La fiducia del Senato arriva dopo una giornata molto concitata: durante la discussione al Senato gli animi si sono accesi ed i senatori del M5S hanno iniziato a lanciare matite, penne e libri in aula, uno dei quali ha colpito anche il Presidente del Senato Pietro Grasso; non soddisfatti, però, hanno preso d’assalto il tavolo del governo: sembrava di essere in piena guerriglia. Qualche scontro c’è stato anche tra i banchi di Sel e quelli del Pd.
Al termine della votazione, arrivata in tarda serata, il Premier Matteo Renzi ha espresso soddisfazione per la fiducia ottenuta dal Jobs Act ed ha dichiarato: ” stanotte è andata molto bene, mi sembra che il sostegno al governo stia crescendo anche in Senato, prosegue il Premier, l’amarezza però rimane per le sceneggiate di alcuni senatori; gli italiani sono stanchi di tutto ciò e si interrogano su che senso abbia dover assistere ad immagini così tristi”.
Questa fiducia è stata un amaro boccone da ingoiare per la minoranza Pd, che sul tema del lavoro ha sempre ostacolato Renzi ed il Jobs Act, sostenendo la difesa dell’articolo 18. Ma nonostante questa spaccatura una parte del partito, tra cui i bersaniani che hanno votato la fiducia e sottoscritto un documento critico nei confronti della riforma chiedendo che venga cambiata alla Camera, ha votato comunque la fiducia: un esempio è stato il senatore Tocci, in aula ha tenuto un discorso molto duro nei riguardi del governo, ma nonostante ciò ha votato a favore del Jobs Act ed alla fine della seduta ha presentato le sue dimissioni. Il gesto è stato elogiato da Renzi che ha sottolineato l’onesta di Tocci, la quale ” dovrebbe esser presa ad esempio”, riferendosi forse a quei senatori Pd che non hanno partecipato al voto di fiducia come Casson, Mineo e Ricchiuti.
Nel dettaglio la delega approvata, per quanto manchino ancora molti dettagli, lascia ampio spazio di manovra al governo e le norme saranno precisate solo con i decreti attuativi, che dovrebbero arrivare a metà del 2015. I punti salienti sono: – articolo 18: la riforma non cita mai esplicitamente le norme sui licenziamenti. Per i neo assunti niente più diritto di ritorno sul posto di lavoro se si viene licenziati ingiustamente per motivi economici, Sarà previsto solo un risarcimento crescente in base all’anzianità aziendale. Il reintegro rimane solo per i licenziamenti discriminatori e ,per venire incontro alla minoranza Pd, per alcuni casi molto specifici di licenziamento disciplinare, casi che dovranno essere precisati nei prossimi decreti. -Il governo si impegna a render meno costosi i contratti a tempo indeterminato, anche se le modalità e le cifre sono ancora da stabilire. Si ridurranno il numero di tipologie di contratto esistenti ed in particolare i co. co. pro.
-Le aziende potranno cambiare le mansioni ed il ruolo dei dipendenti, ma senza intaccare lo stipendio.
– Saranno in arrivo nuovi ammortizzatori sociali per circa 1 milione e mezzo e verranno estese le tutele per la maternità.
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.