La mostra, inaugurata il 22 luglio, sarà visitabile fino al 25 luglio negli Appartamenti Reali della Reggia di Caserta
La violenza, tema quanto mai attuale, compagna fedele del nostro vivere quotidiano. Violenza esercitata sui più deboli, sui bambini sugli anziani, sugli emarginati, sulle donne, su coloro che sono ritenuti fragili, sottomessi ai più forti e spesso incapaci di reagire.
Le cronache riportano ogni giorno casi di soprusi, femminicidi, abusi e stalkeraggio, violenza fisica e verbale. Un leitmotiv che spesso ci accompagna distrattamente nel nostro quotidiano, fornendoci notizie che il nostro orecchio ha fatto quasi l’abitudine a sentire, e che viene erroneamente percepito solo come un rumore di fondo, in un mondo impazzito che funziona al contrario.
Stamattina, 22 luglio, alla Reggia di Caserta, alla presenza, tra gli altri, del Direttore Tiziana Maffei, dell’Assessore regionale alla Sicurezza, Mario Morcone, e del Direttore dell’Accademia di belle Arti di Napoli, Renato Lori, si è tenuta la presentazione della mostra ‘Sete di Libertà – Stili e visioni di donne contro la violenza’, iniziativa ideata grazie al bando ‘Supporto alla gestione dei beni confiscati’ del POR Campania FSE 2014/2020, realizzato con il supporto di un ampio partenariato e la cui finalità è quella di sostenere l’autonomia economica di donne che cercano di uscire da situazioni di violenza, attraverso l’attivazione di un atelier tessile, allestito in un immobile sottratto alla criminalità organizzata.
A moderare l’evento, Antonella Giannattasio, Funzionario Promozione e Comunicazione della Reggia di Caserta.
Nel suo intervento, il Direttore Maffei ha asserito:
La sinergia tra anime diverse accomunate dall’intento di favorire lo sviluppo sociale ed economico della società, in chiave ecosostenibile, ci ha portato ad accogliere una mostra “sperimentale”. L’Istituto è aperto alla contemporaneità, alla creazione attuale, all’oggi.
La cultura, l’arte, l’inventiva non sono concetti cristallizzati in tempi lontani, sono impulsi vitali che devono trovare il loro spazio all’interno del Museo moderno, soprattutto quando sono portatori di messaggi di solidarietà, responsabilità condivisa, speranza, rispetto degli altri e dell’ambiente.
Questo progetto è stato selezionato nell’ambito del bando di Valorizzazione partecipata, procedura nata quest’anno dalla volontà di condividere la promozione e conoscenza del patrimonio con le forze attive e le eccellenze del territorio.
Che cosa sia E.V.A. Lab, lo chiediamo a Daniela Santarpia, Presidente della cooperativa.
E.V.A. Lab è un laboratorio sartoriale nato in un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe, che ha un obiettivo molto ambizioso, quello di donare autonomia alle donne che hanno subito violenza, utilizzando le eccellenze del territorio campano.
La vostra attività ha molteplici obiettivi, giusto?
Innanzitutto, proviamo a tessere un’economia sociale che si allontani da logiche classiche, ponendo le persone al centro del progetto. Proviamo poi a valorizzare i beni del territorio, coinvolgendo, nel nostro disegno, eccellenze come la Reggia di Caserta, San Leucio Textile, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, tutti attori che ci hanno aiutato a concretizzare il nostro disegno.
E la cooperativa E.V.A. è prevalentemente concentrata in questa direzione dal 2012.
La nostra mission è quella di dare supporto, prevenire e contrastare la violenza maschile: come abbiamo constatato, però, in Campania, riuscirci è veramente complicato poiché alle vittime manca un’opportunità concreta di lavoro.
Uscire dalla violenza prevede un insieme di attività a sostegno delle donne, ma il pilastro su cui si poggia il tutto è chiaramente l’indipendenza economica.
