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‘Sguardi femminili – Virginia Wolf’ alla Biblioteca Nazionale Napoli

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'Sguardi femminili - Virginia Wolf'


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Appuntamento il 13 aprile

Riceviamo e pubblichiamo.

Giovedì 13 aprile, ore 16:30, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli – Sala Rari, primo appuntamento di ‘Sguardi femminili – Biblioteca Nazionale di Napoli’ con l’approfondimento culturale su Virginia Wolf.

Saluti Maria Iannotti
Introduce Esther Basile
Video Grazia Morace
Letture Adriana Carli – Lucia Stefanelli Cervelli
Musiche Valerio Bruner
Riprese video Maria Rosaria Rubulotta

La Filosofa Esther Basile dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli e la Direttrice della Biblioteca Maria Iannotti hanno intrapreso un viaggio di approfondimento culturale, per ridare vita ad alcune figure del nostro secolo. Idea nata per far riemergere non solo il loro vissuto di romanziere ma anche il passaggio esistenziale.

Si inizia con il primo appuntamento sulla nota Virginia Woolf perché chi ha osato infrangere il tabù, ha dovuto superare ostacoli che il sesso forte – forte nella misura in cui occupa il potere – non ha mai conosciuto.

Questo perché, esprimere o nominare il mondo al femminile, implica comunque parlare di linguaggio e di sapere, considerata l’intima relazione e il reciproco condizionamento che intercorre tra essi.

Il pensiero occidentale è caratterizzato da una dualità, in cui i due valori sono situati su piani diversi: l’uno è sempre positivo e l’altro sempre negativo.

Tale dicotomia conduce ad una gerarchizzazione delle parti, dal momento che i poli positivi vengono associati ad altri positivi e quelli negativi ad altri negativi, rafforzando così la catena.

Ciò spiega come nel binomio alto/basso, ad esempio, relazioniamo il primo termine a concetti quali superiore, divino, elevato, mentre associamo il secondo termine a idee quali inferiore, infimo, brutto.

Lo stesso succede per la coppia destra/sinistra, dove col primo vocabolo si vuole intendere, in senso astratto, un qualcosa che è retto e giusto, invece col secondo si insinua un qualcosa di poco chiaro, sinistro appunto; l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

La dicotomia, pertanto, è una verità inerente alla nostra cultura, è un fatto universalmente e storicamente riconosciuto, anche se non sono ancora del tutto chiare le cause che l’hanno determinata.

Secondo la storica Gerda Lerner, probabilmente, è stata proprio la divisione patriarcale dei sessi il punto di partenza della binarietà. In ogni caso, a prescindere dalle cause, rimane il fatto che la nostra cultura è organizzata secondo un sistema binario, ad iniziare dal linguaggio, sua forma d’espressione più importante.

Applicato ai sessi, esso genera, contemporaneamente, una gerarchia e una asimmetria, poiché l’uomo appropriandosi del discorso, del logos, della storia, assume la capacità di nominare il mondo, di ordinarlo, di configurarlo simbolicamente secondo il proprio modo di essere, di pensare e di sentire: di conseguenza mentre gli uomini occupano il polo positivo, le donne sono vincolate a quello negativo.

Ciò nonostante in tutte le epoche vi sono state personalità femminili che, prescindendo dalla relazione degli opposti, hanno vissuto e rappresentato il mondo secondo una prospettiva del tutto personale, il cui punto di partenza è la propria esistenza.

Donne che invece di negare, rifiutare o escludere il corpo lo hanno rivalorizzato, amato e rispettato. Molte di esse sono rimaste nell’ombra dell’anonimato, lontano dalla società e nell’utilizzare la parola hanno, percepito una nuova verità non solo individuale, ma anche sociale.

Altre non hanno avuto timore di uscire allo scoperto; di fondamentale importanza sono alcune figure di spicco della letteratura ispano – americana, come la messicana Suor Juana Inés de la Cruz (1648 – 1695), la cubana Gertrudis Gómez de Avellaneda (1814 – 1873) che inaugura il romanzo indianista fino ad arrivare alle nostre romanziere contemporanee con presenze di spicco come Virginia Woolf, Anna Maria Ortese, Elsa Morante e tanti altri sguardi che incroceremo.

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