Vince gli Oscar della montagna ‘A thousand girls like me’
Riceviamo e pubblichiamo.
Dieci giorni e 33 ore di proiezioni, con 24 anteprime, tanti ospiti, e un grande successo di pubblico: si è chiuso ieri, 11 agosto, a
Valtournenche (AO), il Cervino CineMountain, il festival internazionale del cinema di montagna, giunto alla sua XXII edizione, che ogni anno premia gli “Oscar” del cinema di montagna.
I vincitori
‘A thousand girls like me’, della regista afgana Sahra Mani, conquista l’Oscar dei film di montagna, il Grand Prix des Festivals – Conseil de la Vallée d’Aoste, riservato ai film già premiati nei principali festival di settore provenienti dal circuito dell’International Alliance for Mountain Film.
Vincitrice del Grand Prix festival di Kathmandu, Nepal, la pellicola racconta, con grande intensità, l’ostinata battaglia di una donna per difendere i propri diritti. Khatera è una ragazza afgana di 23 anni che decide di sfidare la volontà della sua famiglia e le tradizioni del suo paese per cercare giustizia dopo anni di abusi sessuali da parte del padre. La sua lotta si scontra con le falle del sistema giudiziario afgano, incapace di tutelare la popolazione femminile.
Ancora una regista donna, l’irlandese Katrina Costello, si aggiudica il Premio Montagnes du Monde al miglior film straniero, con ‘The silver branch’, un film che riflette sui temi universali e drammaticamente attuali della difesa dell’ambiente contro l’indiscriminata trasformazione dei paesaggi e delle comunità rurali.
‘La patente’, di Giovanni Gaetani Liseo, vince il Premio Montagne d’Italia, una delicata incursione nella vita rurale di un giovane pastore attraverso il suo sogno di emancipazione.
Il Premio Montagnes Tout Court al miglior cortometraggio va ‘Brotherhood’, di Meryam Joobeur, che affronta il delicato tema del ritorno a casa di un combattente dell’Isis nella cornice di una Tunisia rurale. Menzione speciale per la categoria a ‘Let’s go to Antarctica’, la divertente pellicola dello spagnolo Gonzaga Manso che riflette sugli effetti dell’ingresso di nuove mete “esotiche” nel turismo di massa.
È ‘Gamba in spalla’, il film di Romuald Desandré presentato al Festival in anteprima mondiale, ad aggiudicarsi il Premio per il miglior film valdostano, ‘Boy Nomad’, di Nyobe Thompson, vince il Premio SONY per la fotografia e ‘Theory of happiness’ di Rastislav Hatiar conquista la giuria C.A.I. che gli assegna il Premio “al miglior film di alpinismo, esplorazione e arrampicata”.
Testa a testa per il Premio del Pubblico tra il film premio Oscar ‘Free Solo’ e ‘The Dawn Wall’, con quest’ultimo che la spunta per pochi centesimi.
Ospiti e momenti speciali
Grandi film, grandi numeri, grandi ospiti: un’edizione, la ventiduesima, che ha fatto registrare un nuovo successo di presenze.
Il Cervino CineMountain si è aperto quest’anno con l’omaggio al Grande Torino, nel 70° anno dalla tragedia di Superga, con protagonisti tifosi eccellenti come Piero Chiambretti, Beppe Gandolfo e Mauro Berruto e alcuni ex giocatori granata.
Tutto esaurito anche per la serata in collaborazione con il Festival Borgate dal Vivo e MONTURA, che ha visto incontrarsi sul palco Erri De Luca, Nives Meroi e Fabio Truc, accompagnati da Enrico Martinet, che hanno raccontato il loro vivere il silenzio, dalla montagna al quotidiano, alla ricerca della solitudine e nella comprensione del ruolo dell’ascolto.
La terza delle grandi serate del Cervino CineMountain, ha visto protagonista il cambiamento climatico. Sul palco, per analizzare e raccontare cause ed effetti, c’erano gli alpinisti Hervé Barmasse e Fausto De Stefani, la biologa marina Maria Sole Bianco, il nivolo Michele Freppaz e lo snowboarder e ambientalista Luca Albrisi. Un incontro nel quale, oltre a mostrare i cambiamenti che l’ambiente sta subendo, dalla riduzione dei ghiacciai a partire da quelli del Cervino, alle modifiche nel permafrost, fino alla mutazione molecolare dell’acqua degli oceani, gli ospiti hanno illustrato i vari progetti portati avanti in prima persona in questi ultimi anni.
Una serata che ha coinvolto il pubblico nell’acquisizione di una conoscenza chiara sullo stato attuale dell’avanzamento a ritmo vertiginoso dei cambiamenti nel clima, ma che allo stesso tempo ha fornito strumenti e supporti scientifici nella lotta alle cause del riscaldamento globale, nella consapevolezza che si può ancora agire ma che il momento per farlo è adesso.
