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Senza confini

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Ci è voluto molto impegno. Ci è voluto l’impegno di tanti. Ci è voluto l’impegno di quei tanti, così pochi rispetto ai tutti. E ci è voluto tanto tempo, così tanto, da esser davvero troppo.

Dopo i peggiori –ismo della storia, siamo rimasti per decenni, ed in tante parti lo si è ancora, alla mercé di Stati-Nazione, obbligati dalla condizione di salariati senza prospettive di ambizione, e di diverse ambizioni nonché prigionieri delle organizzazioni economico sociali della realtà dei consumi all’interno di rigidi confini non solo geografici. Ma qui, dove così da poco cancellati, nuovamente si ripropongono varchi, confini e limiti.

Ma in questa Storia, quella non fatta dai soli vincitori, bensì quella fatta anche dai vinti, da piccole storie familiari, da storie di personaggi che hanno calcato piccoli territori, come anche da quelli che si sono spinti verso più lontani orizzonti, riconosciamo e raccogliamo il simbolo di quell’aver voluto accomunare il proprio destino a quello di quegli altri incontrati durante le pause, nel periplo della realtà, tra il succedersi di ciò che accade.

Ed è in quelle pause che ci raccontiamo, comprendiamo e ci trasmettiamo la Storia della Vicenda Umana.

Non si tratta di assaporar l’immagine distante, vagamente sbiadita e un po’ ingiallita, di un’epoca palpitante ormai archiviata e che si vuol tenacemente mantenere nella memoria.

È già accaduto che molti, differentemente da quei pochi, si sentissero spersi senza patria perché le loro frontiere erano in movimento. Per questi molti, che ancor oggi si sentono orfani senza una mamma padrona e benevola, occorre riunirsi in schieramenti in lotta alla difesa del confine di demarcazione.  Riconoscendo, così, all’entità diversa, la dignità di nemico per accender il conflitto.

Ma per quei pochi, di cui l’incipit, le frontiere erano solo il luogo del travalicare per congiungersi nel rispetto dell’unitarietà delle identità. Per costoro l’unica vera battaglia è stata, è, e sarà sempre superare steccati e cavalli di frisia, ovunque siano e contro chiunque li schieri, attraverso la messa in disponibilità della propria mente e del proprio corpo. Ma per superar le barriere non bisogna averne alcuna.  Tuttavia battersi per la Giustizia, spesso, è battersi contro la Legalità.

In questi siffatti territori per muoversi occorre una mappa. Ma non si tratta di quella del tesoro, bensì di quella che si ritiene conduca agli arcani perduti o sepolti. Da riportar, così, alla luce per il valore patrimoniale universale che essi hanno. Ma in questa ricerca, si sarà sempre avversati da nazioni, sette, congregazioni e comunità e da chiunque ritenga di esser il salvatore o il depositario della verità.

E questa disponibilità è la dichiarazione del riconoscere la dignità di un io e tu elevata alla dignità dei tanti possibili noi. Ciò ben oltre identità etniche, religiose e di qualsiasi appartenenza. Questi pochi Uomini non sono filosofi, attivisti o capi di qualsiasi tipologia, e non sono nemmeno “chiene e vacantaria” (pieni di cose vuote) bensì si distinguono per quella mens heroica che rende l’Uomo Uom di sensi e di cor libero nato […] Or co’ i vizi e i tiranni ardito ei giostra.

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Autore Alfredo Marinelli

Alfredo Marinelli è Professore di Oncologia presso l’Università Federico II di Napoli, nonché docente e componente del board scientifico dell’Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale “Luigi De Marchi” di Roma. Oltre che di pubblicazioni scientifiche è coautore di testi universitari per Mcgrow Hill et al. È componente del Grande Oriente d’Italia – Massoneria Universale. Profilo ed attività presenti su www.Linkedin.com