono i pidocchi dei pensieri!

In India così recita un famoso detto:

Io e Mio sono i due denti velenosi del cobra da dover estirpare!

La crescita della prosperità se, da un lato, ci ha portato benessere materiale, dall’altro ci ha messo nella condizione di dover difendere tutto ciò che entra in nostro possesso e di attaccare chiunque minacci, realmente o anche solo apparentemente, ciò che appartiene alla sfera delle nostre conquiste.

Una cara Amica mi ha chiesto:

Come mai tanta solitudine in una società così accessoriata?

Forse proprio perché siamo troppo accessoriati esternamente ma ben poco interiormente?

Gli edifici si ergono come muraglie cinesi e i famosi cortili sono quasi completamente spariti.

Ti bastava uscire alla finestra e:

Gianna! Giannaaaa!!! Hai mica un po’ di sale che l’ho finito?!

E il sale arrivava in men che non si dica, magari da Mariuccia, perché Gianna non c’era in quel momento. In una corte si sa, ci si conosce un po’ tutti e si conoscono, perciò, anche i bisogni di chi la abita.

Oggi, se un vicino di casa sta male lo vieni a sapere dal suo profilo Facebook, ma la cosa finisce lì, con due righe di solidarietà. E non importa se si lamenta per una cosa ingiusta, se non avrebbe nemmeno ragione di lamentarsi, perché nulla viene approfondito, basta un like di sostegno, magari facendogli più male che bene, poiché diventa come un invito:

Vai avanti a frignare, così avrai tanti mi piace, mi piace, mi piace, mi piace ma chissenefrega, tanto non so nemmeno cosa ti sia successo. Non so se hai veramente ragione, se hai torto marcio, se ti farebbe più bene il consiglio di un vero amico: “Esci da quello schermo e piantala di fare la vittima!!!”

Gaber, in una sua canzone, diceva più o meno così:

Ci sono morti in terra a causa della guerra? Non fa nulla, è diventata una cosa normale. Si cammina. Si scansano i cadaveri e si tira avanti.

E l’io di Gadda? Dov’è finito?

In un selfie naturalmente, poiché il modo di non sentirsi soli è cambiato. Butto in pasto ai social la mia faccia con il duomo alle spalle; sia mai che si pensi che il duomo sia più importante della mia faccia.

Non dico più in un gruppo, in un circolo, a scuola, in piazza con gli amici:

Mi sento solo! Ho bisogno che qualcuno si interessi a me!

perché riduco la mia comunicazione al selfie del giorno, all’aforisma che più si addice al mio stato d’animo, andando a cercarlo chissà dove e, se avrò qualche like, penserò:

Hai visto che mi danno ragione? Hai visto che la gente è con me?

anche se con me ci sarà solo quella minima, falsa ed inutile sensazione di essere stato compreso. In verità, chi ti comprende veramente, non ti compatisce come si compatisce una vittima, ti scuote, ti agita e ti fa uscire dal tuo melenso e pedante torpore.

Naturalmente in questo scritto prendo in esame solo due aspetti della solitudine; quello creato dal virtuale e quello che proviene dall’ambiente sempre più chiuso, sempre più coperto. Per intenderci, quello innalzato dalle barricate edilizie che ti lasciano senza ossigeno, senza sole.

Ci sarebbe molto altro da dire ma mi fermo qui, nella speranza che queste poche righe possano comunque far riflettere, e sospingere la mente dei lettori fino a raggiungere i confini delle ulteriori cause sommerse di quell’immenso vuoto creato da chi si sente solo e sfiduciato.

In sintesi:

Fuori dal guscio virtuale! Scendiamo in cortile! Dove ci aspettano sia l’ossigeno che il sole. Qualcosa di più di un semplice like.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.