Sabato, in una Piazzetta delle Guide gremita, la serata di premiazione che si è chiusa con il suggestivo omaggio ai 50° dall’allunaggio, attraverso il countdown scientifico dell’astrofisico Andrea Bernagozzi e la sand art di Massimo Ottoni.
Motivazioni
Premio Grand Prix Des Festivals
‘A thousand girls like me’ di Sahra Mani, Francia.
Per la delicatezza e il coraggio con cui la regista filma la lotta di una giovane donna nei confronti di un sistema legale corrotto in un luogo, l’Afghanistan, dove la giustizia è un miraggio e la paura domina le relazioni familiari e di vicinato, attraverso una narrazione mai sensazionalistica e che valorizza il rapporto umano tra l’autrice e la sua protagonista.
Premio Montagnes du Monde al Miglior Film Starniero
‘The Silver Branch’ di Katrina Costello, Irlanda
Per l’armonia attraverso cui il rapporto tra l’uomo e la natura viene raccontato come valore senza tempo che attraversa le generazioni. ‘The Silver Branch’ è pura poesia in forma di film, mostra fino a che punto il rispetto nei confronti dell’ambiente, del luogo in cui affondano le radici di ognuno di noi possa produrre forza e bellezza. E lo fa, anche grazie alla scelta di un protagonista autenticamente anticonformista, con una corrispondenza tra tutti gli elementi che compongono il film, parola e immagine, sorprendente per un’opera prima.
Premio Montagne d’Italia al Miglior Film Italiano
‘La patente’ di Giovanni Gaetani Liseo, Italia.
Per il ritmo disincantato attraverso cui viene raccontata la vicenda tragicomica del protagonista, un giovane pastore con un sogno molto concreto, profondamente inserito nella realtà familiare ambientale, sociale della Sicilia interna. Con ironia, partecipazione e senza sociologismi, l’autore ci riporta a un passato che pensavamo archiviato.
Premio Montagnes Tout Court al Miglior Cortometraggio
Menzione a:
‘Let’s go to Antarctica’ di Gonzaga Manso, Spagna.
Per la capacità di trattare un argomento serissimo, l’impatto del turismo di massa su territori incontaminati e le sue conseguenze sul surriscaldamento globale, con una inedita leggerezza e uno humor surreale che convince.
Premio a:
‘Brotherhood’ di Meryam Joobeur, Canada.
La tragedia familiare che si consuma tra le colline del nord della Tunisia, il ritorno di un figlio dai territori conquistati dallo stato islamico in Siria, racconta di una sottile linea di sangue che separa fratelli, padri e figli, e mostra come il rifiuto di comunicare sia alla radice di una frattura apparentemente insanabile. La radicalizzazione si propaga come un virus e la regista, attraverso il sottile lavoro di direzione di tre fratelli alla loro prima esperienza come attori, mostra come la riconciliazione resti una meta ancora lontanissima.
Premio Film Commission Valle Aosta al Miglior Film Valdostano
‘Gamba in spalla’ di Romuald Desandré, Italia.
In una selezione che ha mostrato grande sensibilità nei confronti del rapporto tra disabilità e ambiente, per la grande idea di mostrare come i limiti possano sempre essere spinti oltre, attraverso la scelta di protagonisti fortemente connessi alla natura e alle opportunità di emancipazione che l’attività sportiva offre.
Premio Sony per la Migliore Fotografia
‘Boy Nomad’ di Nyobe Thompson, Canada.
Per la splendida rappresentazione degli sconfinati paesaggi della Mongolia.
La giuria: Paola Piacenza, Michael Pause, Fulvio Mariani
Premio C.A.I. ‘Al miglior film di alpinismo, esplorazione e arrampicata’
‘Theory of happiness’ di Rastislav Hatiar
Un film che tocca il cuore. La giuria del CAI ha voluto premiare ‘Theory of happiness’ perché rispetta tutti i valori della nostra associazione: l’avventura, l’esplorazione, l’amore per la montagna, la sua cultura, i valori che tramanda, l’attenzione alle persone e al rispetto dell’ambiente.
Coinvolgenti la narrazione, la fotografia e il montaggio. Il regista riflette sul passaggio generazionale, attraverso il confronto tra vecchie e nuove tecniche di arrampicata, tra il vecchio e il giovane climber, esprime importanti valori di umanità, comprensione e rispetto per la vita, oggi giorno troppo spesso trascurati.
Con il sostegno di:
Comune di Valtournenche, organizzatore del Festival, MIBAC (Ministero dei Beni Culturali, Direzione Generale Cinema), Regione Autonoma Valle d’Aosta, Consiglio regionale e Assessorato al Turismo e Trasporti, Comune di Antey Saint-André, Comune di Chamois, Comune di Torgnon, Comune di Valtournenche, Fondazione CRT, CAI, Club Alpino Italiano, Film Commission VdA, Montura, Grivel, SONY Italia, Frontdoc, Borgate dal Vivo, binaria, Les Cretes, Maison Bertolin, Rai.