Proprio per dar loro un’opportunità avete creato un laboratorio tessile e anche un altro di cucina, sempre a Casal di Principe e sempre in una struttura confiscata alla camorra, dove donne uscite dalla violenza realizzano catering, prodotti da forno e confetture. Ci racconta di più?
La cooperativa gestisce due ex strutture della camorra, la prima è una casa rifugio, un centro antiviolenza in cui abbiamo allestito un laboratorio di cucina, in un’altra abbiamo attivato un laboratorio tessile e un’attività per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, dando opportunità ricreative, di svago ma anche educative ai ragazzi con un’età che varia tra i 6 e i 16 anni, che vivono in territori disagiati.
Visitare la mostra ‘Sete di Libertà – Stili e visioni di donne contro la violenza’ è molto suggestivo. Abiti realizzati in meravigliosi tessuti sono esposti tra le opere più belle nelle stanze della maestosa Reggia di Caserta. Com’è nata l’idea?
Abbiamo pensato di allestire nelle sale private questa mostra che è stata possibile soprattutto grazie all’Accademia di Belle Arti, con i ragazzi che, insieme ai docenti e a noi, hanno scelto i tessuti con i quali sono stati realizzati meravigliosi kimono e turbanti.
Una perfetta sinergia, dunque, tra il Consorzio tessile di San Leucio, con le sue belle stoffe, gli studenti dell’Accademia, che hanno ideato i capi, e le donne di E.V.A. Lab che li hanno cuciti.
Il progetto nasce in collaborazione con l’ALTS, Associazione Lotta Tumori al Seno. Abbiamo pensato di realizzare turbanti che fossero destinati soprattutto a donne alle quali la chemioterapia ha fatto perdere i capelli.
L’obiettivo poi, si è allargato alla produzione di abiti ed accessori che possono essere appetibili per chi vuole acquistare un capo bello e che valorizzi il lavoro di queste persone forti e coraggiose.
Tanti kimono in esposizione…
I kimono della collezione rappresentano la trasversalità, essi sono in grado di creare interazione tra generi e ponti tra le culture. Anche i tessuti sono stati ispirati a vari posti del mondo, all’Africa, all’India.
Volevamo rispondere alla necessità di costruire un capo universale per comfort ed eleganza: la struttura è semplice, ma di rigorosa esecuzione.
L’Accademia di Belle Arti con i suoi studenti è stata una dei protagonisti principali per la realizzazione dell’esposizione. La docente Maddalena Marciano insegna Fashion Design, ma non si limita solo a parlare di moda.
Infatti ci spiega:
Ogni anno, con i miei studenti lavoriamo sempre su una tematica sociale, la moda non è soltanto una questione estetica ma, in qualche modo, può anche contribuire a migliorare la nostra società.
Partendo da questo presupposto, con Lella Palladino, che ha coordinato il progetto finanziato dalla Regione, abbiamo cominciato un’incredibile collaborazione.
Ci siamo occupati di design, dei turbanti, degli abiti, degli accessori e poi, in qualche modo, abbiamo ridisegnato il tessuto di San Leucio che, per tradizione, è sempre stato collegato alla tappezzeria, adattandolo all’abbigliamento.
Il vostro, dunque, è stato un contributo tecnico e anche creativo.
Abbiamo voluto riproporre il kimono, che rimanda ad una moda del passato, riproporre un accessorio oggi un po’ dimenticato, ridisegnandolo in maniera più attuale ed elegante.
Un’importante esperienza di formazione e anche di sensibilizzazione per gli studenti dell’Accademia.
La cosa bella è stata quella di far lavorare ragazzi giovani, ventenni con donne che hanno un passato veramente molto complicato.
Mettere insieme questi due mondi che cozzano è stato arduo, ma l’esperimento è riuscito, Per loro è stata una significativa esperienza di vita, capire come si può costruire qualcosa di buono partendo da un cumulo di macerie. Un grande insegnamento didattico, ma anche di vita.
Autore Antonella di Lello
Antonella di Lello, giornalista radiotelevisiva e sportiva, specialista in pubbliche relazioni. Etologa ed educatrice cinofila.